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Socialità, la miccia è accesa. Udc, Plr e Lega: ‘Rivedere la Laps’. Mps: ‘Tassare di più i grandi patrimoni’

Dopo il sì alle due iniziative sulle casse malati, si infiamma la politica. Tra analisi del sistema che porti poi a una riforma strutturale e globalisti

Il dibattito è lanciato
(Ti-Press)
30 settembre 2025
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Tra “costi fuori controllo” e “contraddizioni interne al sistema del welfare”, per il sistema sociale ticinese è “tempo di una riforma strutturale”. Né più, né meno. A esserne convinti – con l’accelerata del voto sulle due iniziative sui premi di cassa malati approvate domenica dal popolo – sono Udc, Plr e Lega. Che con Alain Bühler, Alessandro Speziali e Alessandro Mazzoleni inoltrano una mozione al Consiglio di Stato dove, detta breve, gli chiedono di darsi una mossa. Facendo cosa? Una radiografia completa della socialità, senza sconti, non chiedendo nessuna azione diretta per ora ma – va da sé – preparando il terreno per futuri interventi. Leggasi: una revisione legislativa tout court.

Le richieste al governo

Con ordine. Nella mozione il governo è invitato ad “avviare senza indugio un’analisi approfondita, interdisciplinare e indipendente dell’attuale sistema sociale cantonale, che valuti in maniera sistemica l’efficacia delle singole prestazioni nel raggiungere i loro obiettivi dichiarati, l’efficienza nell’utilizzo delle risorse pubbliche e la loro sostenibilità finanziaria a medio e lungo termine, l’equità nell’accesso e nella distribuzione dei benefici, anche in rapporto alla durata della residenza e della contribuzione”. Non solo, la valutazione dovrà estendersi anche a “un confronto con i sistemi in vigore in altri Cantoni, al fine di verificare se e in quale misura il modello ticinese risulti più oneroso, meno selettivo o meno orientato alla responsabilizzazione dei beneficiari”. E questa analisi “dovrà fornire un quadro completo e trasparente, accompagnato da dati quantitativi e qualitativi, idoneo a costruire la base per una revisione legislativa strutturale”.

Questo è il primo tempo. Perché sulla base dei risultati dell’analisi, arriva il secondo tempo. Bühler, Speziali e Mazzoleni chiedono infatti che, entro un termine definito, il governo presenti al Gran Consiglio “una proposta di revisione complessiva della Laps e delle normative settoriali che regolano le singole prestazioni sociali a essa annesse”. Ed è qui che entra in campo il concetto di revisione strutturale del sistema sociale cantonale, dal momento che l’obiettivo dichiarato è quello di “garantire coerenza e coordinamento fra le diverse prestazioni; rafforzare i criteri di selettività, equità e proporzionalità; incentivare l’attivazione e il reinserimento professionale dei beneficiari idonei; responsabilizzare le persone e le famiglie, evitando dinamiche di dipendenza cronica; assicurare la sostenibilità finanziaria a lungo termine, tutelando nel contempo chi si trova in reale stato di bisogno”.

Non si scappa: il voto di domenica, per i mozionanti, “rappresenta un segnale inequivocabile”. I cittadini hanno “espresso malessere”, d’accordo. Tuttavia, scrivono nell’atto parlamentare, “la questione del finanziamento resta irrisolta: il Consiglio di Stato ha già sottolineato che le iniziative entreranno in vigore solo una volta chiarito come coprire i costi aggiuntivi”. In più, secondo Bühler, Speziali e Mazzoleni, “già prima del voto di domenica, la spesa sociale cantonale superava il miliardo di franchi annui, collocando il Ticino tra i cantoni con la spesa sociale più elevata in rapporto alla popolazione. La differenza salariale con la Svizzera interna non basta a spiegare queste cifre”.

‘A distanza di vent’anni un’analisi ci sta’

Inoltre, “a distanza di vent’anni dall’entrata in vigore della Legge sull’armonizzazione e il coordinamento delle prestazioni sociali (Laps), nata nel 2005 con l’obiettivo di creare un sistema più coerente, integrato, equo e funzionale per le persone in difficoltà, è quindi legittimo e doveroso interrogarsi sulla sua efficacia, sulla sua sostenibilità e sulla coerenza con gli obiettivi originari”. Considerando pure che, per Udc, Plr e Lega, “quanto più uno Stato sociale è generoso e articolato, tanto più rischia di generare effetti collaterali contrari ai propri scopi originari. Tra questi: la dipendenza prolungata dai sussidi, che riduce gli incentivi all’attivazione professionale; la dipendenza assistenziale intergenerazionale, ovvero i casi dove i figli di persone in assistenza interiorizzano la situazione e richiedono a loro volta l’aiuto sociale: l’erosione del senso di responsabilità individuale e familiare, a fronte di un’assistenza percepita come automatica e incondizionata; la frustrazione dei ceti produttivi, che finanziano il sistema senza beneficiarne; la sfiducia nell’equità del sistema, alimentata anche da riscontri di abusi e distorsioni; l’effetto attrattivo che un welfare generoso può esercitare su fasce di popolazione mobile, con conseguenze sui costi e sulla sostenibilità”. E in Ticino “questi fenomeni sono ben visibili”.

