Spettacoli

Ai Weiwei firma regia di un'opera: "La mia 'Turandot' sarà diversa"

12 novembre 2025
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All'artista cinese Ai Weiwei in realtà non piacciono le opere, afferma lui stesso davanti alla telecamera. Eppure al Teatro dell'Opera di Roma ne ha inscenata una, la "Turandot" di Giacomo Puccini. Il documentario italiano "Ai Weiwei's Turandot" di Maxim Derevianko ne racconta il processo di creazione.

L'opera di per sé ha in realtà solo un ruolo secondario nel film di Derevianko, figlio d'arte del ballerino russo Vladimir Derevianko e della danzatrice italiana Paola Belli. Al centro dell'attenzione c'è piuttosto l'impegno di Ai Weiwei nel portare in scena la crudele fiaba cinese di Giacomo Puccini con la principessa assassina di uomini come "storia perfetta" sulla "bellezza e crudeltà" dell'impero cinese di oggi.

Il documentario è una dichiarazione d'amore al potere del teatro e ai tanti professionisti impegnati che esso riunisce. "L'arte è qualcosa che trasforma", afferma Ai Weiwei. E ovviamente anche qualcosa che crea collegamenti. Si apprende così che 33 anni fa Ai Weiwei è stato ingaggiato come comparsa alla Metropolitan Opera di New York per la messa in scena di Franco Zeffirelli grazie al suo "aspetto orientale".

All'ensemble teatrale riunito del Teatro dell'Opera, Ai Weiwei dichiara che gli piace fare ciò che non sa fare bene. Un'affermazione che è ovviamente un eufemismo. Il documentario mostra chiaramente che quando intraprende qualcosa, lo fa nel modo giusto. L'artista e attivista cinese mette a dura prova i collaboratori del teatro: per la scenografia serve un'enorme mappa del mondo in 3D a gradini e per i costumi della compagnia la sartoria deve realizzare molti modelli simbolici e stravaganti.

Stop forzato dovuto alla pandemia

Il film segue il processo di creazione dello spettacolo teatrale dal forte contenuto politico fino al grande shutdown causato dal Covid-19 nel 2020. Si tratta di un tipo di stop forzato diverso da quello che Ai Weiwei ha dovuto subire più volte in Cina, quando è stato arrestato dalla polizia e quando, in seguito, il suo atelier è stato raso al suolo, come mostra il documentario in alcune immagini inserite nel montaggio.

Ma la crisi del Covid-19 è passata, le prove sono riprese e, nonostante un'altra notizia catastrofica, l'invasione militare russa dell'Ucraina, che ha sconvolto non solo la direttrice d'orchestra ucraina Oksana Lyniv, non sono state interrotte.

Come si suol dire "the show must go on" fino alla celebrata prima, che segna la conclusione del documentario, con Ai Weiwei che osserva: "L'arte compete con la realtà, e l'arte avrà l'ultima parola".