L’operazione era prevista quest’anno, ‘ma la decisione governativa tarda ad arrivare e visti i disastri ambientali è urgente procedere’
Previsto nel 2025, non è ancora cominciato lo svuotamento della diga della Val Malvaglia necessario a togliere 450mila metri cubi di sedimenti fini e medi depositatisi attorno alla presa dell’acqua che viene poi turbinata dalla centrale di Biasca. La decisione compete al Consiglio di Stato e il Dipartimento del territorio sta svolgendo degli approfondimenti da condividere nei prossimi mesi col Gruppo di lavoro misto spurghi. Intanto a esprimere preoccupazione sono i vertici delle Officine idroelettriche di Blenio Sa (Ofible) che attendono di poter cominciare l’operazione delicata e necessaria – a loro avviso – per assicurare una corretta operatività idroelettrica. Delicata perché negli anni addietro – stando a un'altrettanta preoccupata Federpesca attivatasi nel 2021 – lo svaso così come prospettato rischia di compromettere l’ecosistema acquatico del fiume Orino che scorre a valle dello sbarramento, poi del fiume Brenno e quindi anche del Ticino fino al Lago Verbano.
Il materiale da espellere è costituito da 200mila metri cubi di sedimenti più grossolani, da estrarre direttamente dal lago e da stoccare ai piedi della diga, e da 250mila più fini (limo, sabbia e argilla) da far defluire nel fiume. In che modo, questa la domanda pendente. Il Dipartimento del territorio aveva chiesto una perizia neutra (costo a carico di Ofible) per determinare quale delle due varianti – svaso diretto oppure turbinaggio – fosse da considerare meglio praticabile, sostenibile finanziariamente e meno impattante sui vari ecosistemi posti lungo il tracciato, in modo anche da disporre di un documento che potesse fare da guida per i prossimi svuotamenti di bacini idroelettrici nel cantone. Perizia che nel 2023 aveva indicato come preferibile, secondo Federpesca, il turbinaggio nell’arco di più anni.
«Ma a noi questa opzione non va bene – ci spiega il direttore di Ofible Marco Regolatti – perché i sedimenti rischiano di compromettere le quattro turbine della centrale di Biasca, una delle più importanti della Svizzera. Sbaglia chi sostiene che l’acqua sporca verrebbe convogliata nella turbina più vecchia, infine da sostituire: tutte e quattro le condotte verrebbero interessate dal problema. Inoltre questa soluzione renderebbe l’acqua dei fiumi torbida ben più a lungo rispetto a uno spurgo. È davvero ciò che se vuole? Perciò a fine gennaio abbiamo inoltrato al Dt le nostre osservazioni nelle quali ribadiamo che l’esperienza già fatta altrove indica come preferibile uno svaso diretto ma ovviamente graduale, con l’obiettivo d’incidere il meno possibile sull’ecosistema dei fiumi». «Avendo aderito alla Federazione mantello nazionale – premette il presidente della Federpesca Urs Lüchinger – ci siamo visti riconoscere il diritto di ricorso. E se la decisione governativa non ci soddisferà, ci opporremo sicuramente. Ribadiamo la nostra avversità alla versione meno onerosa che è quella dello spurgo. Sarebbe letale per la salute dei fiumi e dei pesci».
Da noi interpellato Giovanni Bernasconi, capo Divisione dell’ambiente al Dt, afferma che «dal nostro punto di vista la perizia non fornisce una preferenza ma elenca quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi di una e dell’altra opzione, a livello finanziario come dal profilo ambientale. Abbiamo perciò chiesto e ottenuto da Ofible le sue osservazioni. Una volta completato il dossier, lo condivideremo nell’apposito Gruppo di lavoro spurghi, che vede coinvolti tutti gli attori per una visione collettiva. Gruppo da cui deriverà poi la posizione dipartimentale che verrà sottoposta al governo. La cui decisione è impugnabile». Perciò a questo punto è chiaro che lo spurgo non avverrà quest’anno e che anzi con ogni probabilità bisognerà attendere ancora a lungo. Ciò che non soddisfa Ofible, anche perché dal profilo geologico la Val Malvaglia produce costantemente molti più residui di altre valli: «Ma non solo. Nel 2023 abbiamo subìto eventi meteo importanti e più passa il tempo, meno siamo tranquilli», conclude Regolatti.
A questo riguardo Ofible in un comunicato cita gli eventi naturali che la scorsa estate hanno devastato alcune parti dell’Alta Valmaggia e della Mesolcina: “Questi eventi hanno mostrato l’importanza che hanno le dighe per mitigare gli effetti di eventi estremi. I bacini di accumulazione hanno infatti svolto un ruolo fondamentale nel contenere le portate di picco, trattenendo i grandi e improvvisi volumi d’acqua provenienti dai bacini imbriferi. Senza le dighe, in Valmaggia l’evento dello scorso giugno avrebbe avuto conseguenze ben più gravi e una maggiore estensione territoriale. Per poter svolgere anche questo ruolo, i bacini devono però essere nel pieno della loro funzionalità”. Viene perciò citato l’impianto della Val Malvaglia “confrontato con un gravoso problema di insabbiamento da oltre 200’000 metri cubi di sedimenti fini, depositatisi attorno all’opera di presa e che in parte già la sommergono. Da anni l’azienda sta valutando, assieme alle autorità cantonali, uno svaso che permetta di liberarla e rimetterla nelle condizioni di operare in piena sicurezza. Operazione più che urgente considerato che ad ogni evento alluvionale la situazione peggiora. Il via libera alle operazioni non è però ancora giunto. L’auspicio è che la situazione si sblocchi e che le autorità competenti autorizzino finalmente le operazioni in tempi brevi. Per il bene dell’esercizio della centrale di Biasca, una delle più importanti e strategiche a livello svizzero, così come di tutta la catena idroelettrica dell’Ofible. E anche per il bene della Valle Malvaglia, che potrà approfittare della protezione dalle piene che solo un bacino con piena capacità può offrire”.
Nell’anno idrologico 2023/24 la produzione di Ofible è stata di 1’181 milioni chilowattora (kWh), oltre il doppio (+117%) rispetto all’anno precedente e di un terzo superiore alla media pluriennale. Si tratta del terzo miglior valore dalla messa in servizio degli impianti avvenuta nel 1962. Questo risultato è stato possibile grazie alle precipitazioni che nell’anno sono state, nel bacino imbrifero, di circa del 20% superiori alla media, nonché grazie all’alta disponibilità degli impianti di produzione che si è attestata al 96,6%.
Per il rinnovo degli impianti sono stati effettuati investimenti per complessivi 2,3 milioni di franchi, mentre alla manutenzione corrente sono stati destinati altri 8,3 milioni di franchi. Tra i lavori svolti, la sostituzione dei comandi e della trazione della teleferica che permette di raggiungere il pozzo piezometrico della centrale di Biasca nonché diversi interventi di rinnovo alle prese d’acqua. L’esercizio 2023/24 chiude con costi annuali per l’energia prodotta pari a 40,7 milioni di franchi, ossia 3,8 in più dell’anno precedente. Ai sette azionisti che ritirano integralmente l’energia prodotta nelle tre centrali idroelettriche dell’Ofible, fra cui il Cantone Ticino che vanta la quota maggiore (20%), il kWh è costato 3,45 centesimi. Al Cantone sono stati versati, come nell’anno precedente, canoni d'acqua per un importo di 15,4 milioni e il fatturato complessivo generato da Ofible ammonta a 43,2 milioni di franchi.