Bühler: ‘Non siamo cattivi perdenti, necessità chiara già da tempo’

Certo che questa mozione il giorno dopo delle votazioni che per il centrodestra, almeno per il botto dell’iniziativa del 10%, sono state uno smacco... è essere cattivi perdenti? «Il voto del popolo va rispettato, punto. E no, non è la rivincita di un “cattivo perdente”, anche perché una delle due iniziative l’ho sostenuta – ribatte alla nostra domanda Bühler –. E non ci siamo nemmeno svegliati oggi: sono molti gli atti pendenti su questi temi, inoltrati dall’Udc. La necessità di un’analisi indipendente e di una riforma strutturale del sistema sociale ticinese era chiara già prima del voto e l’atto era in discussione da tempo. Con una spesa che ha superato il miliardo di franchi l’anno e, a vent’anni dall’entrata in vigore della Laps, emergono nodi che non possono più essere ignorati». Quali? «Inefficienze, abusi e disincentivi al lavoro che minano la pace sociale tra chi finanzia e chi beneficia». Insomma, per il deputato Udc «il risultato di domenica ha solo reso questo esercizio ancora più urgente, perché il vero tema non è più se intervenire, ma come farlo. In un contesto dove la Ripam è ormai diventata la principale prestazione del Cantone, ciò impone un ripensamento complessivo dell’impianto sociale e delle sue regole». La rivoluzione però è ancora lontana: «Al Consiglio di Stato chiediamo un rapporto indipendente sul funzionamento complessivo del sistema e, in seguito, una proposta di riforma del sistema sociale cantonale nel suo complesso che metta ordine, elimini le sovrapposizioni, rafforzi gli incentivi all’occupazione e garantisca la sostenibilità a lungo termine. Si tratta in sostanza di un esercizio di buona amministrazione: proteggere chi è davvero in difficoltà, ridare equità ai contribuenti e aggiornare il sistema sociale garantendone la solidità anche alle future generazioni».

Speziali: ‘Lo spunto sarebbe dovuto arrivare da governo e Dss...’

Il presidente del Plr Speziali, dal canto suo, ricorda che «già nell’analisi degli ultimi preventivi abbiamo parlato della necessità di rivedere il sistema, non è quindi un fulmine a ciel sereno ma dà forma a quello che diciamo da tempo: la socialità in Ticino va rivista, e deve essere analizzata, rielaborata e ottimizzata». La Laps, riprende Speziali, «si è cristallizzata gonfiandosi sempre di più». E se questa mozione «era necessaria tempo fa», dopo le votazioni di ieri «è ancora più impellente». Certo, «avrei voluto che questo spunto arrivasse dal Dss e dal governo. Lo dico ogni anno a ogni preventivo: perché fare sempre una fotografia a 12 mesi senza alcuna prospettiva? Con questo atto chiediamo che, questa prospettiva, venga fornita. Riempiamo noi le lacune lasciate dalla timidezza spinta, diciamo così, del Consiglio di Stato». Quindi, «senza fare opposizione ma essendo propositivi e un pungolo».

Mazzoleni: ‘Sono cambiate le esigenze della società’

Il vicecoordinatore leghista Mazzoleni è chiaro: «A distanza di vent’anni la Laps merita di essere rivalutata, nel frattempo sono cambiate le esigenze della società, ce ne sono di nuove cui rispondere mentre altre cui si risponde bisogna capire se hanno davvero una reale efficacia. Inoltre – prosegue – sono cambiati i flussi migratori, che vent’anni fa erano ben diversi e ora bisogna tenerne conto». Infine, per Mazzoleni, «il Ticino vive una situazione difficile dal punto di vista delle finanze, ed essendo fermamente contrari all’aumento delle imposte il riesame di questa legge può portare a dei benefici: siamo tra i Cantoni più sociali, ma questo ci obbliga a chiederci se possiamo davvero permettercelo fino in fondo».

Il Movimento per il socialismo: ‘Aumentiamo così gli introiti’

Un tris di iniziative parlamentari fiscali per finanziare la ricetta socialista, sottoscritta domenica da una chiara maggioranza dei votanti ticinesi, che limita i premi di cassa malati al 10 per cento del reddito disponibile. Le hanno presentate Giuseppe Sergi e Matteo Pronzini del Movimento per il socialismo. Tre iniziative, un unico obiettivo: aumentare gli introiti dello Stato tassando maggiormente i grandi patrimoni.

