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A rischio impallinamento il tiro al piattello in golena

Giubiasco: i gestori hanno ricevuto una disdetta cautelativa dal Consorzio correzione fiume Ticino. Il Dipartimento istituzioni frena e approfondisce

La situazione come si presenta oggi
(laRegione)
20 febbraio 2025
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Settimane decisive per la piazza di tiro al piattello presente in golena a Giubiasco dagli anni 70 occupando 6mila metri quadrati. Situata all’incrocio fra Strada dell’Argine e Strada dello Stadio, la baracca di 10 metri per 10 sorta sulla diga sommergibile è formata da un fondo in cemento e da pareti e tetto in lamiera. Un gabbiotto metallico svetta sulla diga insommergibile. Vi sono anche una toilette mobile e una fossa interrata da dove i piattelli vengono lanciati in direzione del fiume per poi venire colpiti in aria dagli abili tiratori. Quello che sembra un obbrobrio inaccettabile nel Parco del Piano di Magadino, svolge tuttavia una funzione importante in ambito venatorio essendo una delle poche aree in Ticino adibite allo svolgimento delle esercitazioni e delle ‘prove periodiche di tiro’ biennali, cui gli appassionati di caccia bassa devono sottoporsi per poter ottenere la licenza. Da marzo a maggio sono agendate quattro o cinque domeniche di tiri e gare sportive, tutti preceduti il sabato pomeriggio da allenamenti e prove per la patente di caccia. In tutto 150-200 i cacciatori della zona che frequentano l’area. Nel 2009 alcuni abitanti di Sementina, infastiditi dal rumore, avevano chiesto e ottenuto più rispetto della quiete durante i fine settimana. Nello stesso periodo il Dipartimento del territorio (Dt) si era attivato per le verifiche di sua competenza su questa e altre analoghe piazze ticinesi: nel suo mirino il rischio di inquinamento e avvelenamento da piombo. Poi non si è più sentito nulla, fino a oggi.

La concessione del 1972 e la recente riunione fra le parti

Proprietario della golena è il Consorzio correzione fiume Ticino che la scorsa estate ha comunicato una disdetta cautelativa della concessione precaria risalente al lontano 1972. Destinataria la società di caccia Diana Bellinzona che nel 2017 aveva aggregato l’Unione cacciatori di Giubiasco beneficiaria della concessione che prevede il pagamento di un affitto. Dalla scomparsa dell’Unione, a occuparsi della piazza per il piattello è il Gruppo tiro a volo Golena: costituitosi proprio in quel periodo, gravita attorno alla Diana Bellinzona ma agisce in modo autonomo. In autunno la disdetta cautelativa ha aperto un dibattito fra vari attori volto a capire se la struttura possa ancora avere un futuro in quel luogo; se sì come; se no dove. Un ruolo – ha dovuto farsene una ragione il consorzio stesso – lo gioca anche il Cantone che attraverso il Dipartimento istituzioni (Di) dal gennaio 2025 coordina la presenza sul territorio dei vari poligoni di tiro, comprese le aree per il piattello. Durante una riunione comune convocata due settimane fa, tutte le parti hanno potuto esporre le rispettive posizioni. Presente anche l’Ente Parco, ma unicamente come spettatore.

Fra rinaturazione Boschetti e tralicci eliminati

Tre fatti sono incontestabili. Dapprima, proprio in quel tratto di fiume Ticino il consorzio ha avviato insieme alla Città di Bellinzona, al Dt e all’Ufficio federale dell’ambiente il vasto progetto di rinaturazione Saleggi-Boschetti. La parte Boschetti comprende il tratto di Sementina e Gudo (specialmente la sponda destra ma opere sono previste anche su quella opposta di Giubiasco dove ha appunto sede il tiro al piattello), mentre la parte Saleggi più a nord interesserà l’area della Saleggina dove verrà creato un parco fluviale. Il doppio intervento prevede un investimento complessivo di 80 milioni di franchi in gran parte finanziato da Cantone e Confederazione. In secondo luogo, in linea con la rinaturazione l’Azienda elettrica ticinese e l’Azienda multiservizi di Bellinzona stanno interrando le rispettive vecchie linee dell’alta tensione, facendo così sparire i tralicci dalla zona Boschetti. Da qui la domanda: mentre Aet e Amb smantellano, il tiro al piattello rimane? Terzo fatto incontestabile: il Rapporto di pianificazione del Piano di utilizzazione cantonale del Parco del Piano, posto in consultazione nel 2010 e approvato dal Gran Consiglio nel 2014, indica la necessità di porre fine a questa attività in una golena caratterizzata da svago e anche perché in contrasto con l’Ordinanza federale sulla protezione delle zone palustri (ne parliamo dopo).

