A fine dicembre cessa l’attività dopo 44 anni di presenza nella centralissima piazza Nosetto. Il titolare Tiziano Tettamanti: ‘Manca clientela turistica’
A fine anno il centro storico di Bellinzona perderà un altro importante commercio. A chiudere è l’orologeria gioielleria Arteor presente da 44 anni al pianterreno di Palazzo Civico, sede delle istituzioni cittadine. «Poiché la cifra d’affari è purtroppo considerevolmente calata, da un paio d’anni io e mia sorella Manuela ci interroghiamo su come poter proseguire l’attività», ci spiega il titolare Tiziano Tettamanti, 61 anni e orefice di formazione. «Mi rincresce chiudere e sicuramente quando dovrò liberare gli spazi non sarà del tutto indolore», ci dice lasciando trasparire una certa emozione.
Una scelta non semplice e dettata da diverse difficoltà riscontrate: «Qui molti commerci arrancano anche perché mancano le attrazioni turistiche. I castelli? Bene, ma da soli non bastano. Chi viene qui li visita una volta e poi se ne va». Mentre a Lugano, Ascona e Locarno «ci sono il lago, il golf, alberghi a quattro o cinque stelle che a Bellinzona mancano. Attrattive e servizi d’accoglienza ricercati dal turista che fa acquisti di un certo livello, soprattutto orologi e beni di lusso». E in effetti i negozi Tettamanti ad Ascona e Locarno da lui gestiti con la sorella non presentano problemi. Altro aspetto rilevante evidenziato da Tettamanti e connesso al primo, è che le ditte più importanti del florido settore orologiero non sembrano più voler presenziare nella capitale, ritenendola meno interessante dal profilo turistico rispetto ad altre località ticinesi. «In passato vendevo più marche di orologi e in questo negozio lavoravamo in tre, adesso sono da solo». C’è poi il tema ricorrente tra i commercianti, la concorrenza degli acquisti online: «Poiché i giovani sono abituati a comprare in rete, manca un ricambio generazionale della clientela».
Altro annoso problema del centro storico è la carenza di posteggi a... chilometro zero: «Una ventina d’anni fa con la Società dei commercianti avevamo proposto alcuni incentivi, per esempio il buono da un franco da dedurre al biglietto dell’autosilo. Volevamo incentivare il commercio, ma l’iniziativa non diede grandi risultati perché chi fa acquisti vuole trovare posti auto vicino ai negozi». Quali idee concrete intravede quindi per rilanciare Bellinzona? Tettamanti conosce molto bene la realtà in cui opera, ma la ricetta magica per ridare ossigeno alle attività presenti sul territorio non è facile da individuare: «Non è evidente portare delle soluzioni, ci abbiamo anche provato», premette. «Il mercato del sabato piace ed è ben frequentato, ma spesso i turisti sono di giornata, svizzero tedeschi che comprano alcuni prodotti ticinesi tra le bancarelle ma non si fermano nei negozi. Solitamente lo shopping viene fatto dove si pernotta e si ha di conseguenza anche il tempo per passeggiare e curiosare fra le vetrine». Nel negozio di Ascona la maggior parte della clientela è composta da turisti tedeschi e svizzero tedeschi, in quello di Locarno è più variegata ma comunque non è locale. «Non penso di avere la soluzione magica, ma ritengo che qualche albergo a quattro o cinque stelle a Bellinzona potrebbe aiutare».
L’esperienza della famiglia Tettamanti nel settore di gioielli e orologi è iniziata nel 1881 col bisnonno Francesco, che aveva aperto il negozio in piazza Collegiata (dove tutt’oggi hanno l’omonima orologeria-oreficeria i cugini di Tiziano). «L’attività è proseguita con mio nonno e suo fratello, poi mio papà e ora con me e mia sorella». Arteor a Palazzo Civico fu aperto 44 anni fa da Franca Ghidoni Ponzio «e la mia famiglia lo rilevò 33 anni fa. Chiudiamo a Bellinzona ma non ci fermiamo. La nostra presenza nel Locarnese prosegue e grazie a mia nipote, e un giorno forse anche con mia figlia, siamo ormai giunti alla quinta generazione attiva nel settore». Anche per questo motivo è molto pesante la serranda che fra tre mesi si abbasserà definitivamente nella centralissima piazza Nosetto.