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Da 40 anni una sola missione: la salute del Centro America

Annullata per il maltempo la festa che sabato l’Associazione per l’aiuto medico (Amca) avrebbe dovuto tenere a Castelgrande per i 40 anni di attività

(Forza e sorriso, nonostante tutto Tutte le foto di Massimo Pedrazzini )
25 settembre 2025
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Galeotto fu il viaggio che nel 1985 portò per la prima volta Franco Cavalli in Centro America. Un viaggio che fece nascere nel medico ticinese, confrontato con la precaria (eufemismo) situazione sanitaria esistente allora in Nicaragua, la scintilla che negli anni a venire avrebbe acceso il fuoco di Amca, l’associazione per l’Aiuto medico al Centro America. Quel fuoco, le cui fiamme iniziarono ad ardere quattro decenni orsono, non si è ancora spento e da 40 anni continua ad alimentare la solidarietà della popolazione (non solo) ticinese per progetti di cooperazione allo sviluppo in ambito sanitario, a favore di una tra le regioni più depresse dell’intero pianeta. Molto è stato fatto da quel primo viaggio in Nicaragua e l’attività si è allargata a quasi tutti i Paesi centroamericani, ma altrettanto rimane da fare, a maggior ragione in un periodo storico come quello attuale, le cui forti turbolenze internazionali coinvolgono praticamente tutto il mondo, con ripercussioni significative sul sempre fragile tessuto del continente latino-americano.

Quella di sabato sarebbe dovuta essere una giornata di festa e di sensibilizzazione, ma le previsioni meteo tutt’altro che positive hanno costretto gli organizzatori all’annullamento... «Purtroppo non abbiamo potuto fare altrimenti – conferma Manuela Cattaneo, segretaria dell’associazione –. Ci siamo trovati in una situazione nella quale sarebbe stato impossibile preparare le infrastrutture necessarie, in particolare tutto l’impianto elettrico. Tra l’altro, nei prossimi giorni le temperature caleranno in modo sensibile, tanto da sconsigliare una cena all’aperto. Ci tenevamo a far ritorno ai Castelli dopo qualche anno di assenza, ma purtroppo il meteo ci ha giocato contro. E in questo periodo dell’anno sarebbe stato difficile pensare di posticipare l’evento a una data successiva».

Festa o non festa, rimane il fatto che Amca festeggia 40 anni, un’occasione per ripercorrere genesi e storia di un’avventura che, partita come un granello di sabbia, negli anni si è trasformata in un’intera spiaggia, con 11 progetti in corso, portati avanti in collaborazione con 39 partner, per un investimento che supera gli 800’000 franchi all’anno e del quale ogni anno beneficiano oltre 150’000 persone. Ancora Manuela Cattaneo: «Durante il suo primo viaggio in Nicaragua, Franco Cavalli si era reso conto di come nel Paese non esistesse un servizio di oncologia pediatrica, in una regione centroamericana nella quale, tra l’altro, l’incidenza dei tumori infantili è sensibilmente superiore rispetto all’Europa. Tutto questo aveva quale risultato una mortalità praticamente del 100 per cento».

‘Svizzeritudine’, una peculiarità utile

Il fatto che il Nicaragua stesse vivendo una situazione di guerra civile – quella dei Contras contro il legittimo governo sandinista – non facilitava certo la situazione: «Un gruppo di medici, in collaborazione con l’ospedale pediatrico di Monza, decise di allestire un primo reparto emato-oncologico pediatrico, portando sul posto la formazione e le prime terapie». Anche dalle nostre parti, molti li consideravano medici comunisti che andavano alla rivoluzione, ma si trattava unicamente di diritto alla salute. Tant’è vero che, nei decenni seguenti, Amca ha collaborato – e non sempre è stato facile – anche con i governi liberisti susseguitisi a quello uscito dalla rivoluzione: «Il nostro obiettivo è sempre stato l’ottenimento di un risultato tangibile e sostenibile. Credo che la nostra “svizzeritudine”, la capacità di cercare collaborazioni e di trovare compromessi ci abbia spesso aiutato ad arrivare là dove volevamo arrivare. Comportarsi in maniera arrogante rappresenta una contraddizione in termini per chi si occupa di solidarietà. Questa flessibilità ci ha permesso di mantenere buoni rapporti con le istituzioni sanitarie e con i partner della società civile della regione, tant’è che in Nicaragua siamo rimasti una delle ultime Ong svizzere accreditate».

Agli albori della sua attività, Amca ha portato in Nicaragua le prime chemioterapie, le prime radioterapie e il primo reparto di emato-oncologia pediatrica. Un lavoro che ha dato frutti tangibili. «La costruzione del reparto di emato-oncologia pediatrica all’ospedale La Mascota di Managua ha avuto un immediato impatto positivo sul tasso di mortalità, grazie in particolare alle diagnosi precoci che hanno aumentato il numero delle guarigioni».

Nonostante ciò, a un certo punto è balzato all’occhio un preoccupante aumento della mortalità infantile in ospedale: «Alla base del quale vi era la mancanza di un accompagnamento sociale. Soprattutto in un Paese come il Nicaragua, dove a inizio anni Novanta scarseggiavano strade e vie di comunicazione, per molte famiglie era impossibile o troppo oneroso raggiungere la capitale e soggiornarvi per il periodo di cura dei bambini, ragion per cui posticipavano il più possibile il viaggio, con il risultato di giungere in ospedale quando purtroppo era già troppo tardi. Occorreva mettere in piedi un servizio di accompagnamento per le famiglie: un’assistente sociale, una psicologa all’interno del reparto, la copertura delle spese di viaggio, l’edificazione di un piccolo albergo nei pressi dell’ospedale per l’accoglienza dei genitori dei pazienti... Addirittura, si andava a prelevare i bambini direttamente nei loro villaggi, in bus, in barca, a cavallo, così da bypassare una certa resistenza culturale e religiosa delle famiglie, a volte restie a far curare i figli per un tumore. Insomma, questo ulteriore servizio – finanziato da tantissimi padrini e madrine in Ticino – ha portato ad avere un 60% di remissioni delle leucemie, il che rappresenta un risultato apprezzabile per un Paese in via di sviluppo (in Europa siamo attorno al 90%, ndr)

Sulla rotta dei migranti

I progetti portati avanti da Amca in quattro decenni sono molteplici, ma ve n’è uno direttamente legato alla situazione geopolitica degli ultimi anni: il programma di sostegno integrale alla salute lungo la rotta sud-nord della migrazione latinoamericana: «Una strada della disperazione che tocca Nicaragua, Honduras, El Salvador, Guatemala e arriva fino in Messico. Tenendo fede a quello che è il “core business” dell’associazione, lungo la “ruta” sosteniamo cinque rifugi per migranti, occupandoci della salute, anche mentale, di donne e bambini, spesso traumatizzati dalle violenze subite lungo il cammino. Da quando il presidente statunitense Donald Trump ha chiuso la frontiera a nord e il governo messicano ha inasprito le leggi sulla migrazione, i rifugi sono passati dall’essere luogo di transito a luogo d’arrivo: a Città del Messico, dove esiste un grande centro di accoglienza legato alla chiesa, così come nei molti rifugi lungo la strada, gestiti dalle comunità e dalle associazioni locali. Come Amca, in collaborazione con un consulente salvadoregno specializzato nella tematica della migrazione, abbiamo iniziato un’analisi d’impatto su questi progetti. A marzo dell’anno prossimo dovremmo essere in possesso dei risultati, il che ci permetterà di valutare le loro nuove esigenze, sempre mantenendo il focus sul tema della salute».

La generosità del Ticino

Tutte iniziative che, ovviamente, comportano un costo non indifferente. Sull’arco di 40 anni «abbiamo finanziato progetti per qualcosa come 20-25 milioni di franchi. Amca ha la fortuna di essere nata in un territorio come quello ticinese, estremamente generoso quando si tratta di dare una mano a chi ne ha bisogno. In altre nazioni europee, le Ong operano sostanzialmente grazie ai soli contributi di istituzioni o fondazioni. Anche per noi, ovviamente, l’aiuto istituzionale è importante, ma il contributo che arriva da medie e piccole donazioni non rappresenta soltanto una goccia nel mare, tutt’altro. D’altra parte, la situazione economica è quella che è, per cui pure noi abbiamo dovuto cercare di diversificare i canali di finanziamento. Dal 2019, tra l’altro, siamo diventati una Ong finanziata dalla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (Dsc), la quale finanzia fino al 40% dell’importo complessivo del nostro programma. Per il restante 60% dobbiamo fare capo anche a contributi istituzionali o di fondazioni private, ma il nostro zoccolo duro di donazioni medio-piccole è rimasto, continua a fare la differenza e ci rassicura del nostro forte radicamento nella realtà ticinese. A garanzia del corretto utilizzo delle donazioni ricevute, Amca può fregiarsi del marchio di qualità Zewo, il quale vincola le organizzazioni a utilizzare il denaro ricevuto in maniera giusta e rigorosa, informando correttamente donatrici e donatori».

Una generosità, quella della popolazione ticinese, che in questi 40 anni si è espressa non soltanto sotto forma di donazioni, ma anche con il desiderio di mettersi in gioco personalmente… «In quattro decenni abbiamo inviato in Centro America circa 400 volontari, tra professionisti, studenti, civilisti e stagisti, provenienti anche dalla Svizzera interna. Molti, dopo aver portato a termine il loro periodo al servizio dei nostri progetti, sono rimasti vicini all’associazione e in alcuni casi sono entrati a far parte del nostro comitato».

L’ennesimo successo di un’associazione ormai diventata adulta, ma che continua a muoversi con l’energia (e gli ideali) di un adolescente.