L’ulteriore salasso per gli assicurati ticinesi alla voce premi di cassa malati (aumento medio per il 2026 del 7,1%), scrivono i due deputati dell’Mps, “è la classica goccia che fa traboccare il vaso. La misura è stracolma. È ormai improcrastinabile una decisa inversione di rotta. Dopo due decenni di un sistema tributario che ha gonfiato oltre ogni limite le tasche dell’1% della popolazione, è necessario compiere un primo decisivo passo per operare una nuova ridistribuzione della ricchezza sociale, questa volta in direzione di chi la produce, ossia le lavoratrici e i lavoratori di questo cantone, i cui redditi diminuiscono proporzionalmente alla crescita dei patrimoni accumulati da poco più di 2mila contribuenti”. Sergi e Pronzini non hanno dubbi: “Un aumento delle entrate fiscali è necessario affinché lo Stato possa contribuire in maniera più importante a soddisfare dei bisogni sociali la cui necessità è ormai indiscutibile”. Per l’Mps, quindi, “è giunto il momento che i grandi patrimoni siano chiamati a restituire una parte – non ancora sufficiente – di quanto è stato indebitamente regalato loro in questi due decenni di indecente politica fiscale di classe (leggi sgravi, ndr), iniziando a finanziare l’iniziativa che limita al 10% del reddito disponibile i premi di cassa malati”. Da qui la proposta di modificare la Legge tributaria cantonale con l’introduzione di “un nuovo sistema di aliquote e di categorie di sostanza”.

«Contrariamente a quello che si dice – afferma Sergi, da noi interpellato –, noi non mettiamo le mani nelle tasche dei contribuenti, indistintamente: questa nostra iniziativa parlamentare concerne solo una specifica categoria. Una particolare categoria di contribuenti che in questi ultimi anni hanno visto aumentare in modo sproporzionato i loro già cospicui patrimoni. Basti pensare – osserva il granconsigliere dell’Mps – che nel 2003 in Ticino coloro che avevano un patrimonio netto dichiarato superiore ai cinque milioni erano 359, detenevano il 15% della sostanza totale. Nel 2021 queste persone erano 2’383 e detenevano il 42% della sostanza complessiva. Noi riteniamo che questa categoria debba contribuire maggiormente alla soluzione di un problema sociale come quello dei premi di cassa malati, anche perché le salariate e i salariati di questo cantone hanno visto il loro stipendio stagnare». Concretamente, spiega Sergi, «chiediamo, in particolare, di introdurre a partire dall’attuale tetto pari a circa 1,4 milioni di franchi di sostanza, delle aliquote che aumentano proporzionalmente alla ricchezza. Dai 200 milioni di patrimonio netto dichiarato in avanti, una sola aliquota».

Una seconda iniziativa dell’Mps riguarda i globalisti. Secondo Sergi e Pronzini è necessario “un nuovo aumento del ‘dispendio determinante’ considerata l’urgenza sociale ticinese”. Intervenendo sempre sulla legge tributaria, propongono di portarlo dagli attuali 400mila franchi a un milione. “Chiamare maggiormente alla cassa questi super-facoltosi – sostiene l’Mps – non provoca ‘esodi fiscali’, come dimostrano diversi studi in materia. Zurigo ha abolito, nel 2009, l’imposizione globale secondo il dispendio, incrementando le entrate fiscali provenienti dell’imposta sulla sostanza”. E ricorda: “L’elevazione del ‘dispendio determinante’ da 200mila a 400mila franchi ha comportato un aumento delle entrate fiscali, per esempio dai 143,2 milioni del 2018 ai 189,5 milioni del 2024, nonostante una diminuzione dei globalisti, passati dagli 842 del 2018 ai 725 del 2024”. La loro “tendenza” al ribasso “è già in atto dal 2016 (quando erano 910), quindi prima dell’aumento fiscale: nonostante il loro decremento, un aumento moderato del loro carico fiscale non ha solo permesso di compensare queste partenze – i cui motivi non sono assolutamente noti – ma ha addirittura aumentato notevolmente gli introiti a disposizione (+ 32,3%)”.

E veniamo alla terza iniziativa. Con cui Sergi e Pronzini chiedono di cancellare l’articolo 49a della Legge tributaria, quello sul ‘Freno all’imposta sulla sostanza’ in base a cui, fra l’altro, le imposte cantonali e comunali sul reddito e sulla sostanza “sono ridotte, su richiesta del contribuente, al 60 per cento del reddito imponibile complessivo”.