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Grande Giove! ‘Ritorno al futuro’ ha quarant'anni

Il 1° capitolo della trilogia usciva negli Stati Uniti il 3 luglio 1985, e il viaggio nel tempo non si è mai fermato. Complice anche una mostra milanese

Da sinistra, Michael J. Fox (Marty McFly) e Christopher Lloyd (Dr. Emmett Lathrop Brown, o ‘Doc Brown’)
3 luglio 2025
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Commemorare ‘Ritorno al futuro’ è un atto estremamente complesso. Si corre il rischio di cadere nella retorica, di eccedere in citazioni, di dover fare i conti con l’età e scendere a patti con la nostalgia, restando schiacciati dalla consapevolezza che a quarant’anni dal primo episodio della trilogia, uscito nelle sale americane il 3 luglio del 1985, nessuno si è ancora preso l’impegno di creare un flusso canalizzatore vero, da applicare a una qualsiasi delle nostre automobili elettriche per andare avanti nel futuro o indietro nel passato, senza inquinare troppo. Insomma, inventiamo tante cose belle come l’intelligenza artificiale e i cani robot, ma di viaggiare nel tempo non se ne parla. Ed è un peccato, non tanto per l’impossibilità di rubare l’almanacco sportivo e vincere alle scommesse (in verità, i calciatori già scommettono su di sé da almeno sessant’anni), quanto per il non poter cambiare il presente che sta diventando, obiettivamente, una mezza schifezza.

Potendo viaggiare nel tempo, oltre che spacciarsi per gli inventori del rock and roll (in verità, Little Richard si è sempre definito tale), si potrebbe pure restituire il maltolto a Robert Zemeckis (regia, soggetto e sceneggiatura) e Bob Gale (soggetto e sceneggiatura), ovvero le menti di ‘Ritorno al futuro’, facendo consegnare a loro e non a quelli di ‘Witness – Il testimone’ l’Oscar del 1986 alla miglior sceneggiatura, in quanto creatori di un meccanismo perfetto (nella sua palese imperfezione) che ancora oggi ispira voli pindarici e salti nelle piscine dello spazio-tempo.

Sono tante le cose che l’uomo potrebbe fare con una DeLorean, la macchina del tempo. Le due più importanti: Jannik Sinner sfrutterebbe almeno uno dei tre match point gettati al vento a Parigi in giugno, e qualche signore della guerra finirebbe a lavarci i vetri dell’auto nel cortile di casa, provocato con stupidi scherzi da caserma e frasi come “non ci cascare tutte le volte McFly” (sostituendo “McFly” con il nome di un dittatore a piacere).

‘Mi dispiace, fate troppo rumore’

Forti di quarant’anni di conoscenze musicali, potremmo anche tornare nel 1986 e cambiare la storia dell’Oscar alla miglior canzone, conferendo piena dignità accademica a ‘The Power of Love’, cui gli ingessati dell’Academy preferirono la soporifera ‘Say You, Say Me’, da ‘Il sole a mezzanotte’. Quanto ad Alan Silvestri, autore del tema di ‘Ritorno al futuro’, nemmeno fu candidato*. Ed è curioso come ‘The Power of Love’ di Huey Lewis and the News, il San Francisco sound degli anni Ottanta, nulla c’entri con il film.

Nel 1985, in un ristorante di Hollywood, Gale, Zemeckis e Steven Spielberg (produttore esecutivo del film e amico dei due autori sin dai tempi dell’università) chiesero al frontman una canzone. “Mi dissero che avevano scritto un film chiamato ‘Ritorno al futuro’ e avevano deciso che noi saremmo stati la band preferita del protagonista”, ricordava Lewis un paio di anni fa a Classic Rock. “Risposi che non avevo idea di come si scrivesse una canzone per il cinema, ma garantii che avrei spedito loro la prima canzone che sarebbe nata. Sapevo che era un buon pezzo, ma non lo credevo adatto, perché era una canzone d’amore”. Tanto piacque a Zemeckis che il regista volle Lewis nel ruolo del professore bacchettone che stronca il gruppo di Marty all’audizione per suonare al ballo della scuola. “Ero riluttante, pensavo che fosse un film per bambini. Ci accordammo per un cameo, con travestimento e non accreditato”.

