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Mobbing all’Arp e Servizi sociali di Bellinzona? Chiesta indagine amministrativa

Interrogazione al Municipio parla di ‘clima di paura e soggezione, ritorsioni e atteggiamenti denigratori’ da parte della presidente/direttrice

Palazzo Civico, sede delle istituzioni cittadine
(Ti-Press)
2 luglio 2025
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Si attiva la politica di Bellinzona sui disagi lamentati da 13 collaboratori, su un totale di circa 40, del Servizio sociale comunale e dell’Autorità regionale di protezione, l’Arp 15 con sede a Giubiasco e che sotto l’egida del Cantone, ma con assunzione del personale di competenza comunale, si occupa del diritto di protezione di adulti e minori nel nostro comprensorio. Tema di cui abbiamo anticipato alcuni dettagli il 21 giugno senza tuttavia un commento del sindaco che ha ritenuto non opportuno pronunciarsi pubblicamente. Articolo che ha avuto il pregio di informare l’opinione pubblica e i membri del Legislativo. E infatti oggi tramite una dettagliata interrogazione la consigliera comunale Lorenza Giorla-Röhrenbach (a nome del gruppo Verdi/Forum alternativo) insieme ad altri 13 consiglieri fra Plr (due), Unità di sinistra (due), un leghista e ai gruppi Mps e Più Donne/Noce/Avanti con Ticino&Lavoro, chiede al Municipio – quale autorità di nomina della presidente dell’Arp 15 che dirige anche i Servizi sociali – se “alla luce degli elementi già a sua disposizione (segnalazioni, documento del personale giunto al Municipio, analisi del clima eseguita dal Laboratorio di psicopatologia del lavoro) non ritenga opportuno valutare l’apertura di un’inchiesta amministrativa per accertare eventuali violazioni di legge o del dovere di diligenza e rispetto nei confronti del personale”.

Stando a nostre informazioni l’Esecutivo potrebbe adottare a breve delle decisioni per andare a fondo della delicata questione. Gli interpellanti intanto gli chiedono informazioni chiare “alla luce della gravità e della sistematicità dei problemi segnalati. Sono in discussione la salute e il benessere di molte persone, come pure la qualità del servizio pubblico, la protezione del personale e la credibilità dell’amministrazione in settori estremamente sensibili”. A fare da base quanto approfondito in primavera dal Laboratorio di psicopatologia del lavoro (che raccoglie e analizza situazioni potenzialmente problematiche nell’ottica di avviare un percorso risolutivo) cui parte dei dipendenti si era rivolta in gennaio lamentando molteplici situazioni di disagio e organizzative generate, a loro avviso, dalla responsabile. Subito affidatasi a una legale, da quel momento lei figura in malattia. Fra le critiche figurava anche il mobbing.

‘Non l'insieme ma i singoli servizi’

L’esito dell’indagine del Laboratorio, per ora tenuto sotto riserbo, è stato esposto ai collaboratori il 28 maggio alla presenza del sindaco. “Dai dati aggregati di tutti i servizi – premette l’interpellante – le problematiche sembrano trovare conferma”. A suo dire un primo problema di corretta interpretazione dei dati riguarda il fatto che “sono stati presi degli estratti dall’ascolto di una quarantina di dipendenti, tra i quali molti che non erano a stretto contatto con la direttrice/presidente”. Perciò il riassunto “potrebbe dire poco”. Da qui la richiesta di analisi, e una restituzione dei risultati, divise per singoli servizi.

‘Conflitti non isolati e perduranti da anni’

Andando al nocciolo della questione, il gruppo di collaboratori ha “denunciato un clima lavorativo insostenibile e modalità relazionali e organizzative da parte della direttrice/presidente che appaiono sistemiche e reiterate, non riconducibili a semplici conflitti personali”. L’aspetto ritenuto più grave “sarebbe interpretare e presentare questa situazione come dissidi interpersonali o conflitti isolati. Da nostre fonti risulta invece evidente che si è di fronte a un insieme di dinamiche strutturate perduranti da anni e che avrebbero generato sofferenza e un clima di paura e soggezione, e in alcuni casi l’abbandono del posto di lavoro per tutelare la propria salute”.

