La Commissione energia del Gran Consiglio propone di considerare le tre mozioni parzialmente accolte e chiede un aggiornamento strategico ogni cinque anni
Il Cantone monitori regolarmente e in modo proattivo l’idroelettrico e adegui la strategia energetica in tempo utile per non subire emergenze e ritardi nell’implementazione di progetti già noti. Nel concreto, ogni cinque anni revisioni la situazione e valuti ulteriori studi per il potenziamento degli impianti, pur considerando il contesto attuale sfavorevole a determinati investimenti. Con queste raccomandazioni la Commissione ambiente, territorio ed energia del Gran Consiglio invita il plenum, riunito dal 6 ottobre, a votare il proprio rapporto che chiede di “considerare parzialmente accolte” tre mozioni presentate nel 2022 da Omar Terraneo (Plr) e Michele Guerra (Lega) volte a incrementare la capacità idroelettrica delle dighe della Val d’Ambra (bassa Leventina) e di Contra (imbocco Verzasca). Nel primo caso realizzando un secondo bacino a monte completo di ripompaggio, come da tempo caldeggiano Comune e Patriziato di Personico interessati alle ricadute; nel secondo caso aggiungendo il ripompaggio. Soluzioni che in base a studi del passato garantirebbero più accumulo di energia e una migliore gestione dei picchi di domanda; soluzioni però mai realizzate e rinviate ‘sine die’ per la Verzasca o definitivamente per Val d’Ambra 2 (Puc abbandonato nel 2018). Il rapporto della relatrice Simona Buri (Ps) registra però sei firme con riserva di deputati sparsi in parziale disaccordo con l’invito a preferire le conclusioni commissionali alle tre mozioni. Netta la posizione del Consiglio di Stato che invita a non votare le mozioni ritenendole evase nei fatti, vista la strategia cantonale già in atto a lungo termine e da esso ritenuta adeguata.
Entrambe le operazioni sono considerate relativamente virtuose dal profilo energetico e molto onerose, ciò che in passato aveva indotto l’Azienda elettrica ticinese (Aet) e gli attori coinvolti (l’impianto bassoleventinese appartiene al Cantone e quello verzaschese per due terzi a Lugano e un terzo ad Aet) a non investire preferendo orientare le risorse su altri siti e progetti. E infatti si sta ora ultimando il potenziamento del Ritom (nuova centrale con ripompaggio pronti nel 2027) più altre strutture sparse lungo la catena idroelettrica della Leventina. Ulteriori investimenti sono previsti in alta Valmaggia per innalzare la diga del Sambuco e rinnovare la centrale di Peccia, iniziative entrambe portate avanti da Ofima con Aet in prospettiva del riversamento all’azienda cantonale nel 2036. Tutto ciò rientra nel Piano energetico e climatico cantonale (Pecc 2024) attualmente all’esame della medesima commissione e che dovrà essere sottoposto al voto del Gran Consiglio. Piano che riconosce ovviamente il potenziale strategico dell’idroelettrico per il futuro del Ticino, “tra cui anche gli impianti di Verzasca e Val d’Ambra – sottolinea la commissione – come strumenti fondamentali per garantire l’indipendenza energetica del Ticino”. E non poteva essere altrimenti vista l’ultradecennale esperienza accumulata in materia lungo l’intero arco alpino. Sempre il Pecc 2024 “ritiene la capacità di stoccaggio energetico cruciale per gestire la variabilità delle fonti rinnovabili e assicurare la stabilità della rete elettrica in modo da garantire la sicurezza d’approvvigionamento di energia, in particolare quella elettrica nella stagione invernale. Viene quindi riconosciuta la necessità di investire in nuove tecnologie di accumulo, e gli impianti di pompaggio/turbinaggio vengono indicati come soluzioni chiave per la gestione energetica futura”. Tuttavia, lamenta la commissione, il messaggio governativo sulle tre mozioni “non fornisce una chiara roadmap per la loro implementazione, creando un disallineamento tra gli obiettivi a lungo termine della strategia energetica cantonale e le scelte operative attuali”.
In effetti non sono infinite le risorse economiche di Aet e delle altre aziende, che si muovono in base a una strategia concordata: “La costruzione di un’infrastruttura come Val d’Ambra 2 o Verzasca 2 – riconosce la commissione – richiederebbe centinaia di milioni di franchi, un impegno che in questo momento dettato da condizioni di mercato sfavorevoli potrebbe risultare non sostenibile senza garanzie di ritorno economico. Perciò il Governo preferisce mantenere un approccio prudente, attendendo una maggiore stabilità nei prezzi dell’energia e valutando nuove tecnologie di stoccaggio che potrebbero rendere più efficienti le soluzioni adottate”. Dettagliando la propria posizione, la commissione ricorda che il potenziamento del Ritom in corso insieme a Ffs lo rende “un impianto che funge da batteria in una posizione ottimale”. In confronto, la capacità di stoccaggio di Val d’Ambra 2 “risulterebbe contenuta: permetterebbe di spostare volumi limitati, per fabbisogni giornalieri o settimanali, mentre non contribuirebbe a uno spostamento stagionale della produzione, dall’estate all’inverno, al contrario di quanto realizzabile con Sambuco e Ritom”.
Discorso chiuso dunque? “A lungo termine – sostiene la commissione – è ipotizzabile che anche Val d’Ambra 2 possa contribuire all’economia idroelettrica del Ticino. In tal senso è opportuno evitare misure pianificatorie che rendano impossibile la realizzazione”. Questo sebbene Val d’Ambra 2 abbia “controindicazioni sia politiche che finanziarie”. Non solo infatti l’investimento “sarebbe superiore al tornaconto”, ma vista la natura selvaggia e in incontaminata della vallata a monte dell’attuale sbarramento “si prefigurano forti resistenze di ordine ambientalista (ndr: già emerse in passato) che potrebbero ostacolare e quindi rendere ancor più difficoltosa la realizzazione”. Per la Verzasca invece “valgono di più le considerazioni tecniche: il pompaggio è utile laddove il bacino ha pochi cicli di riempimento, mentre questo nel corso di un anno si riempie e si svuota ben sette volte. Il pompaggio serve per accumulare una riserva, perciò non ha senso pompare acqua in un bacino che già si riempie in modo naturale”. In conclusione la commissione ritiene necessario avere un piano d’attuazione “chiaro che consideri tutti i possibili progetti per rendere il Cantone il più indipendente energeticamente, neutrale dal punto di vista climatico e resiliente ai cambiamenti climatici entro il 2050”. Essenziale perciò che le linee guida delineate nel Pecc 2024 “si traducano in una pianificazione operativa chiara e con scadenze precise”.