laR+ IL COMMENTO

Premi di cassa malati, si voteranno due iniziative con nessuna soluzione

Sia la proposta del Ps, sia quella della Lega, mancano l'obiettivo. Una con 700 milioni previsti per i sussidi, una con sgravi per i più abbienti

In sintesi:
  • Con un sì all'iniziativa socialista, mancherebbero troppi soldi che andrebbero cercati. Non dalle imposte, ma nella socialità. E si ricomincerebbe
  • Se passasse il testo leghista, invece, il ceto medio che si vuole difendere avrebbe come sconto fiscale una pizza in famiglia
A settembre alle urne
(Ti-Press)
13 giugno 2025
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A settembre il popolo si esprimerà su due proposte agli antipodi, ma che si pongono l’obiettivo di risolvere lo stesso problema: il peso opprimente dei premi di cassa malati sulle spalle sempre più ricurve del ceto medio. L’iniziativa socialista, per certi versi lunare, che comporterebbe altri 300 milioni di franchi a carico della Ripam per fissare il premio massimo al 10% del reddito disponibile; l’iniziativa della Lega che, chiedendo di alzare le deduzioni per tutti – 9mila franchi per le persone sole, 18mila per le coppie – finirebbe col favorire solo i più abbienti, con risibili benefici per chi fatica davvero. E, per giunta, nessuna di queste andrebbe a toccare i costi sanitari.

Due visioni di come va il mondo che, oltre a essere completamente opposte – una agisce con sussidi per oltre la metà della popolazione ed è insostenibile da parte dello Stato, l’altra opera sulla fiscalità senza garantire una reale efficacia –, sono evidentemente le uniche, misere risposte che è in grado di dare la politica a un’emergenza sempre più sentita. Con il rischio concreto che il cittadino, già alle prese con il costo della vita in continuo aumento, alla fine pensi comprensibilmente prima alle sue tasche che alle finanze pubbliche, e ne voti una o entrambe. Non ci sarebbe alcun biasimo nei suoi confronti, esattamente come non è colpa del termometro a 38 se una persona ha la febbre. La questione è che se si è arrivati a questo punto, è perché tra Berna e Bellinzona il tema è stato affrontato, male, quando i buoi erano già scappati.

Con un atteggiamento un po’ dottrinale, la sinistra ha fatto capire nel dibattito di ieri sull’iniziativa leghista che sarebbe una sorta di reato morale se una persona si ferma un attimo e pensa al bilancio della sua famiglia prima di abbracciare il mondo intero in uno slancio di giusta umanità. Epperò, come succede spesso in casa socialista, le cose vengono spacciate più facili di quel che sono. Quei 300 milioni oggi a carico delle famiglie, secondo loro bisognerebbe farli pagare ad altri aumentando le imposte ai più ricchi o a chi ha “venti o cinquanta case”. Possibile, certo. Ma non se si considera come vota il Ticino, solo in un mondo ideale. La risposta più immediata sarebbe aumentare il moltiplicatore a tutti, con sommossa allegata. Non agendo sulle imposte, si finirebbe con l’usare la motosega in altri ambiti, presumibilmente nella socialità. Con la stessa sinistra pronta a indignarsi, scendere in piazza e ricominciare il giro.

Il vero problema è che l’altra iniziativa in questione segue una logica altrettanto sgangherata. Comprensibile nel concetto – perché pagare imposte su soldi che non si hanno più? – manca di efficacia come testimoniato dalle prese di posizione di Consiglio federale, Consiglio di Stato e della semplice aritmetica. Un ammanco molto più che considerevole nei bilanci di Cantone e Comuni, un centinaio di milioni l’anno, si tradurrebbe in un vantaggio esclusivo per i più abbienti e in un buffetto al ceto medio in difficoltà che, di quel buffetto, non ha la minima idea di cosa farsene.

Davanti a una politica incapace di partorire qualcosa di meglio, il cittadino che voterà qualsiasi cosa gli arrivi e che possa dargli del sollievo dai premi, non deve essere criminalizzato: che sia per un maxi sussidio, che sia per uno sgravio di 70 franchi. Ma allo stesso tempo, deve essere consapevole che quel beneficio molto probabilmente sparirà se confrontato ai costi che comporterà il realizzarlo.

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