La decisione dei due figli dei coniugi Butz, morti un anno fa durante il nubifragio, non segue quella degli altri venti sfollati
Sorte come simbolo di rinascita dopo la disgrazia, per la ventina di sfollati che attendono di poter tornare a rioccupare le rispettive abitazioni, qualora Confederazione e Cantone Grigioni parteciperanno ai costi di realizzazione del grande vallo di protezione fortemente voluto dal Municipio di Lostallo e preventivato in quasi 7 milioni di franchi. Sorte anche luogo la cui immagine simbolo, la casa col grande buco al centro, un varco ricavato dai soccorritori per poter penetrare e cercare eventuali superstiti, rischia di rimanere tale. Un posto tristemente inanimato, dove non tornare più a vivere. È il caso dei figli dei coniugi Laura e Paolo Butz che il 21 giugno di un anno fa, usciti da quell'abitazione durante il nubifragio, hanno perso la vita travolti dalla furia degli elementi. La salma di lei era stata trovata sei giorni dopo, riversa nel greto del fiume Moesa, ad alcuni chilometri di distanza; lui risulta tutt’oggi disperso.
Chi, con grande fatica, ha dovuto riconnettersi con una certa normalità esistenziale sono i figli Alessia e Gianluca di 27 e 18 anni. Fra alti e bassi ce la stanno facendo. Stringendo i denti e grazie ai generosi aiuti ricevuti da privati ed enti, da allora vivono a Bellinzona. «La ferita è sempre aperta, il dolore è presente come non mai, e la nostra intenzione è di non far più ritorno a Sorte», ci spiega Alessia che nel frattempo, dopo la maturità artistica, ha avviato una formazione nel campo dell’insegnamento religioso, mentre a settembre avvierà all’Alta scuola pedagogica di Coira quella per diventare maestra alle Elementari; il fratello, concluso il tirocinio in campo automobilistico, ha lavorato per qualche tempo nel settore, mentre oggi fa l'insegnante di nuoto e in gennaio comincerà il servizio militare.
La loro decisione di rinunciare a Sorte poggia da una parte sull’ingente danno subìto dallo stabile, che era stato da poco ristrutturato e comprato dai genitori trasferitisi lì soltanto quattro mesi prima con i figli dal Bellinzonese. «L’investimento previsto per ripristinare l’abitabilità è ingente e per noi insostenibile». Ma a pesare è anche la vicenda personale: «Sorte era stato scelto da mamma e papà che ora non ci sono più. Un luogo di pace e nel verde – sottolinea Alessia – dove le loro vite sono state spazzate via e cancellate. Anche per questo motivo sarebbe per noi difficile e doloroso tornare lì a vivere. Inoltre, visto il poco tempo trascorso nella nuova casa, non si può dire che fossimo legati a Sorte, come invece lo sono giustamente le persone che vi risiedevano da sempre. Ad esse, come ai molti abitanti di Lostallo e della valle, siamo riconoscenti per la grande vicinanza e generosità dimostrateci da subito e nei mesi successivi. Anche per questo la Mesolcina ci piace molto… e chissà che un giorno non possa diventare di nuovo la nostra casa. Ma sicuramente non lo sarà più Sorte».