Il Nazionale adotta una mozione che chiede al governo di adeguare le basi legali. Il parere di Storni (Ps) e Gianini (Plr) e le reazioni dal Ticino
Strada del passo del San Gottardo aperta tutto l’anno (o riaperta con anticipo in primavera), pedaggio sui transiti alpini (rilanciato oggi da Pro Alps, l’ex Iniziativa delle Alpi, che sta valutando se lanciare un’iniziativa popolare), sistema di prenotazione a fasce orarie, divieti di circolazione sulle strade cantonali, aumento del prezzo della ‘vignetta’, chiusura delle entrate autostradali, dosaggio automatizzato delle uscite. L’elenco, non esaustivo, fa capire quanto sia ricco il bazar delle idee, più o meno praticabili, fioccate negli ultimi tempi allo scopo di migliorare la gestione della viabilità lungo i principali assi nord-sud (A2 e A13) nella regione alpina. E c’è pure chi osa già cominciare a scomodare la Costituzione, ventilando l’apertura al traffico (vietata appunto da quest’ultima) di tutte e quattro le corsie del ‘nuovo’ traforo autostradale, una volta che entrambi i tubi saranno percorribili (nel 2033).
Il Consiglio federale del tema si è occupato in maniera esaustiva. In risposta a un postulato del consigliere nazionale urano Simon Stadler (Centro), ha elaborato un rapporto (pubblicato lo scorso agosto) in cui affronta “una problematica fondamentale che non riguarda esclusivamente l’area alpina”. Delle 88 misure analizzate, alla fine ne ha ‘salvate’ solo una manciata (chiusura delle entrate autostradali di Göschenen e Airolo, riduzione dei limiti di velocità, chiusura delle uscite nel canton Uri, ampliamento dell’offerta ferroviaria, ecc.): alcune vengono già implementate, altre sono in corso di attuazione, altre ancora verranno approfondite.
Invece, per svariate ragioni, il governo ha scartato opzioni più ambiziose. Come il pedaggio dinamico, il sistema di prenotazione a fasce orarie, o l’apertura annuale della strada del passo del Gottardo. Quest’ultima idea, non nuova, è stata rilanciata di recente dal consigliere nazionale Benjamin Giezendanner (Udc/Ag) e da una sessantina di colleghi (tra cui cinque ticinesi). La sua mozione non è però all’ordine del giorno della sessione speciale del Consiglio nazionale che si conclude stasera.
Martedì pomeriggio alla Camera del popolo sono per contro state discusse due altre misure caldeggiate – su proposta rispettivamente di Simon Stadler e del grigionese Martin Candinas (Centro), ai quali le conclusioni del Consiglio federale avevano lasciato l’amaro in bocca – dalla sua Commissione dei trasporti (Ctt-N): chiudere temporaneamente al traffico di transito, in determinate circostanze, le strade cantonali ‘parassitate’ dai turisti; e obbligare i gestori dei sistemi di navigazione a segnalare le chiusure disposte dalle autorità (vedi la scheda sotto). Obiettivo dichiarato di entrambi gli atti parlamentari: ‘tutelare la popolazione locale’.
La prima mozione è stata adottata con 101 voti favorevoli, 93 contrari (Udc e Plr) e un’astensione. Il Consiglio federale era contrario. Non è necessario modificare la legge, ha detto in aula il ministro dei Trasporti Albert Rösti (Udc). I cantoni possono già emanare divieti di circolazione, a condizione che ciò avvenga d’intesa con l’Ufficio federale delle strade (Ustra) e che vengano salvaguardati anche gli interessi sovraregionali, non solo quelli locali. Ma nel canton Uri “la misura è colma”, ha affermato Simon Stadler. E per Bruno Storni (Ps), la misura richiesta è “necessaria”.
“Nel canton Uri, in certi giorni e sempre più spesso le ambulanze e i pompieri quasi non riescono a circolare: una situazione che non possiamo più tollerare”, dice a ‘laRegione’ il deputato di Gordola. Oggi i cantoni “non possono decidere autonomamente” di sbarrare le strade di grande transito al traffico parassitario. Lo possono fare appunto “solo d’intesa con l’Ustra”. Un domani, invece, “questo limite verrebbe tolto”. Cosa cambierà, concretamente? “Adesso gli addetti alla sicurezza possono solo raccomandare agli automobilisti di non uscire dall’autostrada. In futuro, chi è in transito potrebbe essere controllato e obbligato a restare o a tornare in autostrada, oltre che ricevere sanzioni in caso di violazione di un divieto segnalato mediante l’apposita segnaletica”.
