Il no al credito di 51 milioni mette in discussione servizi come la maternità; Poschiavo e Bregaglia valutano contratti e collaborazioni
Il "no" al credito di 51 milioni di franchi per l'ospedale dell'Alta Engadina fa discutere anche in Val Bregaglia e in Valposchiavo. Entrambe le vallate dispongono di un centro sanitario, ma per certe prestazioni dipendono da Samedan. Fra queste anche il reparto maternità.
Gli abitanti della Val Bregaglia e della Valposchiavo hanno seguito le votazioni sulla sorte dell'ospedale dell'Alta Engadina da osservatori esterni. A decidere sul futuro sono infatti gli undici Comuni dell'Alta Engadina, tre dei quali hanno già bocciato il credito ponte per far sopravvivere la struttura sanitaria.
Lo scorso venerdì i vertici del Centro sanitario Valposchiavo (CSVP) hanno avuto un colloquio con l'ospedale cantonale di Coira. È solo uno dei primi che la struttura sanitaria ha in agenda nelle prossime settimane. "Vogliamo essere coinvolti attivamente nei prossimi passi, perché ogni decisione avrà un impatto sulla nostra struttura", ha spiegato Fabiola Monigatti, presidente del Comitato del Consiglio di Fondazione del CSVP, interpellata da Keystone-ATS.
Attualmente il CSVP ha quattro contratti di prestazione con l'ospedale di Samedan, ovvero per il servizio di cardiologia, radiologia, ginecologia e pediatria. Regolarmente gli specialisti si recano al sud del Bernina per visite e consulenze. "Abbiamo degli accordi con l'Alta Engadina e non possono portarceli via", ha dichiarato Fabiola Monigatti.
Ieri pomeriggio il futuro incerto dell'ospedale regionale di Samedan è stato discusso anche all'interno della Commissione di amministrazione del Centro sanitario Bregaglia (CSB). "Da un punto di vista dell'esercizio, dell'offerta e della strategia per noi non cambia nulla", ha spiegato Maurizio Michael, presidente della Commissione. La struttura a Flin non ha dei contratti come quella di San Sisto a Poschiavo. "Nessuno mette però in dubbio l'importanza della copertura sanitaria fornita da Samedan", ha continuato Michael.
Per il nosocomio in Valposchiavo l'obiettivo prioritario è preservare le prestazioni offerte fino ad oggi e garantire la prossimità delle prestazioni sanitarie. Poschiavo e Samedan distano 27 chilometri l'uno dall'altro. Un tragitto che, con le strade in buone condizioni, si percorre in circa 45 minuti. Questa vicinanza è importante soprattutto per le nascite. Da cinque anni la Valposchiavo fa riferimento a Samedan per la maternità. "È fondamentale che questo reparto rimanga in Engadina", ha sottolineato Monigatti.
Pure la Val Bregaglia, a 42 chilometri da Samedan, fa riferimento al nosocomio per le nascite. "I Comuni engadinesi provvederanno a finanziare il reparto maternità", è convinto Michael. Secondo il presidente i Comuni dell'Alta Engadina si starebbero già muovendo con delle dichiarazioni precise.
Malgrado le difficoltà del momento, Fabiola Monigatti non esclude che si possano celare anche delle opportunità. "La nostra strategia fondata su collaborazioni è vincente. È stato ribadito più volte che siamo d'esempio a livello cantonale. Forse riusciamo a risvegliare questa consapevolezza in Engadina", ha continuato Monigatti.
Il terremoto sanitario in Engadina non rimarrà senza strascichi, secondo Michael. "La strategia a livello cantonale in fase di elaborazione terrà conto di questi sviluppi per il futuro dell'offerta sanitaria cantonale."