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‘Un traghetto estivo tra un anno scolastico e l’altro’

Al via la sesta edizione dell’Educational Camp organizzato dalla Fondazione Ares e rivolto a bambini con disturbo dello spettro autistico dai 3 ai 14 anni

Gli spazi interni della sede di Bellinzona
(Ti-Press)
28 giugno 2025
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Sta ripartendo in queste settimane la sesta edizione dell’Educational Camp, sviluppato e condotto dalla Fondazione Ares. Il progetto, sostenuto da Mission Bambini Switzerland (che giunge quest’anno al suo decimo anniversario di attività), rappresenta una proposta estiva a favore di giovani con disturbo dello spettro autistico. Sono infatti circa una quarantina i bambini e ragazzi che ogni anno hanno la possibilità di partecipare alle numerose attività proposte in uno spazio privilegiato e costruito su misura per le loro esigenze. E questo soprattutto nel corso dell’estate, periodo in cui c’è il rischio di una mancanza di stimoli e che per le famiglie può essere un momento impegnativo.

Per la prima volta nel Mendrisiotto

Durante l’estate 2025 sono previste quattro settimane di Educational Camp. La prima, terminata ieri e rivolta a bambini da 3 a 6 anni, si è tenuta alla Casa delle generazioni a Mendrisio in collaborazione con il Servizio dell’educazione precoce speciale (Seps) Sottoceneri. La collaborazione tra Ares e il Seps Sottoceneri è tra le principali novità di questa edizione, come ci spiega la responsabile pedagogica della fondazione Francesca Gerosa: «Seguiamo bambini e famiglie di tutto il territorio ticinese, ma avendo sede a Bellinzona di solito operiamo prevalentemente in questa zona. Quest’anno siamo stati sollecitati da diversi genitori con bambini anche piccoli residenti nel Mendrisiotto». La fondazione ha quindi deciso di organizzare una settimana in questa regione. «Innanzitutto – sottolinea Gerosa – per poter offrire questa proposta anche a bambini che negli anni precedenti non ne hanno beneficiato, ma anche perché lavorare altrove è sempre un’occasione per collaborare con altri operatori».

La seconda settimana si svolgerà invece dal 30 giugno al 4 luglio a Bellinzona presso la sede di Ares e in collaborazione con il Cep, il Centro di ergoterapia pediatrica, con bambini dai 2 ai 6 anni. La terza, sempre alla sede della fondazione, avrà luogo dal 7 all’11 luglio con bambini da 4 a 6 anni, mentre la quarta sarà dedicata ad adolescenti dai 9 ai 14 anni con maggiori bisogni di supporto. Quest’ultima settimana si terrà alla fattoria Ponzio di Sant’Antonino, «un luogo gestito da uno staff attento e sensibile, che da anni accoglie il nostro gruppo di ragazzi, e pedagogisti con attenzione e dedizione speciale». A livello organizzativo, osserva Gerosa, «tutti i Camp vanno dalle 9 alle 13, quindi i bambini si fermano a pranzo. Durante il pomeriggio è sempre previsto un momento di supervisione dove il team si ritrova per ragionare su come è andata la mattinata e per organizzare le giornate seguenti». Alla fine della settimana, aggiunge poi, «prevediamo sempre una sorta di restituzione. Negli anni passati abbiamo realizzato per esempio dei video delle giornate. A ciò si aggiunge il rimando che ogni giorno c’è tra l’operatore di riferimento e i genitori del bambino».

Rapporto 1:1 e obiettivi settimanali

Nelle settimane intensive di Educational Camp pedagogisti e terapisti lavorano insieme in modo coordinato, ma soprattutto in un rapporto di 1:1 con i bambini. Il che porta a osservare cambiamenti importanti. «Non si tratta di una colonia estiva nel senso stretto del termine, che normalmente ha la valenza di rappresentare uno spazio di benessere in cui i bambini si possono svagare», rimarca Gerosa. E chiarisce: «Questa dimensione ovviamente c’è, ma c’è anche un approccio terapeutico. Ogni bambino ha un operatore di riferimento che definisce degli obiettivi di lavoro per portarli a termine entro la fine della settimana». Rapporto 1:1, ma anche contesto di gruppo. «Durante la settimana – illustra la responsabile pedagogica di Ares – si tratta di adattare e bilanciare le attività, con i tempi del bambino da solo e dei bambini insieme. C’è quindi un’alternanza tra attività più strutturate e attività di movimento. Cerchiamo anche di avere una cadenza delle giornate che si ripeta, così da ricalcare per quanto possibile le giornate di scuola». Come ogni anno il Camp è infatti anche l’occasione per gli insegnanti di poter conoscere i futuri bimbi inseriti in classi a effettivo ridotto o in classi inclusive. Questo permette agli opi, gli operatori per l’integrazione, di osservare bambini che seguiranno durante l’anno scolastico in un contesto di gruppo, così da individuarne competenze e fatiche, ma anche nell’ottica di conoscersi tra di loro e fare rete.

‘Un’esigenza arrivata anche dai genitori’

Quella di quest’anno è, come detto, la sesta edizione dell’Educational Camp. Cosa è cambiato negli anni? «Sono aumentate la quantità di settimane e il numero di bambini coinvolti», dice Gerosa. Non solo. «A essere incrementata è anche la competenza degli operatori a svolgere attività di questo tipo, come pure gli scambi con le famiglie». Fondamentale, per Gerosa, che «quello che viene fatto al Camp non resti al Camp. Insomma, che la settimana traghetti i bambini verso diversi scopi, che sia il potenziamento di determinati obiettivi o preparare l’inizio dell’anno scolastico». L’interesse di organizzare settimane di questo tipo, evidenzia inoltre la responsabile pedagogica di Ares, «nasce da un lato dalla volontà di riprodurre quanto vissuto come tirocinanti, vale a dire la coscienza di quanta qualità un lavoro di questo tipo possa portare». Dall’altro, come noto, la pausa estiva è un periodo vuoto: «Certo, ci sono proposte del territorio, ma non per forza a misura dei bambini che partecipano al nostro Camp. Quella di iniziare a organizzare settimane di questo tipo – rievoca Gerosa – è una richiesta arrivata anche dagli stessi genitori. Prima che iniziassero i Camp, alcune delle famiglie che seguivamo già durante l’anno scolastico ci chiedevano cosa facessimo per l’estate. Così abbiamo iniziato a proporre delle attività specifiche». La lunga pausa estiva, conclude Gerosa, «portava a osservare in alcuni bambini una carenza dovuta alla mancanza di attività».