‘Chiediamo garanzie per una sicurezza professionale’

Edgardo Malè, presidente del consorzio, cita questioni legate alla natura, al paesaggio e alla sicurezza dei molti utenti della golena. «Per questo ultimo aspetto attendiamo di capire dal Di quali garanzie vi sarebbero nell’ottica di una gestione di questo tratto di area golenale. Sicurezza che a questo punto vorremmo fosse gestita in modo professionale. La situazione attuale infatti non ci tranquillizza. Senza contare poi l’aspetto naturalistico nell’ambito del progetto di sistemazione fluviale: mi chiedo se un tiro al piattello sia compatibile con questo indirizzo. Ma valutazioni, come detto, sono in corso. Attendiamo chiarimenti dal Cantone e la Delegazione consortile deciderà a tempo debito considerando l’interesse generale, sebbene abbia già le idee abbastanza in chiaro».

‘Compito importante di formazione nell’ambito della caccia’

Luca Filippini, segretario generale del Di e nel privato presidente della Federazione svizzera di tiro, ricorda che in base alla Legge di applicazione della legislazione federale sull’esercito e sull’amministrazione militare, dal gennaio 2025 in Ticino il tema dei poligoni e delle attività di tiro è di competenza della Sezione cantonale del militare e della protezione della popolazione. Quanto all’attività svolta in golena a Giubiasco, ribadisce, essa «include anche un compito importante di formazione e istruzione previsto dalla legge nell’ambito della caccia bassa. Questo anche nell’interesse dello stesso Dt coinvolto tramite il suo Ufficio caccia e pesca» e, come scritto sopra, anche nella doppia veste di cofinanziatore della rinaturazione del fiume Ticino. Ora, se si smantellasse l’area di tiro nella zona Boschetti, «mi chiedo dove si potrebbe ricavarne una alternativa. Bisognerebbe avviare una ricerca, sicuramente non facile. Peraltro se si andasse nella direzione di privilegiare un’alternativa, si renderebbe comunque necessario mantenere transitoriamente in funzione l’attuale area. Nel difficile esercizio di soppesare i vari pro e contro, ciò che richiederà del tempo, la soluzione da ricercare in loco o altrove dovrà considerare l’interesse di tutti. È però facile immaginare che non potrà accontentare tutti, sebbene orientata a creare più vantaggi che svantaggi. Un problema insomma affatto semplice da risolvere. Stiamo facendo le nostre valutazioni». L’uovo di Colombo – si vocifera nell’ambiente venatorio – sarebbe una possibile soluzione centralizzata al Ceneri, «che invece non è prevista nell’ambito del nuovo stand di tiro regionale coperto». In materia poi di gestione della sicurezza durante il tiro in golena, punto su cui si focalizza il consorzio, «in Ticino ci sono le istanze preposte. In ogni caso non si scappa», conclude Filippini: «Per chi passeggia in zona e per i canoisti che transitano nel fiume, la sicurezza dev’essere garantita al cento per cento».

‘Un perito ritiene la sicurezza sufficiente ma migliorabile’

