Nuovi pasticci in Consiglio comunale a Muralto: il Consiglio di Stato ha accolto per vizi di forma i 5 ricorsi contro la decisione dell'ottobre 2023
Ricorsi accolti e annullata la vendita a un privato della minuscola frazione di terreno davanti all’ex albergo Beau Rivage. È il succo dell’ennesimo capitolo della vicenda legata al (possibile) futuro alberghiero della struttura, una delle più suggestive testimonianze del turismo che fu sul lungolago muraltese, ma che da molti anni è abbandonata a sé stessa. Per rinnovarne i fasti si era fatto avanti l’imprenditore svizzero tedesco Albert Kiener, tramite la società Hotel Beaurivage et d’Angleterre Sa (società da lui rilevata dalla famiglia Cotti). Kiener era (e sarebbe ancora) disposto a investire milioni, ma abbisognerebbe assolutamente, a suo dire, di ulteriori 72 metri quadrati di territorio davanti alla proprietà. Da lì il messaggio riguardante la vendita, a un prezzo di 235mila franchi. Messaggio che due anni fa era stato approvato, ma non tenendo conto di tutte le esigenze procedurali. Da lì cinque ricorsi che il Consiglio di Stato, pochi giorni fa, ha accolto, annullando la decisione del legislativo. Il Municipio avrebbe naturalmente potuto ricorrere al Tram, ma stando a quanto dichiarato a “laRegione” dal suo legale non lo farà.
Il messaggio era andato al voto nell’ottobre del 2023 ed era il terzo della serie, per dire delle difficoltà sorte attorno alla questione. Il primo richiedeva una permuta e poneva il vincolo di creare una piazzetta, ma si era incagliato in commissione, dove si era preferito parlare di semplice cessione. Su queste basi il messaggio era stato ritirato. Nel secondo, il focus era appunto stato messo sulla vendita, ma al prezzo di 160mila franchi, stabilito sulla base di una perizia esterna. Tuttavia, neppure questo tentativo aveva avuto fortuna, perché in Consiglio comunale i voti favorevoli erano stati solo 14 contro i 16 necessari per farlo passare. Erano i tempi in cui in legislativo c’era ancora la possibilità di sorprese. Infatti a imballare il Consiglio comunale erano state le reticenze di Muralto Democratica sull’adeguatezza del prezzo, basato su una perizia allestita per una permuta e non per la vendita. Di conseguenza era stata ordinata una seconda perizia, che aveva aumentato il valore a 235mila franchi. Unitamente al permesso di vendere, questo terzo messaggio ribadiva la necessità di trasformare la parte di sedime da bene amministrativo a bene patrimoniale, ma solo, avevano sottolineato a suo tempo i promotori, “in presenza di un progetto con licenza edilizia definitiva”.
Cos’è successo in Consiglio comunale nell’ottobre del ’23? Pasticci, secondo il governo. Fra i quali uno commesso a monte dalla Gestione, il cui rapporto di maggioranza era stato firmato solo da 3 commissari su 7, al termine di una seduta cui inizialmente erano presenti 4 consiglieri, poi rimasti in 3 a causa della partenza di uno (Bibiano Monotti, di Muralto Democratica, poi fra i ricorrenti) per protesta. Affinché una seduta commissionale sia valida serve la presenza della maggioranza assoluta dei commissari (in totale 7). I tre superstiti avrebbero quindi dovuto sospendere i lavori e a maggior ragione evitare di redigere e poi firmare l’unico rapporto. Peraltro, lo stesso Monotti aveva in seguito portato la questione in Consiglio comunale, leggendo, prima del voto, una presa di posizione degli Enti locali. «La mia protesta voleva dar voce a una mozione presentata da Muralto Democratica e boicottata dal Municipio – ricorda oggi il consigliere comunale –. Tale mozione, se accolta, avrebbe messo fine all’annoso problema pianificatorio. Ma il Consiglio comunale se n’era infischiato e ora l’istanza superiore lo bacchetta, dicendo che è tutto da rifare. Addirittura, la sentenza del Consiglio di Stato annulla anche l’approvazione del verbale della seduta, appositamente allestito e poi votato dalla maggioranza dei consiglieri con il chiaro intento di travisare i fatti».
Tutto quanto precede tocca il profilo formale. Ma c’è anche quello dell’etica politica, che due dei ricorrenti di cui sopra (in quanto confinanti) portano avanti da anni, a più livelli. «La recente sentenza del Consiglio di Stato ha fortunatamente annullato, per motivi “tecnici”, la decisione del Consiglio comunale riguardo alla vendita, ma i temi da affrontare attorno al progetto Beau Rivage sono ben altri», premette uno di loro. Quello principale è «l’improvvida garanzia di vendita dei 72 metri quadrati di terreno per poco più di 100mila franchi fornita a suo tempo dal Municipio di Muralto a Kiener, facendo perdere alla comunità almeno 400mila franchi».
Inoltre, aggiunge, «è opportuno segnalare che noi confinanti abbiamo espresso, e poi confermato in sede ricorsuale, la nostra disponibilità a ritirare i rispettivi ricorsi qualora la Hotel Beaurivage et d’Angleterre Sa aderisse alla proposta transattiva che è in suo possesso da diversi mesi. Si tratta di una proposta che vuole favorire l’insediamento della nuova costruzione, ma rispettando un’equa distanza dai caseggiati vicini e creando una piazzetta con specifici arredi al posto degli attuali e fatiscenti rustici. Era anche stata presentata, da parte nostra, una bella possibilità di valorizzare i vicoli adiacenti tramite la realizzazione di un piccolo museo della memoria muraltese, accompagnato da un percorso espositivo diversificato».
Quanto al progetto alberghiero, se n’è parlato, ma sempre per così dire al buio. Ad esempio evocando il rischio, come fatto in uno dei ricorsi, di “un’operazione immobiliare che volge solo al profitto e nulla ha a che vedere con una valorizzazione di nuclei e meno ancora con un armonioso inserimento edilizio nel tessuto del nucleo storico”. Il riferimento era a un “rendering” apparso (e tuttora presente) sul sito di uno studio d’architettura veneziano (il Cecchetto&Associati) che nel ’22 aveva elaborato un progetto denominato “Beau-Rivage”. Progetto che a Muralto in pochi hanno avuto finora occasione di vedere.
Riferendosi alla zona, la descrizione degli architetti parla di “un insieme di edifici e spazi interclusi che lambiscono quel che resta del nucleo storico, formato da edifici di diversa natura e forma. Un luogo contraddittorio e interessante, dove si mescolano più identità: una villa liberty, un albergo con un nome evocativo “delle Palme” (in realtà trattasi dell’albergo La Palma au lac, ndr), alcuni condomini anni Cinquanta”. Insomma, “un lotto difficile, pieno di vincoli, che si allunga verso le pendici collinari fino a raggiungere la linea ferroviaria che corre in quota, a un centinaio di metri dal bordo d’acqua”. Poi, il progetto: “Nel lotto di 1’700 mq si prevede la realizzazione di un complesso residenziale a più piani, con parcheggio interrato e vari negozi e ristoranti al piano terra, a servizio del passaggio alberato, che caratterizza il lungolago. L’edificio è concepito come un unico blocco, articolato nelle forme per adattarsi al contesto circostante. È caratterizzato da profonde logge e grandi vetrate a tutta parete che consentono di vedere con la maggiore ampiezza possibile le pendici montuose e il loro riflesso sulla superficie a specchio del lago”.