laR+ Locarnese

È partito da Elvis per arrivare alla sua musica

Protagonista del percorso, appoggiato dalla Pro Infirmis e sfociato in un disco, è Tony Voyage, inquilino degli alloggi di Vita autonoma a Locarno

16 aprile 2025
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Cappelli texani, cravattini a stringa con fermagli decorativi e abbigliamento country. Si presentano così Tony Voyage (al secolo Anthony D’Onghia, 43 anni) e Cin Passenger (Cinzia Foiada, 55). L’outfit, tuttavia, non dice molto su di loro, almeno non quanto le canzoni che Tony ha scritto e interpretato (in alcuni casi con Cin) e che ora sono raccolte in un Cd edito da “Eliffant production” di Enrico Varriano a Cugnasco. Brani interpretati in italiano, francese e inglese. La presentazione ufficiale è prevista venerdì 9 maggio, nel tardo pomeriggio, al Bisprò (Polo Isolino), in Via Domenico Galli 48 a Locarno-Solduno. Tony canterà i suoi inediti e alcune cover. «Nelle mie canzoni c’è molto di me stesso, della mia filosofia di vita, del mio modo di vedere il mondo che mi circonda – racconta nel corso di un’intervista –. Mi considero un paroliere-cantastorie, e soprattutto un sognatore, come molti altri artisti». Come è nato l’album? «Su un taccuino scrivo il tema musicale e il testo. Poi Varriano, che è il mio produttore, cura l’arrangiamento. Per me è importante comunicare, far capire agli altri chi sono e qual è il mio modo di pensare. Affronto temi di protesta contro quelle che mi sembrano ingiustizie, di ribellione verso i pareri preconfezionati e gli stereotipi della società, che spesso giudica le persone dall’apparenza. Ma esprimo anche le mie insicurezze. I testi dei miei brani sono schietti e le parole viaggiano in piena libertà». Nel Cd ci sono aspetti autobiografici: «In alcuni pezzi ho posto l’accento sui sogni, sui desideri di vedere la vita a colori, al di là dei paletti che ci frenano. Sono un po’ un ribelle nei confronti della società, ma se mi si prende per il verso giusto sono fondamentalmente un buono». L’intervistato è inquilino di un proprio “Appartamento di Vita Autonoma”, progetto di Casa Vallemaggia a Locarno (Pro Infirmis). Quanto tempo ci è voluto per arrivare alla produzione definitiva della raccolta, che – detto per inciso – cavalca diversi generi musicali, dal pop, al country, passando per rock e folk? «Ci sto lavorando dal 2019 e quindi ci ho messo 5 anni. Durante il periodo del Covid ho dedicato molto tempo alla stesura dei testi, con i consigli e i suggerimenti di Cinzia. Poi siamo passati alla registrazione di alcune tracce. Abbiamo notato che il risultato era buono e quindi abbiamo continuato con gli aggiustamenti e gli arrangiamenti del produttore. Un lavoro in team. Siamo anche riusciti a iscriverci alla Suisa, che è l’ente per i diritti d’autore». In totale sono stati stampati cento Cd e caricate con l’intero album altrettante “chiavette Usb”. Il giorno della presentazione sarà possibile acquistare il disco sul supporto preferito. «Anthony si occupa pure della vendita, della promozione e della contabilità – spiega Lia Candolfi, educatrice sociale della Pro Infirmis presso la Scuola di vita autonoma a Locarno –. Si è avvicinato a questa esperienza con umiltà, ottenendo ottimi risultati. Ha finanziato con i suoi mezzi l’operazione, auto producendosi pure a livello di investimento iniziale». Dal canto suo, Cin Passenger riconosce il talento del suo partner: «Il processo creativo è innato per lui. In alcuni momenti è riuscito a comporre la traccia di un brano in circa un’ora. Lo ammiro per questo».

Quali i sogni e le speranze di Tony Voyage? «Mi piacerebbe che ci sia riconoscimento per il lavoro che ho svolto e magari che arrivi un po’ di celebrità, anche al di fuori dei confini svizzeri, che qualche volta mi sembrano un po’ stretti. Il desiderio più grande sarebbe quello di riuscire un domani a vivere della mia musica, potendo continuare a esprimermi liberamente, al di là degli stereotipi. Finora ho incontrato molti ostacoli, ma anche diverse persone che mi hanno aiutato a superarli».

Come nasce il nome d’arte Tony Voyage? «Si può viaggiare con la mente, prendere il volo nei sogni. E ovviamente, per chi se lo può permettere, anche visitare altre parti del mondo fisicamente, nella realtà. Per me il viaggio è anche percorso di crescita».

Anthony D’Onghia non vive ancora della sua musica: lavora come aiuto cuoco a metà tempo in un laboratorio della Fondazione Diamante. Ma le sette note restano la sua grande passione: «All’inizio riprendevo e riproponevo brani di Elvis Presley. E in questo senso c’è un episodio che mi fa piacere raccontare: nel 2017 ero in visita a Graceland (Memphis) e mi sono esibito proprio lì, di fronte alla villa, nell’ambito dell’Elvis Week proposta per l’anniversario della morte del re del rock». Interpretare i brani del re del rock è stato un trampolino: «Con gli anni ho sviluppato una mia personalità musicale che è sfociata nel Cd che presenteremo il mese prossimo». Il percorso (o sarebbe meglio dire “Voyage”) è stato seguito da vicino da Varriano: «Il progetto è nato diversi anni fa in seno a una proposta della Pro Infirmis – spiega –. Il nostro lavoro è stato imperniato principalmente sulla musica e su tutte le sue implicazioni emotive e psicologiche, sullo studio della tecnica vocale e dunque sulla passione che inizialmente Anthony nutriva prettamente per Elvis Presley. In seguito, e gradualmente, siamo riusciti a porre l’attenzione sul significato della voce e dell’esprimersi, piuttosto che sull’emulazione. Questo ha portato a un interessante cambio di marcia, con la scrittura propria dei pezzi; abbiamo iniziato ad affrontare tematiche più autobiografiche. C’è stato un salto di qualità. Nel corso degli anni abbiamo intravisto la possibilità di selezionare brani propri e di comporre successivamente un disco. Ho curato gli arrangiamenti e ho motivato Anthony a proseguire e a perfezionarsi. Ci siamo immersi appieno in questo cammino, per mettere in musica le sofferenze e le gioie della vita quotidiana con le sue difficoltà, piccole o grandi, sublimandole ed esorcizzandole grazie alle canzoni. È stato edificante: il percorso per Tony Voyage si è rivelato un’occasione per guardarsi dentro, per mettersi in gioco, superando con tenacia e impegno le avversità presentatesi all’inizio del progetto stesso. E da lì rinascere e ripartire per questa nuova sfida».