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L’organo di Magadino batte ancora (per ora)

All’alba della 63a edizione un lumicino di speranza per il Festival organistico e il suo strumento, la cui revisione deve però iniziare entro ottobre

24 giugno 2025
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Batte ancora, l’organo Mascioni. Batteranno i suoi tasti, azionati dalle preziose dita dei maestri locali e internazionali che da domani trasformeranno nuovamente spartiti in musica. Batteranno i cuori di chi si siederà nella chiesa di San Carlo Borromeo a Magadino ad ascoltare. E non hanno mai smesso di battere quelli di coloro che hanno deciso di rendere ancora possibile tutto ciò e che ancora ci credono, che «non può finire così. Ma finirà così, se la situazione non si sblocca a breve», mette comunque in chiaro Maurizio Sargenti, presidente dell’associazione che promuove il Festival internazionale di musica organistica, giunto ormai alla sua 63esima edizione, al via con il programma ufficiale il primo luglio ma che già domani, mercoledì, offrirà un “aperitivo” con il concerto (gratuito come tutti gli altri) del valmaggese Livio Vanoni – invitato dopo che la sua esibizione prevista lo scorso 30 giugno era stata annullata a causa del nubifragio –.

E questa è di per sé già una (buona) notizia, visto che poco meno di un anno fa, al tramonto della numero 62, il rischio concreto di veder sparire (o perlomeno fermarsi) una manifestazione partita il 22 giugno 1963 e che negli anni ha saputo costruirsi un nome a livello mondiale ospitando oltre 335 maestri della musica organistica, era stato paventato dallo stesso Sargenti. Troppo pesanti i segni del tempo sul vero protagonista della rassegna, il 73enne organo Mascioni, per pensare di andare avanti senza una revisione completa (l’ultima oltre 40 anni fa, quando ne servirebbe una circa ogni 20). Per eseguirla, è però necessario smontarlo e trasportarlo nel laboratorio della ditta Mascioni, operazione per la quale il Comune di Gambarogno, proprietario dello strumento, sta aspettando ormai dal 2020 il via libera dell’Ufficio cantonale dei beni culturali (Ubc), con tutto l’iter rallentato in particolare dalla questione architettonica delle colonne provvisorie che sostengono la cantoria, a loro volta da sistemare.

Esperto federale sul posto, il Comune attende il rapporto (e il sussidio)

«Un lumicino di speranza si è acceso visto che abbiamo saputo che un esperto federale è già stato sul posto e dovrebbe aver già presentato all’Ufficio dei beni culturali un rapporto sullo stato dell’organo e sul progetto di revisione», spiega ancora Sargenti, il quale sottolinea anche come «la giustificazione del ritardo con gli interventi da effettuare alle colonne non regge più, in quanto sappiamo che tali lavori saranno realizzati a breve, probabilmente già in autunno, a prescindere da cosa succederà all’organo. Ora aspettiamo questo rapporto e poi vediamo cosa intenderà fare il Comune, se e quanto “coraggio” avrà di portare al Consiglio comunale la richiesta di un credito per sostenere la costosa manutenzione dello strumento e salvare così un evento che porta in giro per il mondo il nome del nostro comune».

Un’indicazione delle sue intenzioni in realtà il Municipio gambarognese l’ha già fornita rispondendo a un’interpellanza sul tema del rappresentante del Centro in Cc Joshua Pedroni, che tra le altre cose lanciava la proposta, “vista l’ingente somma di denaro che il restauro dell’organo necessita e dell’altresì suo elevato valore culturale”, di “avviare una raccolta fondi per ovviare in parte ai costi di ristrutturazione e limitare le spese al Comune”. Quest’ultimo dal canto suo nella risposta dello scorso dicembre spiegava di aver consegnato a ottobre 2024 i progetti di rinforzo della cantoria e risanamento dell’organo (la variante più completa dal costo complessivo di 383mila franchi, sottolineando però di propendere per un compromesso meno costoso) all’Ubc e di attendere la risposta di quest’ultimo (in particolare sul contributo cantonale) per presentare uno specifico messaggio municipale. Stesso discorso per la “possibilità di accedere a fondi esterni”, con una prima valutazione che “non ha portato a risposte impegnative, sostanzialmente perché i termini del progetto non sono ancora definiti”. In sostanza non si va oltre al “ventilato” sostegno dello stesso Ubc, del Patriziato di Magadino e dell’Associazione del Festival organistico.

O i lavori o lo stop

Una situazione (di stallo) che è ancora attuale, ci hanno confermato dallo stesso Comune di Gambarogno, mentre da Bellinzona non siamo riusciti a ottenere informazioni. Ma il tempo non è infinito, anzi, il presidente del Festival piazza la “deadline” per dare il via alla revisione dell’organo e garantire la prossima edizione della manifestazione (e forse la sua sopravvivenza) al prossimo ottobre… «È il termine ultimo che ci hanno indicato gli specialisti della ditta Mascioni per effettuare i lavori (stavolta davvero imprescindibili, anche per una questione di reputazione, loro e nostra) e rimettere lo strumento al suo posto in vista dell’edizione 2026. In caso contrario, non so cosa succederà. Per un evento come il nostro, saltare un anno significherebbe fare cinque o sei passi indietro e non so se poi avrebbe senso ripartire, o se ci sarebbero le motivazioni per farlo. No, credo proprio che ottobre rappresenterà un traguardo per il nostro Festival, intermedio se la situazione dovesse sbloccarsi o finale se non dovesse arrivare il via libera».