Il coordinatore leghista: contro Gobbi illazioni e mistificazioni. Il presidente del Centro: un ministro può indagare segretamente su cittadini? Rispondi
Caso ‘Hospita Suisse’, inchiesta segreta commissionata dai vertici della Lega su Eolo Alberti, dimissioni di Sabrina Aldi... il caso è anche e soprattutto politico e tra Daniele Piccaluga e Fiorenzo Dadò è scontro totale. A iniziare è stato il coordinatore della Lega, rispondendo all’editoriale su ‘Popolo e libertà’ con cui il presidente del Centro ha menato fendenti nei confronti di via Monte Boglia e dei comportamenti tenuti di recente. In una nota inviata alle redazioni, infatti, Piccaluga non si tiene: “Un moscerino nell’occhio di un avversario non nasconde le travi che si hanno nel proprio occhio”, inizia con pragmatismo prima di lanciare la bagarre: “È così che, con la solita preoccupante ossessione, mista a incontenibile astio e rancore per fatti immaginari, Dadò insiste nel diffondere il suo verbo con illazioni e mistificazioni, ovviamente sempre e solo contro Gobbi, ora presidente del governo”. Il coordinatore della Lega ritiene che “la causa è ovviamente pretestuosa, lo scopo palese. Esso è infatti quello di far passare un’innocua formica per un elefante, ossia di distogliere l’attenzione dal disastro di enormi proporzioni causato dalla sua rappresentante in Consiglio federale Amherd, proprio del Centro, che se l’è data a gambe levate dopo aver sconquassato esercito e servizi segreti e ora al centro di inchieste federali per aver commissionato l’acquisto dagli Usa di 36 aerei da combattimento, dei quali 24 armati per gite fuori porta e 12 senza alcun armamento”. Il pungiglione va a colpire anche Raffaele De Rosa, dal momento che per Piccaluga “altra causa che scatena Dadò, ora a titolo cautelativo, è ovviamente il timore che pure il suo consigliere di Stato venga messo in discussione. È un timore fondato, giacché le inadempienze sono altrettanto evidenti a tutti”.
Interpellato da ‘laRegione’ per una replica, Dadò sgancia siluri: «La dirigenza della Lega, attraverso il suo ventriloquo-pescatore a mosca, ha emesso un timido vagito, senza tuttavia rispondere a nessuno dei numerosi interrogativi che gli vengono posti. La tattica suggerita ai vertici leghisti dal navigato “cacciatore di pesci”, è sempre la stessa: agita le acque e confondile più che puoi, per potervici pescare. Tuttavia – insiste Dadò – questa volta all’ignaro Piccaluga si è fatta perdere un’occasione d’oro, quella di stare tranquillo, di non smuovere ulteriormente l’acqua nella quale si trova a sguazzare poiché, tra inchieste e riunioni segrete, rapporti raffazzonati, violazioni del segreto bancario, comportamenti da bulli, scambi di cadreghe, bevute e incidenti stradali è già torbida abbastanza». Per Dadò, Piccaluga «farebbe meglio a pensare finalmente con la propria testa, in quanto sa, o dovrebbe sapere, di cosa si sta parlando; se gli dovessero mancare informazioni si faccia raccontare cosa dicono veramente i verbali d’interrogatorio, direttamente dagli interessati. Invece di menare il can per l’aia tirando in ballo aeroplani da guerra che non c’entrano nulla, addirittura minacciando velatamente il consigliere di Stato De Rosa secondo modalità per noi in Svizzera estranee e in uso più a sud, Piccaluga risponda pubblicamente ai ticinesi alle domande che gli vengono poste». Tanto per rievocarne alcune: «Per Piccaluga (e il suo ventriloquo), un consigliere di Stato può o non può indagare segretamente su privati cittadini e su membri del parlamento? Le persone indagate segretamente dalla dirigenza della Lega sono state avvisate dell’esistenza di questa inchiesta parallela? Se sì, i notabili della Lega possono illustrare la loro risposta in modo trasparente? Per quale ragione il consigliere di Stato Gobbi ha, tra le altre cose, negato al procuratore di conoscere l’immobiliare al centro dell’inchiesta penale che era stata anch’essa oggetto del rapporto Petrini che lui stesso ha commissionato e ovviamente letto? L’avvocato Petrini, membro del Cda di BancaStato in quota Lega, poteva o non poteva assumere il mandato dell’inchiesta segreta nonostante fosse il legale consulente di Eolo Alberti? Come è stato utilizzato il rapporto segreto una volta che l’avvocato Petrini l’ha consegnato al vertice della Lega?». Ma il ventriloquo sarebbe? “Ah, saperlo”, direbbe Dagospia.
