È scomparso a 60 anni uno dei volti più conosciuti del fotogiornalismo ticinese. Molte le collaborazioni, fra cui quella con il Festival
Profondo cordoglio e incredulità ha suscitato la notizia dell'improvvisa scomparsa di Massimo Pedrazzini, di Losone, fotografo per passione e per missione; nell'ambiente fotogiornalistico ticinese, uno dei volti storici e fra i professionisti più conosciuti e apprezzati. Aveva compiuto 60 anni a giugno.
Titolare di uno studio fotografico, si era formato da Marco Garbani, che lo ricorda prima come apprendista e poi come collega legatissimo alla professione, «impegnato e disponibile. Fin dal principio copriva gli eventi di cronaca per l'Eco di Locarno; poi sarebbe passato al Giornale del Popolo. È stato anche scout, una sua grande passione. Ricordo che mi chiedeva il sabato libero, ma in cambio era sempre presente la domenica. Negli anni, il rapporto professionale si è evoluto; abbiamo collaborato per i primi corsi di introduzione alla fotografia, in Svizzera interna, ed era molto attivo anche a livello associativo».
Molto attivo Massimo Pedrazzini, Max per gli amici, lo era per definizione: fotografo ufficiale del Carnevale Rabadan, collaboratore della Rega e di Coop (suoi molti scatti anche per il settimanale Cooperazione), per 23 anni aveva “coperto” il Locarno Film Festival (senza dimenticare JazzAscona). Con commozione e affetto lo ricorda l'ex presidente Marco Solari: «La notizia della sua scomparsa è sconvolgente. Massimo di fatto era il “fotografo ufficiale” del Festival. Ha testimoniato con le sue immagini la crescita della rassegna. Io l'ho visto crescere e lui ha visto crescere me. In fondo avevamo lo stesso obiettivo: un festival veramente utile non solo culturalmente, ma anche politicamente alla Città, al Ticino alla Svizzera. Il Festival gli deve moltissimo».
E ancora, nelle parole dell'amico Solari: «Massimo era sempre presente, regalava, letteralmente, il suo tempo. È stata una persona di straordinaria generosità, anche materiale: altri fotografi erano gelosissimi di ogni loro scatto, lui condivideva le sue fotografie, era incapace di avidità. Ricordo con affetto quanto fosse per lui importante ogni parola di apprezzamento. Dice Proust che si deve separare l'uomo dall’opera creata, ma precisa che ogni uomo ha un Io sociale (come, cioè, vuole che il mondo lo veda) e un Io profondo. L'opera d'arte è il risultato del lavoro dell’artista su se stesso per far uscire il meglio, scavando nel suo Io profondo anche a costo di dolore, fatica e sacrificio. Massimo era così: ha speso tutta la vita con incredibile bontà, e con nobiltà d'animo ha scavato nel suo Io profondo a favore del Locarno Film Festival e non solo».
La cerimonia funebre si terrà mercoledì alle 16.15 al Centro funerario di Riazzino. Al fratello Stefano vadano le condoglianze della nostra redazione.