IL LIBERO ARBITRIO: ILLUSIONE, MISTERO O IRREMOVIBILE CERTEZZA? Prof. Mario De Caro
È vero, come suggerisce con forza l’intuizione prefilosofica, che noi siamo, almeno in parte, autori del nostro destino e responsabili delle azioni che compiamo? Ossia, usando il gergo filosofico, è vero che noi godiamo del libero arbitrio? Rispetto a questa domanda, filosofi e scienziati tendono a rispondere con sicurezza estrema. Peccato che le loro risposte vadano in direzioni molto diverse tra loro. Secondo una prima tradizione, detta illusionismo (che risale a Spinoza, Diderot e Schopenhauer e che oggi include Hawking e Dawkins), è certo che il libero arbitrio
nulla non sia più che un’illusione; per questo dovremmo ripensare dalle fondamenta il nostro sistema morale e quello penale.
Secondo un’altra tradizione, invece, non c’è dubbio che il libero arbitrio sia reale; dunque il sistema morale e quello penale sono a posto come sono. Però i filosofi che accettano la realtà del libero arbitrio si dividono per quanto riguarda la sua natura. Da una parte c’è il libertarismo che risale a Epicuro, Kant e Peirce, e radica il libero arbitrio nell’indeterminismo (attingendo alle interpretazioni canoniche della meccanica quantistica, così la pensano oggi Roger Penrose e John Searle). Dall’altra parte si pone il compatibilismo, che ricollegandosi a Locke, Leibniz e Hume,
ritiene che il libero arbitrio sia compatibile con il determinismo (oggi questa è la visione di Daniel Dennett e Antonio Damasio).
Insomma, forse aveva ragione Hume, quando scriveva che la questione del libero arbitrio è “la più controversa di tutta la metafisica e di tutta la scienza”. Nel mio intervento cercherò dunque di fornire una bussola per orientarsi in questo venerando enigma.