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‘Tocco il cielo con un dito!’. Nodo intermodale, referendisti alle stelle

Gian-Luigi Varini: ‘Non me l'aspettavo. A perdere è stata la politica, con tanta disinformazione. Ora nuovo approccio e ci si metta al tavolo con le Ffs’

In sintesi:
  • Il vicesindaco di Muralto Renato Canziani: ‘Grande delusione. Come locarnesi ci siamo fatti male da soli’
  • Martino Colombo (Divisione sviluppo territoriale e mobilità): ‘Ora una valutazione politica a livello regionale’
Gian-Luigi Varini non sta più nella pelle
(Ti-Press)
15 giugno 2025
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“No” al nodo intermodale in stazione a Muralto per 102 schede su oltre 70mila votanti. Percentualmente, meno di un punto: lo 0,8. Questo il verdetto popolare della votazione referendaria riguardante il credito da 17 milioni di franchi che il Gran Consiglio aveva votato per cambiare completamente il disegno viario in stazione, creando un nodo intermodale che prevedeva – elemento essenziale e vero punto controverso – i bus in transito sulla prima tratta del lungolago di Muralto, poi da viale Cattori salendo verso piazza Stazione, dove avrebbero trovato gli stalli per fermarsi e poi proseguire a est o per la collina, oppure rigirare su via della Stazione per dirigersi a sud verso Locarno e le altre destinazioni. Ma contro questo progetto, benedetto dal voto parlamentare (avvenuto tra l’altro a larghissima maggioranza) erano state raccolte le firme; tante firme: quasi 10mila quelle consegnate alla Cancelleria dello Stato. Confermavano, con tanto di interessi, le precedenti 4’500 della petizione del “Salva viale Cattori”, che già aveva espresso un dissenso molto chiaro rispetto al progetto cantonale.

‘No’ corale del Locarnese

Ciò che è emerso dalle urne, benché complessivamente tiratissimo, è soprattutto un “no” corale del Locarnese, dove i maggiori centri hanno fatto fronte comune: a Locarno i “no” sono stati il 52,6%, a Minusio quasi il 60%, a Muralto – dato significativo – il 61,48%. E poi i pollici versi di Ascona, Brione s/Minusio (68,31%!), Brissago, Gordola, Losone, Orselina (65,81%!), Tenero, Terre di Pedemonte e Verzasca.

Unitamente a grossi poli regionali in teoria disinteressati alla tematica, come Lugano, Bellinzona e Mendrisio – che hanno tutti appoggiato il nodo intermodale – si sono schierati a favore, nel Locarnese, solo Cevio (52,28%), Gambarogno (50,05), Maggia (50,84) e poi Bosco Gurin, Campo Vallemaggia e Lavizzara.

La levata di scudi locale sorprende soprattutto se consideriamo il grande schieramento di forze messo in campo dai favorevoli, che ha visto scendere in campo praticamente tutti i partiti, gran parte delle istituzioni comunali (Municipi e anche Consigli comunali, primo fra tutti quello di Locarno, con una nota d’appoggio dei capigruppo), un comitato cantonale a sostegno – con 5 co-presidenti come Bixio Caprara, Paolo Caroni, Fabio Badasci, Cristina Zanini Barzaghi e Matteo Buzzi – e ancora Cit, Fart, Ata e altri ancora.

‘Una soluzione si può trovare a breve termine’

Ma non è servito, perché cifre alla mano l’imponderabile è accaduto. Ed è ciò che spinge il primo referendista Gian-Luigi Varini, esercente e albergatore, nonché consigliere comunale a Muralto, ad esultare: «Oggi tocco il cielo con un dito! A maggior ragione perché sinceramente non me l’aspettavo, dopo tutto il chiasso fatto dalla politica. Fortunatamente c’è stata una parte importante di popolazione – soprattutto nel Locarnese, che votava con cognizione di causa – che ha capito come quella proposta non fosse la soluzione corretta. La vera perdente di questa votazione è la politica, non sono le persone che hanno votato “sì”. Una politica che spingeva a sostenere un progetto e lo ha fatto con lo strumento della disinformazione, portando avanti argomentazioni che non stavano in piedi, a favore di qualcosa che non avrebbe risolto nulla (transito dei bus dove nessuno voleva, semaforizzazione aumentata, Zona Incontro improponibile) e anzi stravolgeva un intero quartiere».

