Per il Cda ‘la nostra attività è a rischio senza garanzie sul quantitativo massimo di BlenioPlus’. Lettera morta la richiesta di metterle nero su bianco
Mentre il Consiglio di Stato ha dato il via libera al progetto BlenioPlus respingendo il ricorso della Caseificio dimostrativo del Gottardo Sa, il suo Consiglio di amministrazione ha per contro già deciso che impugnerà la decisione rivolgendosi al Tribunale amministrativo cantonale. «Il Cda lo ha comunicato martedì scorso all’assemblea degli azionisti – ci spiega l’avvocato Davide Mottis, presidente – in cui erano presenti rappresentanti della Federazione ticinese produttori di latte e altri professionisti. L’informazione ha quindi nel frattempo sicuramente raggiunto i responsabili di BlenioBlus e perciò ritengo strano l’atteggiamento assunto nel loro comunicato stampa, laddove confidano che da parte nostra non si prosegua la vertenza giudiziaria».
A parte questo tatticheggiare nel campo dell’informazione, chiediamo a Mottis, qual è la vera sostanza delle cose? Perché il caseificio airolese si mette ancora di traverso? «Durante più incontri costruttivi avuti nel corso dell’inverno con la Sezione cantonale dell’agricoltura, che ha promosso la ricerca di una soluzione concordata, abbiamo detto e ribadito che avremmo ritirato il ricorso a tre condizioni. La principale riguarda la nostra sopravvivenza, che secondo una valutazione condivisa è data se BlenioPlus lavora un quantitativo annuo massimo di un milione di litri. Secondo punto, il milione dovrebbe venire trasformato in formaggi a crosta dura e semidura fino al massimo di un terzo, essendo quelle due tipologie il nostro mercato di riferimento. Terzo, abbiamo suggerito che si faccia uno studio di fattibilità e di sostenibilità del mercato». In altre parole «chiediamo che lo Stato non sovvenzioni un nuovo caseificio che potrebbe mettere a rischio il nostro», attivo ormai da quasi trent'anni.
Nell’ambito delle discussioni, annota Davide Mottis, «qualche garanzia ci è stata data. Ma per poter ritirare il ricorso abbiamo chiesto, il 17 marzo, una formalizzazione nero su bianco, che però non è mai arrivata nonostante nostre sollecitazioni. Nessun cenno né da BlenioPlus né dalla Sezione dell’agricoltura. Ai nostri occhi questo significa che dalla controparte non vi è alcun interesse a trovare una soluzione concordata. E che forse i suoi veri piani sono altri». A inizio giugno «è poi giunta la sentenza governativa che ci dà torto. A questo punto avendo sempre operato a carte scoperte, chiediamo che sia il Tram a esprimersi». Pane per giuristi. «Curioso il fatto – conclude l’avvocato Mottis – che proprio nel giorno in cui BlenioPlus comunica ai media la decisione governativa, la stessa Sezione dell’agricoltura ci scriva richiedendoci nuovamente la disponibilità a sederci a un tavolo per discutere».