Fernando Lotti, responsabile del Gruppo tiro a volo Golena, difende la soluzione attuale: «È conforme alla legge e all’ordinanza sulla caccia, in particolare per l’esecuzione delle ‘prove periodiche di tiro’ necessarie a ottenere la patente di caccia bassa. Inoltre, abbiamo constatato che le attività che proponiamo nell’ambito della formazione dei nuovi cacciatori sono particolarmente apprezzate. Offriamo infatti ai candidati la possibilità di acquisire competenze pratiche essenziali per maneggiare e utilizzare le armi in sicurezza. Questo aspetto è stato positivamente riconosciuto anche dalla Federazione cacciatori ticinesi, responsabile della formazione dei futuri cacciatori». Quanto alle perplessità espresse dal consorzio, «siamo aperti a un dialogo costruttivo nell’ottica di poter continuare dove siamo da mezzo secolo. A chi sostiene che la struttura sia brutta, rispondo che fa il suo dovere, è dignitosa, viene regolarmente pulita e offre riparo ai passanti dal sole e dalla pioggia. Certo, è stata realizzata con fondi modesti. Ma se si vuole qualcosa di meglio, ci vorranno investimenti ingenti che noi da soli non siamo in grado di garantire». Tema sicurezza, tutto in ordine? «In oltre 50 anni, a memoria d’uomo nessun passante o canoista ha mai subìto conseguenze. I nostri addetti segnalano sia sul terreno sia sul fiume che il tiro è in corso: i canoisti sanno che devono fermarsi e annunciarsi al monitore di tiro, mentre per pedoni, ciclisti e gente a cavallo predisponiamo un percorso di aggiramento. Abbiamo fatto analizzare il dispositivo di sicurezza a un perito che lo ha ritenuto sufficiente ma migliorabile. Per procedere in tal senso, vorremmo però garanzie di continuità». Questione ambientale, anche qui tutto a posto? «La Confederazione ha chiesto che l’utilizzo di munizioni con pallini in piombo in prossimità di aree golenali e corsi d’acqua venisse interrotto su scala nazionale entro fine 2020. Noi ci siamo adeguati e usiamo valide alternative in acciaio. In ogni caso recuperiamo e smaltiamo il 95% dei resti di piattelli, oggi biodegradabili, e delle cartucce».

‘Si lavori a una soluzione in linea con la rinaturazione’

Dal canto suo Gianmarco Beti, presidente della Diana Bellinzona, riconosce di aver ereditato la convenzione assorbendo nel 2017 l’Unione cacciatori di Giubiasco, «ma la responsabilità dell’area compete, in autonomia, al Gruppo tiro a volo Golena. Personalmente confido che si trovi una soluzione sostenibile e in linea col progetto di risanamento ambientale del comparto Boschetti. Il tutto distinguendo quello che è il tiro sportivo dalle prove periodiche per l’abilitazione alla caccia bassa».

GRAN CONSIGLIO 2014

Il Rapporto diceva: smantellare entro 5 anni

Tornando al 2014, quando il Gran Consiglio ha votato il Puc del Parco del Piano, il Rapporto di pianificazione indicava chiaramente le differenze fra due presenze anomale in golena: la pista di gokart di Magadino (in territorio però di Locarno) e il tiro al piattello di Giubiasco. Nel primo caso si specificava che la pista fu autorizzata dal Cantone nel 1976 ma a titolo precario e con tanto di licenza edilizia comunale. “Non si tratta dunque di un’infrastruttura illegale, sebbene l’ubicazione sia incoerente con la zona”. Il Puc, in modo un po’ ondivago, rinunciava dunque a formulare un tassativo obbligo di allontanamento e introduceva “un principio di tolleranza, subordinato all’adozione a corto termine di misure a carattere ambientale per la tutela del suolo e delle acque”. Sul lungo termine, invece, “vista anche la posizione in una zona di protezione, la pista andrà riposizionata in luoghi più consoni”. Nel frattempo però l’anno scorso la pista è stata riasfaltata.

Quanto invece al tiro al piattello, “è stato oggetto di progressivo ampliamento delle infrastrutture fino al 2004 senza le necessarie autorizzazioni. L’ubicazione è incoerente con la zona golenale protetta. Sebbene l’impatto dal punto di vista della superficie occupata sia minimo, e i limiti fissati dalle normative sull’inquinamento fonico e del suolo siano rispettati, vanno comunque considerati problematici l’inquinamento del suolo e del fiume (piombo dei pallini e idrocarburi aromatici policiclici Pah rilasciati dai frammenti dei piattelli) e il disturbo fonico che si estende anche ai biotopi Boschetti di Sementina ed è stato oggetto di reclami”. Per tutti questi motivi il Puc formulava l’obiettivo di “allontanamento dell’attività dalla golena. Tale obiettivo dovrà essere tuttavia concretizzato non immediatamente, ma entro cinque anni dall’entrata in vigore dello strumento pianificatorio”. Di anni ne sono passati dieci, ma nel frattempo i pallini non sono più in piombo e i piattelli sono biodegradabili.