Condannato un 23enne che aveva attirato un’amica d’infanzia nella propria vettura per chiacchierare
Ha stuprato un’amica tradendone la fiducia per soddisfare le sue più basse pulsioni. A questa conclusione è giunta la Corte delle assise criminali di Bellinzona, presieduta dal giudice Amos Pagnamenta, condannando oggi un 23enne della regione per i reati di violenza carnale e coazione sessuale. Imputato che due anni fa aveva abusato di un’amica dopo averla attirata nella propria vettura per scambiare due chiacchiere al termine di una serata trascorsa, separati, al Carnevale. Un’amica d’infanzia che a causa del trauma subìto ha poi dovuto seguire un lungo percorso riabilitativo.
Nel commisurare la pena è però stata ridimensionata la proposta formulata dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli: non tre anni e mezzo di reclusione tutti da scontare, ma due anni e mezzo di cui uno solo da trascorrere dietro le sbarre, mentre gli altri 18 mesi sono stati posti al beneficio della condizionale. Parzialmente accolta dunque la richiesta della difesa (avvocato Niccolò Giovanettina) battutasi per il proscioglimento, affermando che la vittima fosse consenziente.
Cosa che la Corte non ha invece ravvisato, indicando sia il referto medico, sia i suoi ripetuti tentativi di opporsi finché è riuscita a uscire dall’auto. E dando un peso rilevante sia ai messaggi che lui le aveva inviato subito dopo scusandosi, sia alla versione sempre lineare fornita dalla vittima sin dal giorno della denuncia. Sconfessata anche la tesi difensiva secondo cui la ragazza, sin dai primi approcci, avrebbe potuto facilmente sottrarsi aprendo la portiera e uscendo. La Corte, seguendo le indicazioni dell'avvocato Arturo Garzoni, patrocinatore della vittima, si è infatti detta convinta che di fronte all’agire dell’amico di lunga data, lei abbia avuto un blocco emotivo che le ha impedito di reagire subito ed energicamente.
Un altro elemento che ha pesato, è stata la diversità di versioni fornite dal 23enne durante l’inchiesta e ancora durante il processo in tribunale. A volte ha detto di averla voluta incontrare solo per chiacchierare e per fumare una sigaretta, come avevano già fatto in passato; altre volte ha ammesso che in realtà quella notte volesse avere un rapporto sessuale con lei. Dichiarazioni incoerenti che ne hanno minato la credibilità, finendo per giocare a suo sfavore.
Di parere opposto, come detto, l’avvocato Giovanettina: negando l’esistenza di coazione e violenza carnale, ha parlato di un ragazzo perbene e ha insistito sul fatto che l’amica lo avrebbe respinto solo a parole in assenza di una predominanza fisica, di un uso della forza (a parte l’elemento del peso corporeo) e di minacce. Secondo la difesa la vittima non era dunque inetta a resistere e avrebbe avuto un atteggiamento passivo. Quanto poi ai messaggi di scusa inviati, secondo l’avvocato Giovanettina non rappresentano un’ammissione di colpa ritenendo inverosimile che con essi l'imputato abbia potuto autoaccusarsi.