laR+ Bellinzonese

Cantiere seconda canna: ad Airolo l’arsenico preoccupa parecchio

Salone Olimpia gremito per la serata informativa. A tenere banco la sostanza tossica nella roccia. Ustra assicura massimo impegno nel gestire il problema

L’ingegnere Udo Oppliger mentre espone i dettagli
(Foto laRegione)
28 maggio 2025
|

Clima poco rilassato ieri sera nel gremito Salone Olimpia di Airolo dove un centinaio di abitanti ha risposto presente all’incontro informativo organizzato dall’Ufficio federale delle strade (Ustra) sull’avanzamento del cantiere per la realizzazione della seconda canna autostradale sotto il Gottardo. Evasa l’introduzione del sindaco Oscar Wolfisberg e ascoltati i dettagli forniti dal vicedirettore Ustra Guido Biaggio e dal direttore dei lavori sud Nicolas Pagani sullo stato del doppio scavo che procede nei due sensi (messa in esercizio confermata verso metà 2030, poi spazio al risanamento del primo tunnel che in quel momento avrà 50 anni esatti di transiti sul groppone), un capitolo è stato dedicato alla questione ambientale. Arsenico in primis.

Dopo le prime informazioni giunte lo scorso dicembre quando era emerso che Uri non avrebbe più accettato di depositare sul fondale del lago, nell’ambito della prevista rinaturazione, il materiale di scavo contenente la sostanza tossica proveniente in particolare da due zone presenti sul lato ticinese del massiccio e individuate durante i lavori preparatori; dopo le rassicurazioni date in febbraio dal Consiglio federale che rispondendo a un’interpellanza di Greta Gysin indicava come il metalloide rappresenti una minaccia solo se viene disciolto in acqua; e ascoltate in presa diretta le rassicurazioni del direttore del cantiere Udo Oppliger che ha garantito la massima serietà e premura nel gestire il problema; ebbene dalla sala vi sono stati parecchi interventi e interrogativi preoccupati. La domanda di fondo è: se Uri non lo vuole, perché mai Airolo dovrebbe accoglierlo? E perché il problema emerge ora ma non negli anni 70 quando si realizzò il primo tunnel?


Ti-Press
Gli impianti occupano più parti del villaggio leventinese

Oppliger ha esposto nei dettagli la situazione, così riassumibile: durante lo scavo del cunicolo di sicurezza è emerso che nelle due zone ticinesi Sasso Rosso e Sorescia, lunghe rispettivamente 600 e 500 metri, c’è un’alta concentrazione di arsenico. Sulle 365mila tonnellate di gneiss e granito che verranno estratte e frantumate da quei due siti, circa 100mila avranno un tenore superiore al limite di legge pari a 15 milligrammi per chilo. Questo significa che nelle aree preposte ad accoglierlo per i prossimi secoli nell’alta Leventina, si dovrà rispettare particolari norme di legge così da evitare che il pietrame entri in contatto con l’aria e soprattutto con la falda. Il primo tratto verrà scavato dalla grande fresa quest’estate, il secondo l’anno prossimo.

Concetto di gestione inviato a Bellinzona e Berna

Nel frattempo il primo deposito provvisorio ricavato a Sort (zona Stalvedro) dov’è finito il materiale proveniente dal tunnel di sicurezza che Uri ha rifiutato, indica una media di 16 mg/kg. Sotto i 15 mg/kg il materiale non è considerato inquinato o pericoloso e può quindi venire depositato nel lago o usato come materiale per il risanamento del fondovalle; nel caso in cui la concentrazione superi i 30 mg/kg, la legge obbliga a smaltirlo nel rispetto dell’ambiente e della salute dell’uomo. Fra i 15 e i 30 è richiesta una soluzione molto attenta della deponia: «Si tratta di un tema in effetti critico per il quale miriamo a individuare la migliore soluzione possibile – ha assicurato Oppliger – e nel frattempo abbiamo sottoposto un concetto di gestione alle autorità cantonali e federali; insieme a esse e al Comune sarà poi individuata l'area, o le aree, per il deposito definitivo. Al riguardo vi sono alcune opzioni in ballo», fra cui un paio di siti lungo l'autostrada dov’è appunto prevista la copertura totale o parziale.

I timori per acqua e vento e le soluzioni

La sala ha però chiesto garanzie anche per la fase precedente lo stoccaggio, ossia il trasporto via nastro dal punto di scavo in galleria fino alla deponia: il vento può creare problemi? Sempre Oppliger ha spiegato che «lo spostamento della roccia frantumata contenente arsenico è in effetti un momento critico: perciò, una volta giunta sul posto, viene quanto prima ricoperta da altro materiale privo di arsenico. Un problema è dato dalla pioggia, visto che incrementa il rischio di dilavamento nel suolo. Ma a Sort è stato realizzato un apposito drenaggio che tratta e gestisce in loco l’acqua, misurandone inoltre i contenuti in continuo». Quanto agli operai che lavorano a contatto col materiale, indossano apposite mascherine di protezione.

Un medico in sala ha però ribadito i timori specialmente nelle giornate di vento e per il fatto che l’arsenico abbia una lunga latenza. Crea cioè problemi di salute se l’esposizione è prolungata nel tempo. Ancora Oppliger ha spiegato che è previsto l’innaffiamento sia dei depositi, sia della fase di fuoriuscita dal nastro trasportatore. Un altro medico ha rincarato la dose: i controlli sui depositi saranno effettuati a lungo termine? Sarà possibile non concentrare ad Airolo tutto il materiale contaminato? Ed evitare che venga a trovarsi in luoghi potenzialmente edificabili? Oppliger, ancora lui, ha detto che taluni dettagli sono in fase di chiarimento: in particolare si stanno eseguendo dei test in scala ridotta sul discioglimento in acqua, così da implementare poi su scala reale il sistema più efficace.

Nelle caverne del Gottardo?

Quanto poi alla possibilità di non concentrare tutto il materiale problematico ad Airolo, «la specifica ordinanza stabilisce che in questi casi il deposito deve avvenire nel luogo più prossimo al sito di estrazione». In definitiva si è detto anche che se oggi si parla così tanto del problema, al contrario di mezzo secolo fa, è perché la conoscenza e la tecnologia per il rilevamento della sostanza si sono evolute. Vano il tentativo di una signora che ha suggerito di stoccare l’arsenico sfruttando le misteriose caverne militari di cui, si narra, sarebbe zeppo il massiccio del Gottardo. Ma appunto perché misteriose, questo rimane un tema tabù. In ogni caso la popolazione è invitata a farsi parte attiva segnalando eventuali problemi che dovessero emergere nelle prossime fasi di cantiere: il numero verde da comporre è lo 091 873 32 20.

Leggi anche: