Locarnese

Delitto ai Ronchini di Aurigeno, in tre alla sbarra

Inizierà il 12 maggio il processo contro l'uomo che uccise l'allora custode delle scuole. Imputati anche chi vendette l'arma e chi fece da tramite

Il fatto di sangue avvenne l’11 maggio del 2023
(archivio Ti-Press)
6 maggio 2025
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Conto alla rovescia in vista del processo che vedrà quale principale imputato l'uomo che l'11 maggio del 2023 uccise a colpi di pistola l'allora custode del Centro scolastico della Bassa Vallemaggia, ai Ronchini di Aurigeno. Con lui alla sbarra compariranno anche l'imprenditore che gli vendette l'arma e la donna che fece da tramite tra i due. I tre imputati si presenteranno nell'aula penale di Lugano da lunedì 12 maggio (e per i giorni successivi), di fronte alle Assise criminali presiedute dal giudice Amos Pagnamenta, che sarà affiancato dai giudici a latere Renata Loss Campana e Giovanna Canepa Mueli. È prevista pure la presenza degli assessori giurati. L'accusa sarà sostenuta dai procuratori pubblici Roberto Ruggeri e Pablo Fäh.

Nel maggio di due anni fa l'imputato principale, oggi 44enne e difeso dall'avvocato Fabio Bacchetta Cattori, si presentò alle scuole di Aurigeno, dove la vittima lavorava come custode. Armato di pistola, sparò tre colpi, prima all'esterno della palestra e in seguito all'interno della stessa. Il movente, secondo la tesi del procuratore Ruggeri, fu la gelosia. L'uomo, infatti, aveva frequentato per anni una donna che qualche tempo prima dei fatti lo lasciò per iniziare una relazione sentimentale con il custode dell'istituto della Bassa Vallemaggia.

Quel giorno, attorno alle 13.30, il 44enne aspettò l’arrivo del rivale dietro a un terrapieno. Quando il custode si accorse della sua presenza, cercò di mettersi in salvo, ma nell’atrio esterno della scuola fu raggiunto dalla prima pallottola. Riuscì comunque a entrare nell'atrio, ma subito dopo venne ferito, sempre alla schiena, dal secondo colpo. Aprì una seconda porta per immettersi nel corridoio della palestra, dove fu colpito alle spalle una terza volta. A nulla valsero i soccorsi. La vittima morì un’ora più tardi.

Compiuto il delitto, il 44enne salì in auto per scappare. Ma la sua era stata una fuga di breve durata: rifugiatosi nel posteggio di un supermercato di Losone, fu rintracciato un'ora dopo grazie all'imponente dispiegamento di forze messo in campo dalla polizia. Si consegnò spontaneamente dopo una breve mediazione. Alle Assise criminali l’imputato dovrà rispondere, in via principale, di assassinio, in via subordinata di omicidio intenzionale.

Prima del delitto, aveva minacciato il suo rivale con post sui social e in seguito, in modo più esplicito, lasciando delle bottiglie contenenti liquido infiammabile (molotov) nei pressi delle scuole: dovrà rispondere anche di questi fatti e in particolare dell'accusa di atti preparatori punibili di incendio intenzionale e di minaccia. Il 25 settembre del 2022 avrebbe inoltre minacciato la donna con un coltello.

Nell'atto d'accusa rientra pure il reato di esposizione a pericolo della vita altrui, relativo ai rischi corsi dai docenti e dagli allievi della scuola. Ricordiamo che quel giorno alunni e insegnanti dovettero rimanere barricati nelle aule per buona parte del pomeriggio. Tutti illesi, ma sotto shock, furono presi a carico dagli specialisti del Care team e dai servizi di sostegno del Dipartimento educazione, cultura e sport. Un appoggio che proseguì nei giorni successivi con l'attivazione dell'Antenna per la gestione degli eventi traumatogeni della Sezione cantonale delle scuole comunali.

Da lunedì in aula compariranno pure il 33enne che fornì la pistola all'imputato accusato di omicidio e la donna che fece da tramite tra i due. Per entrambi viene ipotizzato il reato di complicità in assassinio. La loro difesa sarà assunta dagli avvocati Gianluigi Della Santa e Matteo Poretti.

L'arma venduta assieme alle munizioni (per una somma di almeno 800 franchi) al 44enne era una Glock. La pistola in precedenza era stata rubata in un'abitazione privata del Locarnese; l'autore del furto (nel frattempo condannato) l'aveva in seguito consegnata all'imprenditore 33enne di Bellinzona, già finito al centro del cosiddetto “scandalo dei permessi falsi”. Quest'ultimo, nel corso del processo che inizierà fra pochi giorni nell'aula penale di Lugano, verrà giudicato anche per quella e per altre vicende.

A far da tramite tra il venditore e l'acquirente della Glock, secondo gli inquirenti, era stata una donna, 33enne all'epoca dei fatti, dipendente del negozio di telefonia mobile gestito dall’assassino. Finita in manette alla fine del mese di agosto del 2023, dovrà pure rispondere dell’accusa di complicità in assassinio.

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