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‘Più dialogo con la Croce Rossa’: protesta a Cadro

I richiedenti l’asilo verranno trasferiti per lasciar spazio ai minori non accompagnati. Un gruppo contesta le modalità comunicative: le testimonianze

In sintesi:
  • Gli ospiti del centro: ‘Non siamo pacchi, vogliamo sapere dove andremo e cosa sarà dei nostri percorsi d’integrazione’
  • La replica della direttrice della Crss Debora Banchini Fersini: ‘Tutti incontrati, in gruppo o individualmente’
  • Saranno effettuati dei lavori per adeguare la struttura di Cadro all’accoglienza di minori
‘Persone non numeri’
(Ti-Press)
20 febbraio 2025
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«Siamo persone, non numeri». Questi e altri slogan sono stati scanditi al presidio organizzato oggi davanti al centro di accoglienza della Croce Rossa Svizzera sezione Sottoceneri (Crss) di Cadro. Una mobilitazione contenuta, una trentina i presenti, e pacifica, nata dal malcontento di alcuni richiedenti l’asilo ospiti del centro Ulivo. Con loro, rappresentanti del collettivo R-esistiamo, dell’Associazione DaRe e del Soa Il Molino. Il malessere è dovuto al previsto trasferimento degli attuali ospiti – un centinaio di persone tra adulti singoli e famiglie –, che durante la vacanze di Carnevale dovranno lasciare spazio alla novantina di minorenni non accompagnati che si trova attualmente all’Hotel Dischma di Paradiso, dopo essere stati urgentemente spostati lo scorso ottobre dal foyer di via Barzaghi per ragioni di sicurezza.

‘Vogliamo sapere dove andremo, non siamo pacchi’

Tra gli aspetti più contestati, le modalità di comunicazione da parte della Crss. «Abbiamo ricevuto un messaggio venerdì – ci dice Dilan, una curda che da oltre un anno vive al centro di Cadro –, ci hanno comunicato che ci avrebbero spostati ma ci hanno lasciato in attesa due giorni. Poi lunedì ci hanno incontrati spiegandoci che saremmo stati spostati in diverse pensioni sparse sul territorio, ma tuttora non sappiamo di preciso dove. Non siamo stati consultati. Abbiamo fatto domande, chiesto incontri per capire, ma non sappiamo di più. Vogliamo sapere dove andremo, non siamo dei pacchi, vogliamo essere coinvolti nei nostri percorsi integrativi e sul nostro futuro». «Mandiamo messaggi e non rispondono, abbiamo l’impressione che ci dicano bugie» dice un’altra donna. «Anche a me è stata detta prima una cosa e ora un’altra – osserva il siriano Ahmed, a Cadro da circa otto mesi –, mi avevano detto che mi avevano trovato un appartamento, mentre ora si parla di una sistemazione alberghiera... qui non siamo sempre tutti contenti, le regole sono severe, ma allo stesso tempo si sta meglio che nelle pensioni perché ci sono più spazi personali e possibilità almeno di cucinare e svolgere altre attività».

‘Niente contro i minori, ma anche noi abbiamo figli: perché loro devono spostarsi?’

Facciamo notare che il trasferimento in questo caso è dovuto all’accoglienza di minori non accompagnati. E la risposta di Ahmed colpisce: «Ma è vero? Fatichiamo a crederci. Rispetto la Crss e se è vero che hanno trovato una soluzione per i ragazzi sono felice, ma vorrei che aiutassero anche noi, che ci dessero una mano a trovare un lavoro. Viviamo come animali, mangiamo e dormiamo e basta, vorremmo avere invece un lavoro, a non fare nulla tutto il giorno si esce fuori di testa». «Per noi non ci sono problemi se i minori vengono spostati qui – concordano Arzu e Bulent, coppia di turchi –. Ma perché noi dobbiamo andarcene? Anche noi abbiamo due figli (di 11 e 14 anni, ndr), sono inseriti alle scuole medie qui e ora devono separarsi dalle loro classi, dai loro amici. È da anni che aspettiamo una sistemazione e ora ci trasferiscono, stiamo psicologicamente male, abbiamo l’ansia, ma vogliamo solo un posto dignitoso dove poter stare».

‘Persone fragili, con un passato spesso traumatico’

Durante il presidio non sono mancati interventi di altri richiedenti l’asilo che hanno spiegato i loro difficili trascorsi, in fuga da zone di guerra o da persecuzioni di vario genere, viaggi attraverso tanti Paesi e tante difficoltà. Anche in Svizzera hanno già, chi più chi meno, vissuto in diverse strutture di accoglienza, in Ticino come in altri cantoni. E tutti con lo stesso desiderio: una vita tranquilla, al sicuro e stabile. Un obiettivo che si allontana un po’ a causa di quest’ennesimo cambiamento nella loro vita. «Ricordiamoci che sono persone fragili, con un trascorso spesso traumatico» osserva infatti l’avvocata Immacolata Iglio Rezzonico, contattata dal collettivo R-esistiamo dopo che alcuni richiedenti hanno iniziato una forma di protesta nella struttura una volta che è stato loro comunicato l’ennesimo spostamento. «Come è naturale che sia, sono preoccupati. Si sentono come se fossero dei pacchi: non è stato detto loro esattamente dove sarebbero stati spostati, non sono state date risposte alle domande che venivano poste: sui bambini che vanno a scuola, sulla continuità di quelli che stanno seguendo un percorso psicologico. Contestiamo principalmente la modalità comunicativa. Quando sono stata contattata, ho avuto un colloquio con una decina di loro. Desiderano capire quali sono i criteri alla base dello spostamento, vogliono essere trattati come esseri umani e quindi avere delle risposte, avere un confronto franco e aperto, un coinvolgimento in decisioni che riguardano le loro vite».

