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Ticinese condannato a Malta: ‘Accuse infondate, ammissione solo per tornare a casa’

È la versione fornita dagli avvocati del 59enne, secondi i quali il loro cliente sarebbe vittima di un potenziale tentativo di estorsione

6 agosto 2025
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«Il nostro cliente è stato vittima di un procedimento avviato su accuse infondate; l’ipotesi è che in futuro gli sarebbe stato chiesto un corrispettivo (in denaro, quindi estorsione, ndr) per il ritiro delle accuse».

È la versione fornitaci dagli avvocati Raffaele De Vecchi e Matteo Simona dello studio legale Nievergelt & Stoehr di Lugano, che difendono il 59enne locarnese condannato lunedì a Malta a una pena detentiva di due anni sospesa con la condizionale per aver – come da lui ammesso davanti al giudice – molestato sessualmente una donna delle pulizie dell'albergo in cui soggiornava, l'hotel Corinthia St George's Bay, struttura di lusso (5 stelle) situata sulla costa nord-est dell'isola dove si trovava in vacanza con la famiglia.

I legali dell'uomo, che lo ricordiamo alle elezioni cantonali del 2024 è stato candidato (senza successo) per il Centro al Consiglio comunale di Ascona, spiegano come il loro assistito «è stato arrestato e posto in stato di detenzione preventiva mentre si trovava in hotel ad attendere la sua compagna e la figlia. Le autorità inquirenti hanno prospettato una carcerazione di durata imprecisata, in attesa del completamento delle indagini». Durante la detenzione però il ticinese «ha sviluppato gravi problemi cardiaci che hanno reso necessaria la sua ospedalizzazione» e «in stretta collaborazione con i suoi legali, sia maltesi sia svizzeri, confrontato con il suo precario stato di salute e la pena condizionale offerta dalle autorità penali, non ha potuto che optare per ammettere le accuse, pur essendo del tutto false, al solo fine di poter tornare in Patria ed evitare ulteriori gravi conseguenze alla sua salute».

Tutto in meno di 24 ore e senza venir interrogato, ‘impugneremo la sentenza’

I difensori del 59enne aggiungono come «secondo i suoi legali maltesi, casi di questo genere non sono rari a Malta» e fanno notare come «l’intera procedura, dall’arresto alla condanna, si è svolta in meno di 24 ore, senza che egli fosse nemmeno interrogato dalle autorità. Per questo motivo il nostro cliente esprime profonde perplessità riguardo all’equità e alla correttezza di processi svolti in questo modo. Lui, la sua compagna e la figlia hanno lasciato Malta e si trovano al sicuro (non ancora in Svizzera, ndr), dovendo ora affrontare un processo mediatico di pari iniquità. La famiglia lo sostiene in questo momento difficile». Gli avvocati concludono affermando che il loro cliente «condanna fermamente qualsiasi forma di violenza, sia essa psicologica o fisica, e intende impugnare la decisione delle autorità maltesi nelle sedi competenti».

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