Nodo intermodale in stazione Ffs a Muralto, animata serata pubblica con il Plr verso il voto referendario cantonale del 15 giugno
La data che sancirà il futuro prossimo del comparto stazione a Muralto e di tutta l’organizzazione viaria del Locarnese è il 15 giugno, giorno in cui la popolazione ticinese si esprimerà al voto sul credito netto di 7,1 milioni di franchi (con l’autorizzazione alla spesa di 16,6 milioni di franchi) che il Gran Consiglio ha già concesso per riorganizzare il nodo intermodale, ma su cui si era poi abbattuta la scure della domanda di referendum, con quasi 10mila firme raccolte. In vista del voto, dei pro e dei contro del progetto così come concepito dal Cantone, si è parlato stasera in un incontro organizzato alla Ses dal Plr del Distretto di Locarno.
Unitamente ai due tecnici del Dipartimento del territorio maggiormente “sul pezzo” – il capoarea operativa e il capoprogetto della Divisione delle costruzioni, Fabiano Martini e Nicola Richina – sono intervenuti un esponente per parte delle fazioni a favore e contro il progetto cantonale: per il Comune di Muralto, Renato Canziani (vicesindaco, nonché membro della Cit e della Delegazione di autorità che ha seguito l’evoluzione del progetto), mentre per il comitato “Salva viale Cattori” il consigliere comunale, imprenditore e referendista Gian-Luigi Varini.
Preso atto dai tecnici delle diverse criticità presentate dalla situazione attuale in stazione, come era lecito attendersi le distanze fra le rispettive visioni non si sono ridotte rispetto alle precedenti occasioni di confronto. Per Canziani il progetto cantonale «è l’unico realizzabile che consente di separare il traffico privato da quello pubblico. E lo può fare grazie al ruolo di viale Cattori, che come tutto il comparto godrà di una valorizzazione» e sfocerà, aveva spiegato Richina in precedenza, su una piazza della Stazione che diventerà Zona Incontro per favorire pedoni e mobilità lenta e dove sorgeranno i nuovi stalli per i bus.
Secondo Varini – e i 4’500 firmatari della petizione per salvare viale Cattori – quello che potrebbe nascere con la variante di base è invece «uno scempio urbanistico. Oltre a sacrificare la zona di svago, fulcro del turismo e dei commerci, si creerà una situazione paradossale con una Zona Incontro invivibile, dove bus e taxi toglieranno lo spazio teoricamente dedicato ai frequentatori di piazza Stazione». Frequentatori giornalieri che, aveva precisato Martini, sono oggi 14mila al giorno, cui vanno aggiunti i quasi 20mila passeggeri che utilizzano la stazione per prendere il treno o i bus e i 6’000 cittadini semplicemente in transito attraverso il comparto (mentre 18mila sono i veicoli giornalieri sull’unica strada che collega Muralto a Locarno, ovverosia via della Stazione).
Per i contrari alla variante di base, com’è noto, il problema sta molto a monte, anche geograficamente, e cioè a nord della stazione, sul terreno delle Ffs pianificato dal Comune (Pr in stand-by) senza tener conto dell’eventualità di poterlo sfruttare anche per il nodo intermodale. Stando a Varini, che ha risposto a precisa domanda del moderatore (il giornalista Rsi Giovanni Marci) «volendo, una soluzione con le Ffs si potrebbe ancora cercare». Ipotesi che secondo Canziani è fuori discussione, anche considerando un’eventuale espropriazione che «richiederebbe almeno 10 anni».
Visto che quella che emergerà dalle urne il 15 giugno sarà una sentenza emessa da Airolo a Chiasso, è appena stato costituito un “Comitato a sostegno” di largo respiro che viene presentato proprio domani mattina a Bellinzona. Anche se nato a Locarno, è un gremio interpartitico di portata cantonale, i cui primi rappresentanti sono cinque co-presidenti di peso: Bixio Caprara (per il Plr), Paolo Caroni (il Centro), Fabio Badasci (Lega), Cristina Zanini Barzaghi (Ps) e Matteo Buzzi (Verdi). L’obiettivo è convincere chi andrà a votare che “è fondamentale integrare il Locarnese nella rete di trasporto pubblico cantonale per portarlo all’altezza delle altre stazioni principali del Ticino”. A Muralto, secondo il comitato, “bisogna intervenire per facilitare, semplificare e rendere maggiormente sicuro il passaggio degli utenti dal treno al bus e viceversa”. Per farlo senza perdere i 5,4 milioni di contributi federali, ha sempre avvertito il Cantone, l’unica via percorribile è benedire definitivamente la variante di base.