È un fatto che ci si ritrova senza più un progetto percorribile a breve termine, dovendo gestire una situazione oggettivamente perfettibile. A questo proposito Varini sostiene che «una soluzione si può trovare a breve termine, coinvolgendo immediatamente le Ffs per sfruttare il grande terreno a nord dei binari. Parallelamente, va costituito un gruppo di lavoro alternativo e più ampio rispetto alla Delegazione di autorità (con tutti i portatori di interesse, ndr.), nel quale convergano anche rappresentanti dei commercianti e della popolazione, per ricominciare da ciò che c’è adesso, a partire appunto dallo spazio a disposizione a monte della stazione, dove il terreno non è privato come si continua a ripetere, ma pubblico, perché pubbliche sono le Ffs! Un altro punto di ripartenza è la variante 1A, che risparmiava viale Cattori ma che il Consiglio comunale di Muralto non ha voluto approfondire, bocciando il credito (noi come Muralto Democratica ci eravamo astenuti perché, come spesso accade, la procedura di voto era viziata). Contro quella decisione è sempre pendente un nostro ricorso. Qualora fosse accolto, avremmo una soluzione valida da approfondire, proprio come il credito avrebbe permesso di fare». Infine, Varini auspica che «dal fronte dei tecnici del traffico vengano esclusi quelli che si fanno indirizzare dove dicono i politici e che troppe volte hanno già mangiato dalla pentola. Ci vuole gente nuova, giovane, che conosca la regione».

Canziani: ‘Ci siamo fatti male da soli’

Visibilmente deluso e amareggiato, sull’altro fronte, il vicesindaco di Muralto Renato Canziani, che sempre in questo periodo ci ha messo la faccia per conto del Comune nel sostenere il progetto cantonale: «La verità è che provo una grande delusione, perché siamo daccapo e non esiste un piano B. La variante di base è un progetto solido, realizzato su strade comunali e cantonale, quindi pubbliche. Nell’impossibilità di farlo, bisognerà andare a bussare dai privati, espropriando. In italiano “espropriare” significa “portare via” e per farlo bisogna avere tanti soldi. A chi li chiediamo? Ai referendisti? Inoltre, ci vuole tempo, perché già me li vedo gli avvocati delle Ffs, a Berna, pronti a difendere i loro interessi». Per Canziani «torniamo a essere la Cenerentola del canton Ticino, ma non per colpa degli altri, che vanno anzi ringraziati, ma proprio per demerito nostro, di noi locarnesi, che abbiamo seguito argomentazioni di pancia, senza voler approfondire le difficoltà del progetto nel punto più stretto del Locarnese. In altre parole: ci siamo fatti male da soli».

Colombo: ‘Ora una valutazione politica a livello regionale’

Sostenendo di aver “preso atto” della decisione odierna della popolazione ticinese, il Consiglio di Stato sta sul vago, sostenendo che “occorrerà ora valutare come procedere. Il governo, come ampiamente chiarito nel corso della campagna di avvicinamento al voto, precisa tuttavia che non è pensabile individuare una nuova soluzione nel breve e medio termine”. Martino Colombo, Direttore della Divisione dello sviluppo territoriale e della mobilità, unitamente al collega Fabiano Martini è sempre stato in prima linea per presentare e difendere tecnicamente il progetto cantonale. «Il voto parla chiaro: il “no” è venuto dal Locarnese, smentendo alcune previsioni in base alle quali si paventava il rischio di un disinteresse delle altre regioni, che avrebbero magari potuto votare contro. Il tema per il prossimo futuro è la necessità di una valutazione politica a livello locale e regionale per capire come direzionarsi. Dal punto di vista tecnico, dopo aver approfondito un sacco di varianti noi abbiamo detto e ripetuto che al momento non c’è un’alternativa progettuale convincente e condivisa. Ciò non significa che una soluzione alternativa non esista, ma dove e come cercarla deve dircelo la politica locarnese».