Il Cc ha votato il consuntivo 2024 (disavanzo 1,9 milioni) e ha chiesto al Municipio un atteggiamento più proattivo nel costruire la città di domani
Si può fare di più e meglio per avere una città finanziariamente sana, attrattiva, che investe nelle strutture e nel territorio, che offre servizi di qualità a tutta la popolazione, anche a quella che vive ai margini. Tutti d’accordo su questo. Sia il relatore di maggioranza che ha invitato a votare il consuntivo 2024 di Bellinzona (disavanzo 1,9 milioni anziché i preventivati 9,4), sia la rappresentante di minoranza che ha “ritenuto doveroso esprimere il nostro voto contrario”. Eppure i due interventi sono risultati molto simili durante l’odierna seduta di Consiglio comunale il cui plenum ha infine avallato i conti con 49 sì, 5 no (Verdi/Fa e Mps) e 2 astenuti (Sinistra).
Invertendo l'ordine degli interventi partiamo da quello di minoranza: «Pur riconoscendo l’impegno profuso nella complessa riorganizzazione post-aggregativa – ha esordito Lorenza Giorla-Röhrenbach (Verdi/Fa) – dobbiamo tuttavia constatare come questo consuntivo fotografi una gestione più orientata alla semplice amministrazione dell’esistente che non al disegno consapevole e coraggioso di un futuro sostenibile e socialmente giusto per la città». Amministrazione «attenta al controllo tecnico-contabile, ma povera di respiro politico e culturale. Non s’intravede una visione lungimirante su quale Bellinzona vogliamo per il 2030 e 2040. Una città solo efficiente o anche solidale, ecologica, creativa e vivibile? Su questo punto il messaggio municipale tace. E il silenzio è assordante». Nel dettaglio, rimarcata la «quasi totale assenza di politiche attive rivolte alle giovani generazioni», idem per la promozione della conciliazione tra vita professionale e familiare: «L’annunciata esternalizzazione ai privati dello sviluppo dei nidi d’infanzia non può che suscitare forti perplessità, visto il rischio di compromettere l’accessibilità economica per molte famiglie, aggravando le disuguaglianze anziché ridurle». E ancora: «Grave e preoccupante è il silenzio strategico che circonda il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione, considerato che la città non sarà in alcun modo pronta a garantire un numero sufficiente di posti letto per anziani nei prossimi anni». Altri punti critici: «Il persistente disinteresse nei confronti della sponda sinistra del fiume Ticino, priva di progettualità urbanistica e ambientale e trascurata dal profilo della manutenzione ordinaria». Ritenuto deficitario pure il rilancio del piccolo commercio.
Sulla stessa lunghezza d’onda la maggioranza, che ha però invitato a votare il consuntivo: «La città cambia, invecchia e i bisogni sociali aumentano e i costi corrono», ha attaccato il relatore Patrick Rusconi (Plr). La politica «ha il dovere di rispondere, non inseguendo le cifre ma mettendo al centro le persone. Non possiamo più limitarci ad amministrare l’esistente. È tempo di decidere che tipo di città vogliamo essere domani. Solidale. Sostenibile. Vicina a chi ha meno voce. Questo bilancio non chiude solo un anno: apre un tempo nuovo. Servono visione, coraggio e responsabilità». Dal profilo contabile «viviamo in un sistema di costi a cascata a mio avviso malsano, da scarica barile: la Confederazione starnutisce, il Cantone prende il raffreddore, il Comune si ammala d’influenza e i cittadini si beccano la pestilenza». La soluzione, in un contesto di piattaforma Ticino 2020 ormai data per spacciata, è quella che «attribuisce ai Comuni più autonomia». Intanto nell’ambito del consuntivo «la spesa è stata contenuta senza tagliare su beni e servizi e si è iniziata l’ottimizzazione delle risorse esistenti». Sul piano strategico, ha sottolineato Rusconi, «La vera leva è la promozione economica. È il momento di alzare l’asticella, di aumentare la pressione e le aspettative. È stata nominata la nuova direttrice della promozione economica, scelta tra molti profili. Siamo fiduciosi che sia quella giusta. Da questa figura ci aspettiamo molto».
