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Al via il processo per la morte di un operaio a Paradiso

Sono tre gli imputati accusati di omicidio colposo per quanto capitato al cantiere edile dell’ex Hotel du Lac nel gennaio 2021

Il cantiere dove capitò l’infortunio mortale all’inizio del 2021
(Localnews)
23 settembre 2025
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È cominciato il processo a carico di tre imputati accusati di omicidio colposo, in subordine di violazione delle regole dell’arte edilizia, per aver causato, per negligenza, la morte di un operaio al cantiere attivo l’8 gennaio del 2021 all’ex Hotel du Lac a Paradiso. Il presidente della Corte delle Assise correzionali di Lugano è il giudice Paolo Bordoli. L’atto d'accusa è stato firmato dal procuratore generale sostituto Moreno Capella.

Eccezione respinta

In apertura di procedimento, l’avvocato Goran Mazzucchelli ha presentato un'eccezione formale chiedendo il rinvio dell'atto d'accusa. Per quali ragioni? L'atto d'accusa allestito dal procuratore è stato considerato confuso, siccome la correità presuppone un agire doloso che nel caso in questione non c'è. Il legale del 58enne, che era attivo come tecnico di cantiere nel gennaio del 2021, ha ritenuto che la qualifica giuridica obblighi ogni imputato a dover rispondere di accuse rimproverate agli altri. Capella ha ribattuto che i comportamenti e le responsabilità non sono così diverse tra i tre imputati, che hanno compartecipato all’esito letale. Dopo la pausa, l’eccezione è stata respinta dal giudice, secondo il quale l’atto d'accusa rispetta il principio accusatorio.

‘Si sentiva bene’

Dapprima ha risposto alle domande del giudice l’imputato 50enne, che in veste di operaio, quel giorno, dai piani superiori, si stava occupando di gettare materiale e oggetti di scarto nel vano lift. Secondo l’accusa, prima di procedere, l’uomo non avrebbe atteso l’autorizzazione a effettuare il lancio di oggetti da parte di chi operava al piano terreno. Il 50enne ha sostenuto di non ricordare precisamente se ha chiesto due volte il via libera quel giorno, per il terzo lancio, alla persona che si trovava al pianterreno ed è rimasta colpita mortalmente da un telaio porta-finestra. Non può escludere, comunque, di averlo fatto, ma non c’era rumore al sesto piano, si sentiva solo un fruscio di sottofondo. Gli ordini si percepivano in maniera chiara e nessuno è stato rimproverato perché non indossava il casco su quel cantiere.

Omissioni contestate

Dal canto suo, il capocantiere ha contestato le omissioni che gli sono state prospettate dal procuratore. Non ha ritenuto di avere responsabilità penale in merito a quanto capitato. L’atto di accusa gli rimprovera di non aver istruito e formato il personale, di non aver sorvegliato il lavoro, di non aver predisposto muri, barriere di protezione, di non aver adottato gli accorgimenti per assicurare una chiara e inequivocabile comunicazione delle richieste di lancio, perché si sentiva bene, ha garantito il capocantiere. Il 54enne ha risposto di aver spiegato ai lavoratori come procedere, ma il 50enne ha negato di essere stato istruito. Inoltre, il lavoro di svuotamento veniva svolto da diversi operai. Ognuno poteva occuparsi di queste mansioni. Dagli atti, ha detto il giudice, emerge che anche la vittima ha lavorato ai piani in quel cantiere. Il capocantiere ha aggiunto che ha svolto pure lui quella mansione.

Misure di sicurezza discusse

Il piano delle misure di sicurezza è stato discusso tra il capocantiere e il tecnico di cantiere di 58 anni. La modalità di comunicazione, a voce, è stata decisa assieme. Non è stata usata la radiolina siccome si sentiva benissimo anche a voce. Il 54enne ha detto che è stata effettuata la prova con la vittima e un altro operaio e il segnale era pulito. Il 58enne ha affermato di aver agito in maniera corretta e di aver designato una funzione per controllare al pianterreno. Gli altri compiti non necessitavano designazioni particolari, tutti facevano tutto, il 58enne non ha ritenuto che ci fossero obblighi di legge nel dover designare le singole funzioni. Ha contestato pure di non aver istruito e formato il personale perché spettava al capocantiere, dopo aver elaborato il piano di sicurezza. La procedura di lancio degli oggetti dal sesto piano l’ha preparata il tecnico, ma non ha verificato personalmente che fossero rispettate le disposizioni. Il fatto che il sistema funzionasse mi è stato riferito dal capocantiere, ha detto il 58enne.

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