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‘Nel reparto di ortopedia c’è un clima quasi paramilitare’, l’Eoc avvia delle verifiche

Diverse testimonianze e una segnalazione, presa a carico dall’Ente, raccontano il difficile ambiente di lavoro all’interno del reparto ortopedico dell’Orl

Criticato l’atteggiamento dei responsabili
(Ti-Press)
25 giugno 2025
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Un clima di pesante controllo e stress psicologico, «quasi paramilitare», all’interno del reparto di ortopedia dell’Ospedale regionale di Lugano. Lo stesso reparto dove si è verificata la segnalazione di malfunzionamenti nella chirurgia della mano da parte di un responsabile, che è stato allontanato. È quanto emergerebbe da una serie di testimonianze raccolte dal nostro giornale in queste settimane. A farsi avanti per raccontare la propria esperienza sono stati in particolare tre ex collaboratori dell’Ente ospedaliero cantonale attivi proprio in ortopedia. Due medici e un impiegato che nel frattempo hanno deciso di cambiare settore, proprio a causa del clima di lavoro, o a cui non è stato rinnovato il contratto dopo anni di collaborazione. Persone che ‘laRegione’ ha incontrato ma che hanno chiesto di mantenere l’anonimato. Tre racconti, anche molto personali, che descrivono il clima all’interno del reparto. Un clima che sembra essere, appunto, molto pesante e circoscritto al reparto di ortopedia dell’Orl con anche potenziali conseguenze sui pazienti.

La prima storia riguarda una dottoressa in formazione. «Il clima all’interno del reparto era davvero opprimente. Continui rimproveri davanti a colleghi che producevano umiliazione e paura di sbagliare. Il controllo era totale, e non nel senso buono del termine». Controllo totale che si traduceva pure «nel far figurare all’interno dei rapporti di operazione anche chi dirigeva il reparto. Questo nonostante il responsabile non fosse mai entrato in sala per quell’intervento». Spiega la dottoressa: «Mi è capitato di ricevere la richiesta precisa di scrivere il nome anche del responsabile, che però in sala non c’era. La richiesta – aggiunge – è stata motivata dal fatto che si trattava di un suo paziente, e che quindi doveva figurare anche lui sul rapporto». Questa versione ci è stata confermata anche da un’altra figura professionale ancora attiva all’Ospedale regionale di Lugano che ha assistito a questa richiesta anche in almeno un’altra circostanza. C’è poi la delicata questione dell’invasione della sfera privata: «Durante i colloqui annuali per il rinnovo del contratto mi sono state sempre, sistematicamente, poste domande sulla mia situazione sentimentale. Il vero interesse era chiaro, e nemmeno troppo mascherato: sapere se avevo intenzione di fare famiglia e quindi dovermi assentare per un determinato periodo dal lavoro».

Il secondo medico che incontriamo ha lavorato sei anni per l’Ente. Sei anni dopo i quali non gli è stato rinnovato il contratto. «Il clima pesante, di ricercata pressione psicologica, ha delle conseguenze anche sui pazienti», afferma il medico. «I chirurghi in formazione svolgono le operazioni con il terrore di essere giudicati negativamente. Capita quindi che durante l’intervento vengano svolte alcune manovre e procedure solo per poterle far emergere nel rapporto dell’operazione e fare quindi buona figura. A volte, però, queste manovre non fanno altro che prolungare l’intervento, con tutti i rischi del caso». Tutto questo, come detto, sarebbe alimentato dall’atteggiamento dei responsabili. «Le aggressioni verbali e le minacce di licenziamento davanti ai colleghi erano frequenti. Un clima che toglie anche la possibilità di far notare errori o situazioni che non funzionano. Il rischio era quello di essere ripresi o addirittura messi in disparte. Per un medico in formazione, soprattutto se italiano come molti all’interno dell’Eoc, uscire dalle rotazioni e non accumulare ore in sala operatoria è un problema. Vuol dire mettere a rischio la conclusione del percorso formativo, motivo per cui molti preferiscono accettare una situazione di disagio».

Ai due medici facciamo però notare che l’Ente ospedaliero cantonale ha un sistema di ‘whistleblowing’, ovvero un servizio a disposizione per i dipendenti che vogliono segnalare anonimamente casi di mobbing, molestie o altre situazioni critiche. Uno strumento non utilizzato dal secondo medico che abbiamo incontrato. «È vero, ma si tratta di una possibilità recente. Quando abbiamo vissuto queste vicende non era ancora implementato. Si poteva interagire con le risorse umane, certo, ma il dubbio è che non fosse davvero utile e che ci fossero possibili ritorsioni». Un dubbio alimentato anche dalla testimonianza di un altro collaboratore dell’Ente, pure lui allontanato dopo aver lavorato proprio nelle risorse umane con il quale abbiamo avuto un colloquio. «La tendenza era di minimizzare i problemi, anche davanti a situazioni che certamente meritavano tutt’altro tipo di presa a carico».

Gli accertamenti

Ecco Martinelli Peter, si occupò di Unitas e Rsi

Una segnalazione che riguarda il reparto di ortopedia dell’Orl, in ogni caso, è stata presentata attraverso i canali interni dell’Eoc all’inizio di maggio, come conferma lo stesso Ente ospedaliero cantonale: “La segnalazione è stata presa in carico dall’Eoc con il massimo rigore e la più totale trasparenza, attivando una verifica interna e coinvolgendo l’avvocato Raffaella Martinelli Peter, specializzata in diritto del lavoro e con una solida esperienza in tale ambito”. Martinelli Peter che si era occupata in passato anche degli audit sul ‘caso Unitas’ e sul presunto mobbing alla Rsi. “L’accertamento è in corso e confidiamo che possa chiarire circostanze e situazioni consentendo di intervenire nel modo più opportuno, nel rispetto che si deve alla verità dei fatti, ai diritti eventualmente lesi e ai valori irrinunciabili”. A testimonianza di ciò, l’Ente ricorda che nel tempo ha attivato canali di segnalazione sia formali sia informali, “gli uni e gli altri improntati alla massima discrezione e confidenzialità”, per garantire la tutela a chiunque intenda segnalare situazioni in contrasto con il codice di comportamento e deontologico dell’Eoc o con le norme relative alla protezione della personalità”.