‘Ascoltare anche chi è partito’

Da qui gli interrogativi. Capitolo primo, il turnover del personale: si chiede quante partenze volontarie o meno ci sono state negli ultimi cinque anni, le reali motivazioni, la percentuale di ricambio rispetto agli altri servizi dell’amministrazione comunale e se non s’intenda ascoltare anche questi ex collaboratori per far tesoro della loro esperienza vissuta.

Doppio ruolo, tutto regolare?

Punto due, la presunta inadeguatezza del doppio ruolo. Voluto dal Municipio nel 2017 con l’aggregazione per contenere i costi, era già stato oggetto nel 2019 di un’interrogazione critica del Movimento per il socialismo al governo cantonale. Il quale aveva indicato le sue riserve sul fatto che la stessa persona svolgesse le due funzioni, inducendo così la Città a garantire un 80% per la conduzione dell’Arp e un 20% per i Servizi sociali con l’aggiunta però di un loro coordinatore. Trascorsi almeno cinque anni da allora, e considerate le “mai realmente superate criticità”, l’odierna interpellanza chiede se il Municipio ritenga ancora compatibile il doppio ruolo e se è vero che la direttrice/presidente non avrebbe garantito una presenza fisica sufficiente all’Arp, come previsto dalla legge.

Camera di protezione ‘non competente in questo ambito’

In particolare, proseguono gli interpellanti, “la Camera di protezione, quale autorità di vigilanza, ha mai preso posizione sulle criticità legate al doppio ruolo? Per quale motivo, nonostante le perplessità manifestate dal CdS, il Municipio ha continuato in questa impostazione perlomeno discutibile?”. Interpellato a questo riguardo dalla redazione, il giudice Damiano Bozzini, presidente della Camera di protezione, chiarisce che la sua vigilanza «si limita alla corretta applicazione del diritto di protezione dell’adulto e dei minori e non interferisce su aspetti organizzativi di competenza comunale». Nel caso specifico, aggiunge, «seguiamo da vicino quello che succede a Bellinzona, ma al momento non vi è la necessità di un intervento».

‘Il mandato le verrebbe revocato, lì e altrove?’

Terzo punto, il clima di lavoro. A mente degli interpellanti si rende necessario tutelare il personale “anche alla luce delle testimonianze da noi raccolte sul clima di soggezione che stanno vivendo i collaboratori e sulle ritorsioni temute”. In particolare, qualora l’analisi del clima svolta all’Arp dimostrasse l’impossibilità di tornare in quel ruolo, il mandato le verrebbe revocato? Ma non solo: “Il Municipio si impegna a non reinserire la direttrice/presidente in ruoli di conduzione del personale finché non siano stati chiariti e risolti i nodi emersi e accertate le sue capacità?”. Se sarà reinserita, “non pensa che passerebbe un messaggio estremamente preoccupante, ossia premiare con un nuovo contratto una collaboratrice che ha provocato un clima di lavoro insano?”. Quanto all’ipotesi di reintegrarla nel solo ruolo di direttrice dei Servizi sociali, “il personale è stato consultato ed è stato sondato il suo stato d’animo?”. In altre parole, “il Municipio può escludere che vi siano problemi anche all’interno dei Servizi sociali? E allo Sportello Laps?”.

Altro punto sensibile, la trasparenza nelle assunzioni: “È capitato che la direttrice svolgesse i colloqui in totale autonomia e senza la presenza del municipale capodicastero? Il Municipio era a conoscenza di atteggiamenti denigratori perpetrati in altre funzioni che ha occupato in precedenza? Si era indagato sufficientemente?”. Chieste poi spiegazioni sul fatto che nonostante la direttrice sia in malattia da molti mesi, le decisioni ai Servizi sociali sarebbero ancora prese da lei.

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