Il capogruppo Plr Andrea Cereda ha auspicato una «riflessione seria sulla tendenza strutturale che vede spese correnti in costante crescita e un margine di manovra che si assottiglia senza cambiamenti radicali». Focus sul capitale proprio che si ridurrebbe così dagli attuali 63 milioni a soli 3 entro il 2029. Una leva sarebbe la centralizzazione dei servizi per garantire una gestione più efficace delle risorse, che porterebbe a una graduale riduzione del personale, adattando così l’organico ai reali bisogni della macchina amministrativa ed esternalizzando alcuni servizi non strategici in un’ottica di efficienza garantita». Pure auspicata una promozione economica efficiente e una pianificazione strategica con visione comune e concreta; no invece all’aumento del moltiplicatore (al 93% sin dall’aggregazione).
Pietro Ghisletta, già capogruppo del Centro, critico: «Le sfide strutturali restano sul tavolo. E i dati dicono che occorre una riflessione sulla cultura finanziaria puntando sulla sostenibilità a lungo termine. Ricette? Attirare imprese e famiglie stabili per consolidare il gettito. Il personale? Spesa aumentata di 4 milioni, e non possiamo ignorare segnali come assenteismo e turnover. Criticità da affrontare con ristrutturazione intelligente di processi e ricambio generazionale. Pure da preferire la pratica dei crediti quadro, che rende la costruzione dei processi più trasparente». Il tutto orientato, anche qui, a evitare l’aumento del moltiplicatore.
Dai banchi dell’Unità di sinistra la capogruppo Lisa Boscolo ha espresso timori sul continuo freno alla spesa, «mentre la nomina della nuova responsabile della promozione economica ci interroga: quale sviluppo c’è di fronte alla crescente diseguaglianza economica? Se pensiamo poi alla popolazione, la politica fa difetto laddove l’offerta di servizi per le famiglie è decisamente migliorabile. Idem l’attitudine verso l’offerta culturale».
Martino Colombo (Mps) ha motivato il ‘no’ riproponendo il tema dei preventivi molto negativi rispetto ai consuntivi, «frutto di una strategia politica intenzionale. Con conseguenze concrete su servizi comunali e fasce della popolazione in ambito sociale. Mentre il capitale proprio ha raggiunto la quota record di 63 milioni, e rimane lì inutilizzato. Mentre i progetti strategici sono fermi. Qui si gestisce il Comune come un’azienda, ma il pareggio non dev’essere un obiettivo, semmai dev’esserlo il benessere degli abitanti. Si sarebbe potuto fare di più ma si è scelto di non farlo». Ivano Beltraminelli a nome del gruppo Lega/Udc ha ritenuto positiva la riduzione di costi per 2,4 milioni: «Ma tali non sono, semmai parlerei di minori spese. In realtà non ci sono stati interventi strutturali per contenere la spesa».
Dal sindaco Mario Branda una risposta multipack: «Assicuro che la discrepanza fra preventivo e consuntivo non è il risultato di un agire deliberato. I motivi per cui ciò si ripete nel tempo è bene illustrato nel messaggio municipale. Equilibrio dei conti: va commisurato su un arco di più anni, e negli ultimi 5-6 anni è quasi perfetto. Eviterei quindi drammatizzazioni. Certo non abbiamo finanze e moltiplicatori attrattivi come altri Comuni, ma il capitale proprio serve anche in questi frangenti. Vogliamo una città più attrattiva? Di sicuro abbiamo sostenuto vari investimenti nella mobilità, in primis il nodo intermodale della stazione cittadina, e nella ricerca biomedica. Sponda sinistra dimenticata? Abbiamo realizzato il Policentro e posato la fibra ottica in Val Morobbia, inoltre partecipiamo al progetto di parco regionale del Camoghè. La centralizzazione dei servizi è un tema, ma vogliamo evitare tagli che farebbero male. Di sicuro soffriamo per la continua riversione di oneri dal Cantone, che dovrebbe dar prova di maggiore sensibilità. Tutto ciò ci preoccupa ma siamo riusciti a mantenere il livello degli investimenti attorno ai 25 milioni annui».