Nell’agosto del 1985, ‘The Power of Love’ raggiunse la vetta della Billboard 100, ma fruttò meno di quel che si pensi. “Per questioni di diritti, il brano non poté uscire negli Stati Uniti con il nuovo disco, così lo vendemmo per 100mila dollari, forse meno. Non è arrivato tanto da quel brano, ma non mi importa, non lo abbiamo scritto per denaro e ancora lo amiamo”. O meglio: “In America abbiamo hit a sufficienza per non doverla suonare sempre. È un po’ come il mestiere che facciamo: se non lavori troppo, è il più bello del mondo. E se non suoni troppo spesso ‘The Power of Love’, è la canzone più bella del mondo”.

L’inizio della fine

“Skateboarder, donnaiolo e rockettaro. Marty McFly era il personaggio che potevo interpretare dormendo”. Lo scrive Michael J. Fox in ‘Lucky Man’, autobiografia del 2002. È noto il subentro al collega Eric Stolz a riprese già iniziate, per un ripensamento degli autori; è noto che Fox avesse già un altro lavoro. Per tre mesi e mezzo, il nuovo McFly si divise tra il set di ‘Ritorno al futuro’ e quello di ‘Casa Keaton’, sitcom in cui interpretava il teenager Alex. “Un autista mi prelevava da casa al mattino presto e mi portava alla Paramount, dove giravo fino alle 5 del pomeriggio. Poi un altro autista mi portava negli studios della Universal, dove lavoravo sino all’alba”. Perché quelli della Paramount erano stati chiari: per ‘Ritorno al futuro’ avrebbe lavorato di notte, o nei day off della serie. “A quel punto, decisi di portarmi coperta e cuscino”.

Lo sdoppiamento Alex-Marty produsse in Michael J. Fox stress oltre ogni limite e la convinzione che il lavoro per ‘Ritorno al futuro’ fosse stato pessimo: “Una sera, nel backstage delle riprese di ‘Casa Keaton’, cercai disperatamente la videocamera di Marty McFly: nemmeno sapevo dove mi trovavo”. Fox racconta di non aver voluto visionare l’anteprima del film, ma di averlo visto in una sala con pubblico a pagamento, per capire in prima persona e non dal racconto di altri il risultato. Conscio che ‘Voglia di vincere’ (Teen Wolf, 1984) gli avrebbe “rovinato la carriera prima ancora che fosse cominciata”, per Michael J. Fox ‘Ritorno al futuro’ rappresentò tutto e allo stesso tempo “l’inizio della fine”, visto che nulla, nemmeno il bel ruolo in ‘Le mille luci di New York’, avrebbe reso Marty McFly meno ingombrante.

Oggi una DeLorean porterebbe Michael J. Fox nel futuro a cercare la cura per il Parkinson, scoperto nel 1991 durante le riprese di ‘Doc Hollywood’. È forse per questa sua fragilità, la stessa di Superman in carrozzella (Christopher Reeve, 1952-2004), che abbiamo scelto di scrivere di lui. È sempre la sua fragilità a farcelo amare come quand’era giovane. Anzi, di più.

