
Parrocchia di Camorino e un confinante (ma non solo) contrari alla nuova piazza di giro dei bus (fase 1) voluta da Città-Cantone per risolvere il problema
A Camorino l’aggregazione non ha sopito le dinamiche del passato. E dal passato riprende quota in paese il dibattito su quale piazza si vuole o non si vuole realizzare nel comparto Capeleta, pianificato da lungo tempo ma mai edificato. L’ultima concreta novità è che, malgrado un’urgenza conclamata e riconosciuta anche dal Cantone, un gruppo di abitanti intende bloccare quanto previsto dalla Città di Bellinzona sul terreno di proprietà comunale situato a monte della cappella di San Nicolao. Qui, in cima alla strada d’accesso In Busciurina che sale dalla rotonda del Fust e porta al paese vecchio, in una prima fase ritenuta urgente per motivi di sicurezza si rende necessario realizzare il nuovo terminale dei bus della Linea urbana 1. L’obiettivo è toglierlo finalmente dalla vicina piazzetta, su cui si affaccia l’oratorio di Santa Maria Annunziata, area disagevole per i conducenti del trasporto pubblico costretti per mancanza di spazio a fare continue manovre, non di rado in presenza di pedoni e bambini. La nuova piazza di giro, che sorgerebbe a cento metri di distanza verso est, verrebbe peraltro completata da una quindicina di posti auto alberati da un giardino con panchine.
Più in là nel tempo, risolta l’urgenza, si procederebbe poi con la fase due: come da Piano regolatore, Programma d’azione comunale e Programma d’agglomerato di quinta generazione è infatti previsto, sempre in Capeleta, il completamento del terminale bus con l’aggiunta di una vera e propria piazza caratterizzata da un edificio a carattere commerciale e residenziale dotato di centro diurno per anziani e spazi d’incontro per la popolazione, la nuova casa parrocchiale e un’autorimessa sotterranea pubblica sovrastata da un parco. Costo della fase uno oltre il milione di franchi, della fase 2 oltre i 20 milioni (espropri compresi) in un’operazione pensata a suo tempo pubblica e privata. L’iter finora concordato fra i vari attori istituzionali prevede che la prima tappa inizi ancora quest’anno, pena lo scadere del diritto a beneficiare dei sussidi federali e cantonali che coprirebbero metà dell’investimento.
C’è invece chi in vari modi – tramite un volantinaggio in corso da alcuni giorni, una petizione ipotizzata e due opposizioni già inoltrate al Municipio di Bellinzona contro la domanda di costruzione depositata dalla Città medesima – difende la necessità di realizzare sin da subito la versione completa. Ossia anello giro bus insieme alla nuova piazza completa di tutte le infrastrutture, come da progetto elaborato ormai diversi anni fa dall’architetta Cristiana Guerra in linea con la variante di Piano regolatore entrata in vigore. Questo contro la volontà cantonale: la realizzazione del terminal bus è infatti da intendere quale “primo passo per risolvere il tema oggi urgente della sicurezza del traffico pubblico”, sottolineava l’anno scorso il governo nel messaggio con la richiesta di credito milionaria, avallata dal Gran Consiglio, per varie opere viarie previste nel Bellinzonese nell’ambito del Programma di agglomerato di terza generazione. Nel caso di Camorino, l’investimento previsto sarà coperto da 346mila assicurati dalla Confederazione e 178mila dalla Città, mentre la metà restante sarà suddivisa fra Cantone (65%) e Comuni facenti parte della Commissione regionale dei trasporti (35%).