‘Hospita Suisse Sa’ e dintorni. C’è il piano penale, ovvero l’inchiesta condotta dalla pp Borelli per presunti reati penali a carico di Eolo Alberti (l’ex deputato della Lega eletto nell’autunno 2023 dal parlamento nel Cda dell’Ente ospedaliero cantonale), già azionista e direttore amministrativo della società, e di altre persone. E c’è il bubbone politico, scoppiato con la recente interrogazione dei deputati dell’Mps Matteo Pronzini e Giuseppe Sergi. Dunque l’indagine parallela/segreta. Che lo scorso anno il coordinatore in quel periodo della Lega – il consigliere di Stato e capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi – e i suoi vice avevano deciso di avviare, incaricando l’avvocato Enea Petrini, già granconsigliere per il movimento e dall’agosto del 2023 membro del Consiglio di amministrazione di BancaStato, di eseguirla.
Il documento in cui Petrini riferisce dell’esito dei suoi accertamenti è datato 28 aprile 2024 e concerneva i rapporti contrattuali tra la Hospita Suisse Anesthesia Care Sa, la società operativa di Hospita Suisse, i cui conti e altre relazioni erano in BancaStato, e l’ex direttore amministrativo Alberti. Ma in quelle pagine vengono menzionati dati e circostanze riguardanti anche altre persone orbitanti intorno alla società, come l’allora direttrice amministrativa e parlamentare leghista Sabrina Aldi. In relazione al documento il pg Pagani ha interrogato in settembre Gobbi come persona informata sui fatti. Dell’esistenza del rapporto il Consiglio di Stato, che aveva proposto al parlamento la nomina di Alberti in Eoc, non sapeva nulla. Tornando a Petrini e all’opportunità di accettare l’incarico conferitogli dai responsabili della Lega, riformuliamo le domande che avevamo indirizzato martedì a BancaStato: il Consiglio di amministrazione si è posto la domanda a sapere se esistano ancora i requisiti di irreprensibilità – ai sensi della Legge federale sulle banche – affinché Petrini possa continuare a far parte del Cda? Al riguardo, e al momento, la Finma, l’autorità federale di vigilanza, si è mossa/espressa? La risposta: “La posizione della Banca è quella di non esprimersi al riguardo”. Non converrebbe comunque fare degli approfondimenti?
A nominare i componenti del Cda della banca cantonale è il Consiglio di Stato. Ebbene, che cosa intende fare il governo? «Parlando in termini generali, quando ci possono essere delle situazioni che meritano degli approfondimenti e che interessano membri del Cda della Banca è lo stesso Consiglio di amministrazione che ha il dovere di effettuare i necessari approfondimenti – spiega da noi interpellato il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta –. Qualora emergano problemi che richiedono un coinvolgimento dell’autorità di nomina, il Cda informa l’autorità di nomina, cioè il governo. Per quanto attiene al caso specifico, a oggi non abbiamo ricevuto richieste da parte del Cda che rendano necessarie decisioni del Consiglio di Stato». A oggi. E la commissione speciale del Gran Consiglio preposta al controllo del mandato pubblico di BancaStato, commissione presieduta attualmente da Dadò, subentrato alla deputata del Plr Cristina Maderni, come intende muoversi? Dadò: «In primis spetta al Cda dell’istituto di credito cantonale e al Consiglio di Stato, che è autorità di nomina. In tutti i casi ogni questione delicata che riguardi la Banca è nostro compito valutarla attentamente e anche questa credo proprio sia necessario tematizzarla: ne parleremo certamente quando mi incontrerò con i colleghi».