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Tragedia alla Scaletta, ‘un solo responsabile per i due morti’

Campo Blenio: secondo il perito incaricato dal Ministero pubblico la colpa è attribuibile unicamente al capo della colonia varesina

La caduta mortale risale al 4 settembre 2022
(Ti-Press)
25 luglio 2025
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È giunta a una svolta l’inchiesta sulla caduta mortale di due 14enni varesini, atleti della Virtus Bisuschio, verificatasi il 4 settembre 2022 appena sotto la capanna Scaletta, nell’alta Val di Blenio. La perizia tecnica commissionata dalla procuratrice pubblica Anna Fumagalli a un esperto della Svizzera interna ha infatti ricostruito il quadro esatto di quanto successo quel giorno e ha indicato le possibili responsabilità che ora dovranno essere precisate e confermate dal profilo giuridico. Anzi, la responsabilità è una sola, essendo ritenuto decisivo unicamente il ruolo avuto dal monitore responsabile della colonia e dell'escursione.

L’esperto è dell’opinione che solo lui, presente sul posto, avesse il dovere di impedire che il gruppo di giovani sportivi si dividesse – e soprattutto che in undici imboccassero il temibile tracciato poi teatro della tragedia e noto come ‘sentiero della morte’ – al momento di ridiscendere a Campo Blenio. Per contro, sempre stando al perito, nulla può essere rimproverato ai suoi due collaboratori (anch’essi, come lui, maggiorenni) che si erano messi in cima e in fondo al gruppo, mentre l’altra metà si era incamminata sul sentiero ufficiale molto più facile ma che richiede mezz'ora in più.

Ragazzi inesperti e senza scarponcini

Altri elementi inducono l'esperto a ritenere la posizione del capo colonia chiave e decisiva: dapprima il fatto che già anni prima avesse percorso il ‘sentiero della morte’ e ne conoscesse perciò molto bene le insidie; ciò che avrebbe dovuto indurlo a evitare di portarci dei ragazzi inesperti e sprovvisti di attrezzatura idonea. Infatti la perizia ha stabilito che nessun ragazzo indossava scarponcini, ma solo scarpe da ginnastica, e che nessuno aveva prima di allora mai effettuato un’escursione di quel tipo. Infine emerge che l’ascesa non era prevista, ma decisa all’ultimo momento quale alternativa alla visita della diga del Luzzone, annullata. Emergono insomma improvvisazione e sottovalutazione del rischio noto al capo colonia. A suo carico oltre al reato di omicidio colposo potrebbe venire mosso anche quello di abbandono. La chiusura dell’inchiesta è prevista entro fine anno e gli altri due monitori co-indagati potrebbero cavarsela senza colpe.

Il terzo caduto si è ristabilito

La dinamica: poco dopo la partenza uno dei due 14enni è scivolato travolgendo quello che gli stava davanti ed entrambi sono rotolati lungo il pendio di 45 gradi. Uno è morto sul colpo, l’altro poco dopo all’ospedale. Da notare che l’ardesia presente sul fondo del tracciato, tipica della zona, è assai scivolosa in presenza di umidità. Tutto ciò permette di attribuire al percorso, finora mai ufficializzato, un grado di difficoltà T4 secondo la scala Cas che arriva fino a un massimo di T6. C’è però anche una buona notizia: il figlio della capannara, anch’egli caduto nel tentativo di portare soccorso, ora sta bene dopo un lungo percorso riabilitativo.