Foto laRegione
Il comparto Capeleta preposto ad accogliere la nuova piazza di giro dei bus e in futuro anche la nuova piazza del paese
Nel frattempo, come detto, un confinante e il Consiglio parrocchiale hanno inoltrato opposizione contro la prima tappa. Il privato teme problemi di rumore e considera sbagliato il progetto perché non garantirebbe la sicurezza dei pedoni; inoltre ritiene che difficilmente i bus articolati potrebbero girare adeguatamente. La Parrocchia evidenzia una presunta mancanza della conformità del progetto col Piano regolatore. Inoltre è cominciato un volantinaggio anonimo (sullo sfondo compare il vessillo di Camorino) che dice “No a un piano di quartiere morto in partenza” e “Sì a una nuova variante a misura di gente”. Richiesta insomma “una nuova variante inclusiva che risponda alle necessità della gente” ed eviti “periferie di serie B e sperpero di denaro pubblico con progetti che qualificano il quartiere”.
Un incontro si è svolto una dozzina di giorni fa alla presenza di due dei tre consiglieri comunali di Bellinzona domiciliati a Camorino, di un membro del comitato dell’Associazione di quartiere presieduto da Francesco Camarca (assente, presiede anche il Consiglio parrocchiale opponente) e da due membri di quest’ultimo (entrambi ex municipali del vecchio Comune). Presenti anche gli ex sindaci Carlo Donadini (a suo tempo Ppd, critico sul progetto) e Vincenzo Mozzini (Plr, sta valutando quale posizione assumere). Donadini, suocero di Camarca, ritiene il progetto della piazza di giro abusivo poiché non in linea col Piano regolatore. Incompatibilità, secondo Donadini, data dal fatto che il primo si sovrapporrebbe a quello della sistemazione del centro paese.
Sempre Donadini durante l’incontro ha ricordato che in base al Programma d’azione comunale l’edificazione dovrà avvenire secondo un progetto unitario che definisca tutti gli elementi. Da qui la sua convinzione che occorra allestire un Piano di quartiere che abbracci l’intero centro paese, evitando di concretizzare un singolo intervento puntuale. Durante la riunione gli scettici hanno detto di non voler attendere che il Municipio licenzi il messaggio per il credito di costruzione: da qui la mobilitazione su più piani, compresa l’ipotesi di lanciare una petizione e l’intenzione di organizzare una serata pubblica. Emerge inoltre una ferma volontà di andare con i ricorsi fino al Tribunale amministrativo cantonale, qualora il Municipio respinga le opposizioni e il Consiglio di Stato il successivo ricorso.
Non la pensano così i tre consiglieri comunali Renato Dotta, Pietro Ghisletta e Giulia Mozzini. Anzitutto si distanziano dal volantinaggio messo in atto nei giorni scorsi, ritenendo l’iniziativa arrogante e fuori luogo e i contenuti discutibili e mendaci. Questo ancor di più considerato che durante l’incontro si era discusso, con rispetto e spirito costruttivo, di come poter informare la popolazione affinché il dibattito potesse avvenire col giusto approccio e la necessaria chiarezza. Ed era anche emersa la volontà di organizzare un ulteriore incontro con una delegazione del Municipio cittadino e con i responsabili del progetto, così da approfondire le diverse perplessità e le presunte non conformità di carattere tecnico e normativo.
I tre consiglieri prima di schierarsi definitivamente vogliono quindi vederci chiaro, ma parimenti si dicono preoccupati del rischio di perdere i sussidi per la prima fase. E non da ultimo ricordano che già nel Pab3 approvato nel 2016 il Cantone aveva sottolineato l’urgenza d’intervenire sulla piazza centrale, evidenziando i gravi conflitti tra traffico e pedoni, la mancanza di sicurezza per l’utenza debole e la necessità di un intervento strutturato e immediato di riqualifica, con cofinanziamento garantito da Berna e Cantone. Negando la presenza di conflitti fra soluzione urgente e progetto più ampio, i tre consiglieri evidenziano infine che la fase due, per la sua complessità e per la necessità di ingenti investimenti ed espropri, richiederà tempi realizzativi molto più lunghi. Infine confidano che grazie alla conciliazione avviata con i ricorrenti si potranno discutere tutti i dubbi e problemi annunciati, con lo scopo unanime di trovare la soluzione finale in tempi consoni. Da qui, sostengono, l’inutilità di una petizione.
Questa la soluzione prevista per la fase 1