Un gran bel primo disco per sancire l’ufficialità di quattro musicisti che sono anche quattro amici. Il 4 luglio, JazzAscona ascolterà ‘On The Floor’
Lo abbiamo “messo su”, come si diceva al tempo dei vinili, e lo abbiamo “rimesso su”, un’altra volta. Ha la forma digitale ma anche quella di un cd da 9 tracce per 44 piacevolissimi e suonatissimi minuti. ‘On The Floor’ è il primo lavoro di (scritti in ordine assolutamente sparso) Marco Nevano (sax), Roberto Pianca (chitarra), Rocco Lombardi (batteria) e Francesco ‘Cec’ Rezzonico (basso), che insieme fanno The Groovy Chapters, capitoli di groove che compongono qualcosa che sta a metà tra il tomo (per ricchezza di contenuto) e il racconto breve (per immediatezza e fruibilità). Disco nuovo per un gruppo quasi nuovo, che a Ferragosto del 2024 si chiuse nello Studio 2 della Rsi e ne uscì con l’album pubblicato lo scorso maggio.
«Con Roberto non avevo mai collaborato, con Cec sì, negli Hotlanta, con Marco anche, nell’album di Frank Salis ‘H3O’. Ora Marco è a Zurigo, ma la voglia di fare qualcosa insieme è rimasta», ci dice Rocco Lombardi. «Siamo amici da tanto tempo. Nell’ultimo anno è nata l’idea di trovarsi a fare qualcosa, visto che in un contesto ufficiale non si era mai suonato insieme, al di là delle jam session. Siamo partiti con i classici del jazz, poi è arrivato il disco e il gruppo è diventato gruppo a tutti gli effetti», ci dice Roberto Pianca.
“Blue note anni Sessanta”, dicono le note di presentazione del disco, ma lo spettro è più ampio. Lombardi: «Siamo partiti con idee più moderne, vicino alla fusion che io amo tanto e così Roberto. Marco è più all’antica, Cec dà il suo apporto magari esprimendosi meno di noi, ma ci sono dischi di quegli anni cui facciamo comunque riferimento». Pianca traccia due estremi, Cannonball Adderley e John Scofield con in mezzo Michael Brecker, e quando il sax di Nevano fa il suo in ‘On The Floor’ (brano) il salto nel tempo si compie, prima di tornare ad altre epoche specifiche. «Oltre che ai grandissimi del jazz – spiega Pianca – mi piace pensare che vi sia l’influenza di tutti i nostri vecchi idoli degli anni Novanta, quella generazione di musicisti jazz che ci ha ‘segnati’ quando eravamo ragazzini». E aggiunge: «Spesso nelle band le influenze sono più intrinseche al musicista o riferibili a singoli dettagli, piuttosto che alla sonorità della formazione o di determinati brani. Quanto a noi sono molteplici le influenze a entrare in gioco, e il risultato dovrebbe essere quello di raggiungere coerenza artistica e stilistica». Pienamente realizzata quella del disco, che entra ed esce da più suggestioni, amabilmente e senza scossoni.
Hanno scritto tutti per ‘On The Floor’, chi più chi meno: ‘Eel’s Twist’, la title track e ‘Blues Minor’ arrivano da Pianca; ‘Gospelton’, ‘This Humidity Is Killing Me’ e ‘At Open Doors’ da Nevano; ‘Flibbles’ da Rezzonico. ‘Rocky’s Gone Fishing’ da Lombardi insieme a ‘Katiuscia’, uno dei momenti migliori del disco, brano che il batterista scrisse in tempi non recentissimi per la donna della sua vita, che porta questo nome (spoiler: è in arrivo il ‘momento rotocalco’ dell’articolo): «È nata qualche anno fa, ma con arrangiamento ed esecuzione differenti. Ho voluto rifarla, in questa formazione ci ha guadagnato». Per noi ‘metheniana’ da ‘Letter From Home’, per il suo autore magari ‘billfriselliana’, «mi pare che ora porti con sé una nostalgia Midwest» dice Lombardi. In casa è stata apprezzata? «Sì, molto» (fine del ‘momento rotocalco’).
Di questa scrittura separata e portata in dote ai Groovy Chapters, così si esprime il batterista: «Il gruppo non è di nessuno. Ognuno ha portato del materiale da provare insieme, che è stato minimamente arrangiato con gli altri. Siamo personalità diverse, cerchiamo il mood giusto per tutti. Ora ci piacerebbe raddrizzare il tiro». Ovvero: «Spero che nel prossimo anno ci si possa incontrare e produrre un secondo disco, e a quel punto avremo una linea più chiara di tutto il nostro percorso. Il primo disco è stato immediato, pensavamo di fare una demo e in un giorno abbiamo registrato ciò che volevamo».
C’è posto per tutti nella composizione, così come nello spazio solistico di ‘On The Floor’, ed è in primis frutto di un’idea iniziale. Pianca: «Come ho già detto, siamo prima di tutto un gruppo di amici, ma abbiamo deciso di non definire un determinato band leader, anche se come in ogni ensemble c’è sempre qualcuno che tira il carro più degli altri. Ma tutti portiamo idee, portiamo musica, e poi c’è chi si occupa di organizzazione, di gestione. Ci dividiamo i compiti in maniera piuttosto equa». Sulle 8 mani, quindi: «Potrebbe essere. Come spesso accade quando esce un disco, la mente è già direzionata verso il prossimo, che potrebbe anche nascere da un lavoro a quattro, con idee e bozze che tutti quanti lavorano. Rimaniamo aperti a tutte le possibilità». Aspettando le possibilità, una prima certezza: The Groovy Chapters il 4 luglio a JazzAscona, quale luogo migliore dal quale diffondere il proprio groove.
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