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Asili nido, a Losanna mazzette per aggiudicarsi un posto

E in Ticino? All’Ufag non risultano casi simili malgrado la conclamata carenza, soprattutto nel Bellinzonese. Sulle liste d’attesa non c’è però controllo

(Archivio Ti-Press)
22 settembre 2025
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Il tema della carenza di posti negli asili nido, che tocca in particolar modo Bellinzonese e Luganese, ha tenuto banco nelle ultime settimane scaldando la politica comunale e cantonale. La questione è sentita anche oltre Gottardo, in alcune regioni linguistiche più di altre. È il caso del Canton Vaud dove Myriam Asigbetse, direttrice dell’asilo nido non sussidiato ‘Les Pitchounets’ di Losanna, ha raccontato al Blick di ricevere molte richieste da parte delle famiglie e di avere una lista d’attesa molto lunga. Ma qui viene l’aspetto più preoccupante: “Alcuni mi hanno anche proposto dei soldi per avere un posto, cosa che non accetterei mai”. Alla luce di questa situazione – che testimonia la grande preoccupazione di famiglie disposte a ingraziarsi le strutture a colpi di mazzette per poter scalare posizioni nella lista d’attesa e trovare così una soluzione più rapida all’accudimento dei figli – alcune domande sorgono spontanee: anche in Ticino, dove la carenza di posti è puntualmente conclamata, si verificano episodi di questo tipo? Le autorità cantonali vigilano affinché non si commettano scorrettezze che potrebbero avvantaggiare taluni e svantaggiare altri?

‘Azione partecipata e collaborativa’

Sottoponiamo la questione a Marco Galli, capo dell’Ufficio cantonale del sostegno a enti e attività per le famiglie e i giovani (Ufag). «L’Ufag vigila e supporta le strutture affinché offrano un servizio di qualità, ciò che negli anni ha raggiunto un ottimo livello generale. Vigila anche sul rispetto dei criteri di legge che prevedono una gestione economica, corretta e sostenibile delle strutture». L’ottica di relazione con gli enti, aggiunge, «è quindi quella che si ispira maggiormente al modello di ‘Welfare community’», ovvero un modello di benessere sociale in cui l’erogazione di servizi e politiche sociali non è più appannaggio esclusivo dello Stato, ma diventa un’azione partecipata e collaborativa di diversi attori sociali (pubblici, privati e cittadini) che collaborano e si auto-organizzano per rispondere ai bisogni della collettività.

‘Finora nessuna segnalazione’

In questo contesto, prosegue Marco Galli, «gli enti sono dei partner con cui costruire un’offerta corretta e di qualità nel rispetto delle regole. Di norma sono gli stessi enti a prodigarsi nel trovare soluzioni adatte alle famiglie che si sono rivolte a loro, per esempio combinando gli orari d’accoglienza in modo da soddisfare il maggior numero di famiglie». Riguardo a un possibile controllo dell’Ufag sulle liste d’attesa, il capoufficio precisa che «salvo eventuali segnalazioni, che sinora non ci sono pervenute, non ravvediamo al momento la necessità di effettuare controlli su come vengono gestite le liste d’attesa», risponde. «Come detto, la buona collaborazione con i partner e gli importanti investimenti permettono di promuovere l’offerta in modo da ridurre i tempi d’attesa e far sì che il maggior numero di famiglie possa trovare la soluzione adatta alle sue necessità e questo garantendo un servizio di qualità mirato allo sviluppo del benessere del bambino».

Nominativi condivisi

Rilanciando il tema chiediamo quindi se l’idea di creare una lista d’attesa condivisa con il Cantone potrebbe essere una soluzione per garantire maggiore controllo ed evitare scorrettezze. «In Ticino la situazione rispetto ad altri cantoni è molto diversa perché da noi su 117 strutture solo una non riceve i sussidi cantonali». Si tratta dell’asilo nido ‘Drago Mago’ di Bellinzona gestito dall’Associazione Polo Sud, il quale non ha però una lista d’attesa. Gli ultimi posti disponibili della struttura erano infatti stati ‘messi all’asta’ e questa pratica era stata oggetto di una recente interpellanza presentata per l’Unità di sinistra dal consigliere comunale Michele Egloff. A far storcere il naso era il criterio di assegnazione dei posti: la priorità di iscrizione veniva data ai genitori che offrivano la rata più alta.

Dato che la struttura non è sussidiata le tariffe applicate per coprire i costi sono molto alte e non sono per le tasche di tutti (possono raggiungere i 4’000 franchi al mese). Da qui la scelta dell’associazione di proporre un pagamento a rate, modalità che ha sollevato appunto diverse critiche, tra cui anche quelle espresse in un’interpellanza al Consiglio di Stato presentata da Danilo Forini (per il gruppo Ps-Giso-Fa in Gran Consiglio): “Una ‘pratica’ che costringe le famiglie a pagare tariffe insostenibili, addirittura indebitandosi”. Ben diversa è la situazione per gli altri asili nido che beneficiano di aiuti: «Grazie al sussidio cantonale alla struttura e alle famiglie, le rette rimangono contenute e per l’ente gestore la situazione è finanziariamente sostenibile», spiega Galli.

‘Escludiamo scorrettezze’

Vi è poi un altro elemento. «Essendo strutture gestite da enti senza scopo di lucro e con finalità sociali, riteniamo di escludere l’eventualità di vistose scorrettezze nella gestione delle liste d’attesa, almeno a nostra conoscenza». Il capoufficio ritiene che sia nell’interesse delle strutture «soddisfare il maggior numero di famiglie. Il nostro Cantone ha scelto di realizzare una pianificazione per rilevare il fabbisogno scoperto e per programmare le priorità di intervento e di sostegno, tenuto ovviamente conto della disponibilità finanziaria del Cantone». La pianificazione prevede nell’arco di quattro anni 145 nuovi posti nei nidi e 300 nuovi posti nei centri extrascolastici. Per la fascia da zero a 3 anni, ben 53 nuovi posti (un terzo del totale) saranno destinati al Bellinzonese, a conferma dell’urgenza in questa regione. Del tema discuterà prossimamente il Consiglio comunale, in particolare della mozione dell’Unità di sinistra, pendente da due anni, che ha diviso la politica cittadina riguardo alle modalità di finanziamento di nuovi asili nido e all’impegno del Comune a gestirne qualcuna.