La disparità di trattamento fra i cantoni alpini e altre regioni del Paese confrontate con problemi simili, se non peggiori, non preoccupa Storni. “Sull’Altopiano, se una strada è intasata, prima o poi c’è la possibilità di aggirare l’ingorgo. Nelle valli alpine non si scappa: o l’autostrada o la cantonale”. L’autotrasportatore Giezendanner – che ha evocato la chiusura della strada cantonale fra lo svincolo autostradale di Bellinzona sud e Quartino, spesso congestionata – teme che, con un divieto in mano ai cantoni, intere regioni non potranno più essere raggiungibili. Storni dissente: “Evitando che gli automobilisti in transito sull’autostrada possano riversarsi sulle cantonali, si ottiene proprio il contrario di quello che pretende Giezendanner: si garantisce che le strade cantonali restino percorribili per il traffico locale”.
Simone Gianini (Plr) riconosce che “la situazione, soprattutto nel Canton Uri, ma proprio in questi giorni anche in Leventina, non è certo soddisfacente”. Si dice però “molto scettico”. Teme persino che un simile divieto “contribuisca a peggiorarla, anziché migliorarla”. “Come si può pensare che nel controllare chi possa o non possa uscire dall’autostrada, non si creino ancora più problemi? Senza contare che una simile modifica di legge permetterebbe allora a tutte le regioni, altrove in Svizzera, magari ancor più colpite dal traffico parassitario, di vietare l’uscita dall’autostrada, per buona pace della libertà di movimento degli automobilisti, svizzeri compresi”.
Il deputato bellinzonese è contrario al pedaggio al Gottardo (si dice “sollevato” per il no del Nazionale a tre mozioni identiche che ne chiedevano l’introduzione, deciso martedì sera con un solo voto di scarto, quello cruciale della sua presidente Maja Riniker) per motivi di “unità nazionale” (“si tornerebbe ai tempi dei baliaggi”) e per il “danno all’economia ticinese” che cagionerebbe. Intravede semmai una possibile soluzione di alleggerimento “nelle corsie preferenziali per raggiungere le uscite ai due portali” (la ‘Cupra’, “già in funzione con successo in Ticino”) e da lì proseguire per la strada del Passo, “che andrebbe idealmente tenuta aperta più a lungo rispetto a oggi con una sua messa in sicurezza, anche in termini di aggiramento degli abitati, in particolare del versante urano”.
Con una maggioranza ancor più risicata (96 a 93 e 4 astensioni), la Camera del popolo ha adottato anche la mozione sui sistemi di navigazione. I due atti parlamentari passano ora al vaglio della commissione trasporti del Consiglio degli Stati. Alla Camera dei cantoni sarà ardua. Ma Simon Stadler confida nei ‘suoi’ senatori, quelli del Centro, che formano il gruppo più numeroso. “Possiamo farcela, sono fiducioso’, dice a ‘laRegione’. Fine corsa, invece, per l’iniziativa cantonale urana: dopo gli Stati lo scorso anno, anche il Nazionale (108 a 83 e 3 astensioni) ha deciso di non darle seguito.
Il Caseificio del Gottardo, presente da quasi trent’anni con parte dimostrativa, shop e ristorante, vive anche dei clienti incolonnati sull’asse sud-nord. In effetti domenica scorsa, con migliaia di conducenti che hanno cercato sulla strada cantonale una via di fuga dalle code autostradali, ma invano essendo i passi ancora chiusi, «è stata per noi una bella giornata». La prima cosa da dire – commenta a caldo il direttore Alessandro Corti – è che da sempre qualsiasi cambiamento viario modifica la situazione economica sul territorio: «Uno degli esempi più recenti è la Cupra, la corsia autostradale preferenziale per accedere, durante la bella stagione, ai passi alpini: ebbene, taluni imprenditori dell’alta Leventina lamentano un calo degli affari perché la Cupra riduce la loro clientela. Non nel nostro caso, ma adesso la mozione votata dal Consiglio nazionale contiene un aspetto di fondamentale importanza e che mi preoccupa: chi deciderà, su quali basi e con quali modalità, la gestione della chiusura e riapertura delle strade cantonali? Il Cantone avrà voce in capitolo?». Interrogativi da sviscerare qualora si passasse all’implementazione, una volta ultimato l’iter politico. Già, la politica: quella federale intanto ha deciso che debbano prevalere la circolazione interna e la quiete nei villaggi vallerani. «Ma gli attori economici, di fronte alle incognite, temono contraccolpi. Attendiamo dunque chiarimenti».
