L'avvocato Pasi, legale di Alberti, scrive al sost pg Capella. ‘Segnalante ancora ignoto nonostante il mio cliente lo abbia querelato oltre nove mesi fa’
“In fin dei conti, il mio patrocinato chiede che sia restituita l’impressione oggettiva che l’istruzione segue il corso previsto e determinato dalla legge e dai diritti che questa contempla, non già – per effetto di lungaggini e sofismi – da logiche aliene all’amministrazione della giustizia”. Firmato avvocato Pierluigi Pasi, difensore di Eolo Alberti. Destinatario della tagliente lettera, datata 28 luglio, il procuratore generale sostituto Moreno Capella.
Non molla la presa Alberti. L’ex deputato leghista al Gran Consiglio sotto inchiesta per reati patrimoniali legati all’affaire Hospita Sa non si accontenta di quanto dichiarato nero su bianco dal sost pg a proposito dell’identità – tuttora ufficialmente misteriosa – della gola profonda. Ovvero della persona che, informando lo scorso anno una commissaria della Polizia giudiziaria di presunte irregolarità in Hospita, ha di fatto innescato l’indagine, con più imputati, coordinata dalla pp Chiara Borelli. Lui, Alberti, già direttore amministrativo della società, ha sempre respinto gli addebiti penali e nel novembre 2024 ha querelato per diffamazione e calunnia l’autore/autrice della segnalazione all’agente della Cantonale. Così hanno fatto la moglie dell’ex parlamentare, assistita dall’avvocato Diego Della Casa, e, con un esposto per denuncia mendace e sviamento della giustizia, la comunione ereditaria dell’azionista di maggioranza, nel frattempo deceduto, rappresentata dall’avvocato Paolo Bernasconi. Querele, approdate al tavolo di Capella, ancora contro ignoti. Sollecitato dagli indagati nel dossier Hospita, il Ministero pubblico sino ad oggi non ha fornito loro le generalità della gola profonda. A indurre Alberti a scrivere (nuovamente), attraverso il proprio legale, a Capella è stato quanto comunicatogli da quest’ultimo il 24 luglio.
È la missiva in cui il magistrato spiega la ragione per la quale tre giorni prima ha revocato la decisione che aveva preso a fine giugno. La decisione cioè di sospendere il procedimento per diffamazione, calunnia, denuncia mendace e sviamento della giustizia in attesa dell’esito dell’inchiesta sui presunti illeciti patrimoniali riguardanti il caso Hospita condotta dalla collega Borelli, “essendo le circostanze” ritenute lesive dell’onore “oggetto” dell’indagine della procuratrice (questo, aggiungeva Capella, “prima di compiere un qualsiasi atto istruttorio nel procedimento contro l’ignoto supposto diffamatore/calunniatore”). La revoca è intervenuta prima che la Corte dei reclami penali si pronunciasse sui reclami di Alberti, della moglie e degli eredi dello scomparso azionista di maggioranza contro la decretata sospensione. Il perché del dietrofront del sost pg? Prima di eventualmente congelare il procedimento andava garantito il diritto delle parti di essere sentite (vedi ‘laRegione’ del 30 luglio, pagina 8). Ma sono le ultime righe della comunicazione del 24 luglio a non piacere affatto ad Alberti e difensore: Capella conclude che le generalità dell’ignoto segnalante non gli sono “al momento note” e che se Alberti vuole conoscerle, “credo che la miglior cosa sia di richiederle direttamente alla titolare” del procedimento per gli ipotizzati reati patrimoniali, ossia alla pp Borelli. In precedenza lo hanno fatto. Invano.
Ed eccoci alla lettera inviata il 28 luglio a Capella dal legale di Alberti. “Non mi è per nulla chiaro – annota fra l’altro l’avvocato Pasi – il motivo per il quale (...) per chiarire le generalità della persona querelata, lei, una volta di più senza motivazione e anche spicciamente, mi rimanda alla direzione di un altro e distinto procedimento penale da cui il presente non dipende affatto (...)”. Ribadisce Pasi: “Il querelante accusatore privato (Alberti, ndr) chiede alla direzione di questo procedimento penale dipendente da querela per reati contro l’onore – dunque a lei – di conoscere le generalità della persona che ha querelato (che a lui non sono note) che, siccome imputata, tale risulta necessariamente nel presente procedimento. Generalità le quali, peraltro già note alla polizia giudiziaria, si ritiene che la direzione di questo procedimento sia (fosse) comunque tenuta a determinare senza dilazione in virtù del dovere che le incombe di procedere raccogliendo le prove e di istruire senza ritardo”. Del resto al sost pg basterebbe interpellare “la polizia giudiziaria, ovvero la commissaria” per conoscere le generalità della gola profonda.
Intanto sono trascorsi “oltre nove mesi” dalla querela sporta da Alberti…