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B.B. King: il Re del Blues avrebbe cent'anni

Punto di riferimento chitarristico, era nato il 16 settembre 1925 a Berclair, Mississippi. Lucille era la sua chitarra, suonò con lui anche a Bellinzona

All’anagrafe Riley B. King
(Keystone)

‘Heavenly birthday’ è la bellissima espressione, molto in voga sui social, che indica le celebrazioni dei compleanni di chi non c’è più. Il 16 settembre Riley B. King, per tutti B.B. King, avrebbe compiuto 100 anni. Se n’è andato alla soglia dei novant’anni a maggio del 2015, dopo una vita passata a suonare, girando sul bus, alla vecchia maniera, anche quando i medici e chi gli voleva bene lo pregavano, senza alcun successo, di scegliere una vita più riposante e adatta agli acciacchi dell’età.

B.B. King è una superstar di quella generazione di bluesman che ha cambiato le regole della musica perché è stata e continua a essere il modello fondamentale per il chitarrismo rock. Da Eric Clapton in poi tutti i grandi nomi che hanno fondato il rock contemporaneo si sono abbeverati alla fonte della sei corde blues: per Clapton, che è stato amico di B.B. King, ‘Live At The Regal’, che è per il blues quello che ‘Live At The Apollo’ di James Brown è per il Funk, è il disco che gli ha fatto decidere di suonare la chitarra.

B.B. King aveva uno stile e un suono inconfondibili, più sofisticato di quello di altri grandi solisti della musica del Delta, un po’ per il suo dichiarato amore per T-Bone Walker, sottovalutato gigante che ha fatto da ponte tra il jazz, il rhythm and blues, il blues e il rock’n’roll, un po’ per la straordinaria qualità dei musicisti con cui ha suonato agli inizi della carriera, quando ha avuto vicino alcuni personaggi destinati a rimanere nella storia del jazz.

Memphis caput mundi

Non si può capire la storia di B.B.King, che era nato nel Mississippi in una famiglia che raccoglieva il cotone, senza ricordare il fatto che sia cresciuto a Memphis che è una delle capitali della musica americana: non solo perché c’è la leggendaria Beale Street, la strada dei club musicali dove Elvis andava a spiare i grandi del Blues. A Memphis ci sono la Stax, la casa discografica del Soul, i Royal Studios, dove Al Green ha inciso i suoi capolavori, c’è un’importante scena rock (da qui viene Alex Chilton). E poi Elvis che viveva qui, a Graceland e che qui alla Sun Record ha iniziato la sua carriera. E guarda caso Sam Phillips, prima di fondare la Sun Record e scoprire Elvis, ha prodotto le prime incisioni di B.B. King.

‘The Thrill Is Gone’, ‘Every Day I Have The Blues’, ‘Sweet Little Angel’, ‘You Know I Love You’, ‘Please Love Me’, ‘Let The Good Times Roll’ sono solo i titoli più famosi del suo repertorio di artista che è una leggenda della chitarra ma anche un cantante clamoroso, dal timbro rauco da ‘shouter’, innamorato di Sinatra. La lista delle star con cui ha suonato e registrato è sterminata, lui stesso che era un uomo dotato di una grande ironia, scherzava sul numero di duetti incisi nell’ultima parte della sua carriera, da Clapton a Zucchero, da Cindy Lauper a Van Morrison anche se tra i suoi featuring più celebri sicuramente c’è quello con gli U2 in ‘When Love Comes To Town’.

B.B. King è forse l’unico chitarrista ad aver reso celebre il nome proprio assegnato alla sua chitarra, Lucille, la leggendaria Gibson ES 335. È stato un uomo generoso, grato alla vita, che si è speso moltissimo in cause di solidarietà con la serenità di chi raccontava che se non avesse scoperto la musica avrebbe fatto volentieri il contadino.


Bellinzona, 30 giugno 2001

Flashback

‘La mia band mi dice che posso suonare seduto’

di Beppe Donadio

Il 30 giugno del 2001 le torri gemelle ancora dovevano cadere, laRegione si chiamava ancora laRegioneTicino e la Terza Guerra Mondiale era una boutade. Morivano Chet Atkins e Joe Henderson, Jim Morrison era morto da quasi trent’anni, e altri intrecci temporali più o meno rilevanti.

Il 30 giugno del 2001 il Bellinzona Blues Festival, tornato nel 2025 così rinominato, si chiamava ancora Piazza Blues. Era iniziato di giovedì 28 com’è iniziato quest’anno, con Joe Colombo (lì con Joe Valeriano). Di venerdì suonarono Ana Popovic, Otis Rush e Gary Moore, di sabato B.B. King, dopo Keb’ Mo’, Mighty Mo Rodgers, Earl Thomas e The Jezebelles. E dalla una di notte, o del giorno dopo che dir si voglia, jam session e dopo-festival alla discoteca Ramarro. Sabato 30 giugno 2001 “valeva la pena – scriveva l’inviato de LaRegioneTicino – di starsene in piedi pigiati nella folla per più di quattro ore filate. Per la musica, certo, ma anche solo per vedere The King of Blues e per sentire dal vivo il suo rivoluzionario vibrato, divenuto metodo assoluto”. “Una novità bomba”, diceva giorni prima l’articolo che ne annunciava l’arrivo, specificando che il chitarrista avrebbe cantato “accompagnato dalla leggendaria chitarra Lucille e la sua formidabile orchestra”.

Blu elettrico

Quel baule di pepite musicali che è l’archivio della Rsi, al tempo Tsi, di quel concerto regala testimonianza indiretta grazie all’utente tedesco che 13 anni fa caricò il filmato sul proprio canale YouTube e nessuno gliel’ha mai oscurato. L’esibizione è quasi integrale, dalla jam iniziale a quando, otto minuti dopo la prima nota, “la sua formidabile orchestra” chiama sul palco la leggenda: Lucille produce un si bemolle e B.B. King, in blu elettrico come la chitarra (elettrica), fa la storia della città. Il suo benvenuto è ‘Let The Good Times Roll’ a doppia velocità. A parole, è il seguente: “Ho settantacinque anni, la mia band mi ha detto che ho il diritto di suonare da seduto”, e da seduto suona la consona ‘I’ll survive’ (Sopravviverò).

La band, fa sapere l’utente YouTube, era la seguente: Michael Doster al basso, Calep Emphrey alla batteria, Leon Warren alla chitarra, James Toney alle tastiere, più la fantastica sezione fiati composta da Melvin Jackson, James Bolden e Stanley Abernathy (gli ultimi due ancora in vita). Da ‘Caldonia’ in poi, in Piazza Governo è festa, da ‘Ain’t That Just Like a Woman’ a ‘You Are My Sunshine’ a ‘How Blues Can You Get?’ (l’omaggio di John Jorgenson a B.B. King nell’edizione di quest’anno, che la Tsi tagliò), fino al tributo a Muddy Waters, ‘Don’t Go Farther’.

Il Piazza Blues di B.B. King si chiude su ‘Makin’ Love Is Good For You’, con ulteriore ‘round of applause’ riservato ai musicisti e a “my guitar, Lucille”. Poi il Re si mette in piedi: “We thank you. My name, B.B. King, and we love you”. Generoso lancio di plettri e dalla stessa scaletta dalla quale era salito, B.B. King se ne scende. ‘The Thrill Is Gone’ (Il brivido se n’è andato), aveva cantato poco prima, brano che nel 1970 valse al Re del Blues un Grammy, e che continua a parlare di lui. Il brivido se n’è andato: lunga vita al brivido.