Per ora, come detto, alla Camera bassa è passato il principio: «Giusto elaborare uno strumento per meglio gestire i flussi viari in occasione di situazioni critiche – osserva il sindaco di Airolo, Oscar Wolfisberg – ma bisognerà utilizzarlo con parsimonia e buon senso considerando un sano equilibrio fra l’esigenza di sgravare le località dal traffico parassitario, all’origine di molti problemi, e quella di non mortificare gli sforzi di esercenti e albergatori. In parole povere, preferisco un paese trafficato che un paese morto. Ma parimenti occorrono regole chiare, condivise e realmente applicabili considerando la situazione nel suo complesso e non solo da un unico punto di vista».
Pur capendo le ragioni dietro la proposta votata dal Nazionale, per il direttore di Ticino Turismo Angelo Trotta una chiusura delle strade cantonali non ben calibrata sarebbe «abbastanza limitante». E spiega: «Non c’è dubbio, durante l’anno ci sono una decina di week-end di fuoco per la viabilità ticinese, in particolare a ridosso del Gottardo. Ed è anche per questo motivo che promuoviamo il trasporto pubblico». Tuttavia, osserva, «una chiusura delle strade cantonali, seppur puntuale, dal punto di vista del turismo non è l’ideale». E questo, rimarca Trotta, «precisamente perché resterebbero tagliati fuori tutti quei ristoratori, albergatori e commercianti che si trovano sul cammino e che, ad oggi, beneficano del transito sulle vie secondarie». Insomma, l’invito è – se definitivamente approvato – a non abusare dello strumento.
Dello stesso parere, il presidente di GastroTicino Massimo Suter: «Una chiusura radicale inciderebbe in maniera negativa sul commercio, sulla ristorazione e sull’albergheria in zone tra l’altro anche discoste». Suter si dice quindi «contrario a divieti e imposizioni. Sarei piuttosto propenso a un confronto tra mondo politico, associazioni di categoria e rappresentanti dei Comuni per trovare una soluzione». A ogni modo non nasconde una certa asimmetria tra «gli interessi del turismo e quelli dei residenti che, in alcuni periodi, si vedono per certi versi privati della libertà di movimento».
Una situazione che anche il presidente del governo Norman Gobbi definisce «dicotomica». Certo, illustra, «le giornate di grande traffico che si riversa dall’autostrada alla cantonale si limitano a qualche periodo l’anno». Eppure, che il traffico ci sia o meno «crea disturbo a taluni o a talaltri», dice il consigliere di Stato pensando anche all’attuazione della corsia Cupra: «Diversi commercianti avevano reclamato che in questo modo molti turisti non si sarebbero più fermati. Un aspetto che, al di là del disagio, è comunque da considerare». Insomma, sancisce Gobbi, «c’è sempre una faccia chiara e una faccia scura, come la luna». Nel caso di approvazione della proposta il Cantone sarà pronto a gestire la chiusura delle strade cantonali? «La gestione dei flussi – ricorda il direttore del Dipartimento istituzioni – viene già garantita anche attraverso ditte di sicurezza privata». E aggiunge: «Un’implementazione può avvenire, ma con il sostegno finanziario della Confederazione, proprio perché il principale problema attuale è l’incapacità dell’infrastruttura federale di assorbire il traffico. Incapacità – rimarca Gobbi – che non deve essere pagata dai Cantoni toccati. Ampliare ulteriormente il dispositivo di addetti alla sicurezza avrebbe infatti costi non indifferenti».
Delle lunghe colonne che ogni anno, puntualmente, a partire dal weekend pasquale e fino all’autunno, in particolare nei giorni festivi e dei fine settimana, si formano ai portali della galleria autostradale del San Gottardo, dove le ore di coda sono quasi raddoppiate tra il 2012 e il 2023. Parliamo anche del cosiddetto traffico parassitario, ossia dei veicoli che cercano di aggirare gli ingorghi uscendo dall’autostrada e sfruttando l’‘alternativa’ rappresentata dalle strade cantonali.