‘Il trasferimento dovrebbe essere un progetto condiviso’

Iglio Rezzonico fa notare che soprattutto per quanto riguarda le famiglie «è importante considerare anche l’impatto all’interno delle scuole, non solo per i bambini che verranno spostati ma anche per le classi nelle quali sono inseriti, per i compagni che da un giorno all’altro non avranno più i loro amici e compagni di banco». Una questione che peraltro è già emersa lo scorso ottobre, quando già allora sono state spostate urgentemente famiglie, oltre ai minori non accompagnati di via Barzaghi. Uno strappo che ha portato alla protesta anche dei docenti che seguivano i bambini. «Il trasferimento dovrebbe essere parte di un progetto condiviso, non un’imposizione senza possibilità di confronto. È giusto che le persone sappiano dove andranno a finire e perché. Va benissimo che sia stata individuata una struttura ad hoc per i minori, ma l’approccio umano va migliorato».

‘Basta con queste modalità: più trasparenza’

Concorda la direttrice dell’Associazione DaRe, Lara Robbiani: «Non mettiamo in discussione la decisione, ma è ora di dire basta a queste modalità. La comunicazione non ha un costo. Non è la prima volta che viene presa una decisione e avvengono dei trasferimenti di massa con scarso preavviso. Questa fretta e questa mancanza di trasparenza sono deleterie, pensiamo a Paradiso: alcuni ragazzi avevano paura di essere deportati o come in questo caso che alcuni non credono che vengono trasferiti per fare spazio a dei minori. Bisogna lavorare su questa mancanza di fiducia e una buona comunicazione è alla base. Bisogna prendersi il tempo di parlare con chi ha paura degli spostamenti, si eviterebbero reazioni come questa o come quelle di cittadini preoccupati per l’inserimento di migranti nel proprio paese o quartiere».

LA REPLICA

‘Tutti sono stati incontrati’

Considerazioni importanti, che abbiamo contestato alla direttrice della Crss. «Va dato spazio a tutte le persone che vogliono dire la loro, che poi lo facciano con un presidio o come è successo in questi giorni con una serie di dialoghi, va bene. È tutto legittimo» valuta Debora Banchini Fersini. La versione dell’ente umanitario dunque è diversa rispetto a chi protesta: la Crss parla di dialoghi e confronti e invece loro contestano proprio una carenza di questi aspetti. Si poteva fare meglio? «Si può sempre fare meglio. Ma sottolineo che in questi giorni abbiamo comunicato, con un interprete affinché ci fosse comprensione completa, a tutte le persone che quel centro diventerà un luogo di accoglienza per i minorenni non accompagnati e che per questo motivo famiglie e adulti attualmente a Cadro devono venir spostati in altre strutture gestite da Crss. La realtà è che tutti sono stati incontrati, in gruppo e individualmente. Se alcuni lamentano questo aspetto è perché evidentemente non si sono sentiti ascoltati adeguatamente e quindi si può migliorare. Però gli operatori sono sempre a loro disposizione e il dialogo è costante».

Gli alloggi? ‘Difficile trovarne di adeguati’

Banchini Fersini ricorda che la maggior parte delle famiglie verrà spostata a Giubiasco e qualcuna a Biasca, in appartamenti. «Ed eravamo disponibili a organizzare un trasporto tra Giubiasco e il Luganese per garantire loro la continuità nei contesti formativi, ma poi con i servizi del Decs si è valutato di spostarli anche scolasticamente già durante le vacanze di Carnevale, per evitar loro una doppia trasferta quotidiana». Rimane il fatto che un gruppo di adulti e famiglie vive male questo trasferimento. Non si sarebbe potuto trovare un alloggio per loro invece che pensare a un trasferimento in un’altra struttura della Crss? «Il tema degli alloggi è di competenza del Cantone. Lo fa con un grande lavoro, ma sappiamo che è difficile reperire un sufficiente numero di alloggi all’interno di determinati canoni di prezzo, che sono quelli dettati dall’assistenza. Poi capita che ad alcune persone che sono in attesa di un alloggio venga presentata un’opportunità abitativa, loro la rifiutino e, quindi, sia proposta ad altri che sono in attesa e pronti per andare in appartamento. Gli sforzi vengono fatti. Non è possibile dare a tutti un alloggio a Lugano o a Bellinzona».

Interventi per adeguare ai giovani la struttura di Cadro

Adulti e famiglie a parte, la grande novità è la trasformazione del centro di accoglienza di Cadro in spazio esclusivo per minori non accompagnati. Un capitolo positivo dell’accoglienza in Ticino. «Il focus è questo. Siamo molto felici di poter dare una casa ai minorenni non accompagnati. Hanno bisogno di un luogo stabile, che permetta loro di crescere in serenità e di effettuare il proprio percorso di accoglienza e integrazione. Ci è sembrato giusto dare precedenza ai minorenni, che hanno una loro vulnerabilità. Essendo una struttura della Crss, permetterà di garantire continuità al lavoro coi minori». Sappiamo tutti che la struttura di Cadro è nuova. Ci si interroga però sulla sua adeguatezza per dei ragazzi. «Verranno effettuati degli interventi: sono previsti tre foyer, ovvero tre gruppi di vita, verranno ricavati maggiori spazi di vita comune anche interni per ognuno di questi gruppi, quelli esterni ci sono già».

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