*si consiglia di prestare attenzione in caso di ascolto del tema di ‘Ritorno al futuro’ in automobile, quando il veicolo supera le 88 miglia orarie (141,6 km/h)


LaRegione
Villa Beretta Magnaghi, ‘The Exhibition’

La mostra

Benvenuti a Hill Valley, provincia di Milano

È subito chiaro che il Palazzo del Tribunale è una gigantografia, ma inserita nel verde circostante e col cartello stradale a fianco in cui si dà il benvenuto a Hill Valley (“Un posto grazioso in cui vivere”), è un attimo sentirsi nel 1985. Mettici pure il tavolo sul quale depositare le offerte per salvare l’orologio della torre, il furgone dei libici (targato Vicenza) e la Toyota Hilux SR5 di Marty McFly, parcheggiate in pace l’una di fianco all’altra. Ma è un attimo anche sentirsi nel 1955 davanti alla Ford 1946 di Biff Tannen, nello spazio condiviso con la DeLorean DMC12 con luci, lucette e flusso flussante, pronta (pronte) per un selfie o foto di gruppo.

‘Back in Time – The Exhibition’ è il titolo della mostra allestita a Villa Beretta Magnaghi in quel di Marcallo con Casone, a metà strada tra Milano e Novara. E questo era soltanto il fuori. Il resto della botta emotiva è negli oltre 100 memorabilia, tutti certificati, all’interno della villa: oggetti di scena, costumi, documenti originali inediti, una sala proiezioni con documentari ad hoc e foto set professionali per documentare la ‘experience’. Dal primo film sono lì da vedersi – protette da apposite teche – la tuta antiradiazioni di Marty McFly e il walkman Aiwa con cuffiette e cassettina di Van Halen; senza alcun ordine d’importanza, seguono la camicetta di mamma McFly (Lea Thompson), la giacca di papà McFly (Crispin Glover), le copie autentiche dell’Hill Valley Telegraph del 1955 e i progetti della torre dell’orologio, nonché lo storyboard completo del finale alternativo della prima pellicola e la Red Gibson di inizio film (la chitarra di “Superstereo…”). E poi la carica di plutonio della DeLorean, due maglie di Doc Brown e il manifesto del ballo ‘Incanto sotto il mare’. A questo proposito: il ballo ‘Incanto sotto il mare’ si terrà sabato 19 luglio dalle 19, 100 posti solo su prenotazione.

Tornando all’oggettistica: ce n’è anche dal secondo e terzo episodio, tra bottiglie di Pepsi e Nike del futuro, hoverboard, scatole di fiammiferi di Tannen (Tom Wilson) e il già citato Grande almanacco sportivo per diventare ricchi.

Folgorazioni

Andrea Sandrone è il curatore dell’esposizione, organizzata da Infinity Events in collaborazione con Ritorno al futuro Italia Aps, e prorogata fino al fatidico 26 ottobre, giorno del primo viaggio nel tempo. Grazie alla collaborazione con il gruppo Outatime Italia, la mostra sostiene il Team Fox, l’associazione per la ricerca sul Parkinson fondata da Michael J. Fox e destinataria di una parte del ricavato dell’evento (si può donare in loco; a giugno sono stati devoluti i primi duemila dollari). «Si tratta di una collezione privata, appartenente a un’unica persona, un italiano», racconta Andrea. «È stata esposta in formato più ridotto altrove tra il 2022 e il 2023, in occasione del 40esimo dell’uscita del primo film è qui al completo». Sardone ci spiega la genesi della Time Machine esposta, ci dice che di DeLorean originali ne sono rimaste al mondo tre e una è la scocca di quella investita dal treno nel terzo e definitivo episodio. I dettagli dei restauri meriterebbero pagine a parte.

Visitiamo con lui la caffetteria a tema Lou’s Cafe, non prima di avere condiviso un’emozione: «Sono un collezionista – conclude – e ‘Ritorno al futuro’ è stato il primo film che ho visto nella mia vita, avevo 12 anni, ora supero i 50. Da bambino mi è presa la fissa per il nucleare, il plutonio e i viaggi nel tempo, ma nella vita faccio impianti di sicurezza». Ride, Andrea, il giusto per farci una promessa: «Ok, se trovo il modo di viaggiare nel tempo ti scrivo».


Andrea Raffin


Andrea Raffin


Andrea Raffin


Andrea Raffin


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