Per il diritto incondizionato alla passeggiata pubblica scende in campo il ‘Blick’, secondo cui è in corso una guerra aperta fra campeggiatori e ticinesi
Spiaggia sabbiosa non significa automaticamente riva pubblica. È un dato di fatto sostanziale per capire che la soluzione auspicata dall’Associazione rive pubbliche della Svizzera italiana (Rpsi) e fatta propria dal consigliere nazionale di Gordola Bruno Storni – segnatamente per quanto riguarda il Sentiero delle rive fra Mappo e il Campofelice di Tenero – è più complicata di quanto si potrebbe immaginare.
Nelle scorse settimane v’è stato un incontro fra l’Ufficio del demanio e il Municipio di Tenero-Contra. All’ordine del giorno v’era un tema semplice ma allo stesso tempo molto complicato, che può essere tradotto in una domanda: dove si trova il limite tra la proprietà pubblica e quella privata? Senza entrare troppo nei tecnicismi di una materia complessa, la risposta è una sola: ciò che determina, lungo la riva da Tenero a Minusio, il confine tra le proprietà demaniali e ogni singola altra proprietà privata o pubblica (Campeggi, Centro sportivo, Comune di Tenero-Contra) è quanto risulta dai rilievi catastali in vigore. Trattandosi di misurazioni ufficiali recenti (ovvero approvate dopo l’introduzione della Legge sulle rive laghi del 1952) le risultanze catastali in vigore inglobano già nella proprietà pubblica la cosiddetta “riva bianca”.
Ora, se materializzassimo sul terreno il limite tra la proprietà pubblica e quella privata lungo tutto il Sentiero delle rive, ci accorgeremmo che la proprietà pubblica sulla quale la Rpsi chiede un diritto incondizionato di passeggiare durante tutti i 365 giorni dell’anno si ridurrebbe a ben poca cosa e che, spesso e volentieri, la si potrebbe percorrere solo con gli stivali (se non a nuoto). È quindi utopico pretendere che in “linea retta” il Sentiero delle rive diventi tutto pubblico e sempre agibile. Ciò implicherebbe la necessità di espropriare ampie zone private, con costi esorbitanti a carico dei contribuenti e anni di procedure. Ecco allora che nel 2019 era stata trovata una soluzione equilibrata (e a costo zero) con la convenzione siglata fra tutte le parti in causa (pubblico e privati) riguardo all’utilizzo pubblico e libero dello stesso sentiero da ottobre a marzo, quindi durante i mesi invernali.
Ora, però, sul tema è stata rinfocolata un’annosa “querelle”, portata avanti non solo dalla Rpsi e da chi la pensa come l’associazione, ma anche da chi utilizza quello che Simone Patelli, direttore di campeggio e presidente di Ticino Turismo, ha definito «lo strumento della disinformazione». Un esempio significativo e anche pericoloso è quanto apparso a mezzo stampa, il 2 maggio, sul ‘Blick’, foglio non nuovo a sparate gratuite e strumentali, specialmente in ambito turistico, coinvolgendo la Sonnenstube.
L’articolo del 2 maggio è da manuale, e insieme grottesco, perché fa da megafono a una presunta sommossa popolare ticinese nei confronti dei campeggiatori svizzero-tedeschi. “A Tenero, nel Canton Ticino, la tensione è alta! – strilla il ‘Blick’ –. Gli abitanti sono furiosi perché non possono più accedere al Lago Maggiore. Jogging, passeggiate o semplicemente rilassarsi su una panchina non sono più possibili da fine marzo. Recinzioni e cartelli di divieto bloccano l’accesso all’acqua per tutta l’estate. Ora i ticinesi ne hanno abbastanza e chiedono un accesso libero alla riva. Il problema è che il sentiero lungo la riva del lago, che va dal porto di Minusio alla foce della Verzasca, non è percorribile in modo continuo dalla primavera all’autunno”.
Ricorda il ‘Blick’ che “sei grandi campeggi e il Centro sportivo nazionale si trovano direttamente sulla riva. Centinaia di tende e piazzole, alcune direttamente sull’acqua, rendono Tenero un paradiso per i campeggiatori. La maggior parte di loro proviene dalla Svizzera tedesca. I turisti elogiano l’acqua blu profonda e la splendida vista sulla riva e vogliono la loro tranquillità. Condividere l’accesso al lago con i residenti? Meglio di no”. Poi viene citato Storni, il quale unitamente a Rive pubbliche chiede l’accessibilità alla riva durante tutto l’anno e parla di “una privatizzazione illegale dello spazio pubblico”. Emerge che “molti ticinesi gli danno ragione – secondo il ‘Blick’ –: un pezzo di patria è andato perso, questo è il sentimento generale”. E ancora: “La richiesta dalla Sonnenstube sorprende. Sta cambiando l’atteggiamento verso i turisti in Svizzera?”.
Quanto la versione del ‘Blick’, e di chi l’ha imboccato, sia veritiera, lo può ipotizzare il direttore dell’Organizzazione turistica Lago Maggiore, Fabio Bonetti: «Ognuno può ovviamente fare le sue valutazioni. Dal nostro punto di osservazione, tuttavia, la percezione è diversa. Non ci risultano lamentele significative sulla situazione estiva. È anche vero che, durante la stagione balneare, i ticinesi tendono a privilegiare i corsi d’acqua piuttosto che le rive lacustri. D’inverno, invece, il Sentiero delle rive è molto apprezzato dalla popolazione locale. Va riconosciuto che la convenzione del 2019 ha rappresentato un passo importante, perché ha consentito l’accesso a tratti privati tramite percorsi più comodi rispetto alle sole spiagge. Mi piace sempre ricordare quanto il turismo sia fondamentale per la nostra regione: rappresenta circa il 20% del Pil regionale. Proprio per questo, affrontare questi temi in modo collaborativo e costruttivo è nell’interesse di tutti. Contrapposizioni rigide, al contrario, rischiano di nuocere a un settore da cui dipendiamo fortemente».
Allo stesso articolo fanno riferimento i sindaci di Tenero-Contra, Graziano Crugnola, e Minusio, Renato Mondada, quando affermano di essere “convinti che la maggior parte della popolazione capisce che prima del 2019 non vi era nessun accesso alle rive e che con la convenzione stipulata da tutte le parti in causa è stato fatto un passo avanti importante per la fruizione delle rive. Se si vuole continuare a cercare nuove soluzioni che possano andare bene a tutti, l’unica via è quella della condivisione delle idee e dei progetti. Martellamenti sui social e articoli negativi sui media in Svizzera interna e in Ticino non portano a nulla di costruttivo, anzi”.
E ancora: “Quando vi sono pareri discordanti vi sono due vie per trovare una soluzione. Una è quella del litigio e della polemica, che portano con sé solo frustrazione e arrabbiature. Litigi che in questo caso potrebbero portare a forzare procedure di esproprio (la maggior parte della passeggiata a lago si estende su fondi privati) che durerebbero anni (se non decenni), precludendo probabilmente in questo periodo agli abitanti dei nostri Comuni la possibilità di passeggiare lungo il lago anche d’inverno. La seconda via è quella della ricerca condivisa di soluzioni. Personalmente siamo per la seconda via, cioè la ricerca di soluzioni e progetti che possano soddisfare tutti (popolazione locale, Cst, Comuni, Cantone e campeggi). Noi non crediamo che la popolazione di Tenero-Contra e Minusio sia per la via conflittuale; siamo convinti che, come noi, anche i cittadini di Tenero-Contra e Minusio si aspettino un dibattito sano e costruttivo, alla ricerca di soluzioni sostenibili ed equilibrate”.