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Denuncia abusi sessuali e rischia una condanna penale

Una donna di 62 anni, dopo il processo, è stata scagionata dall’accusa mendace nei confronti dell’amante, che ha scontato tre mesi di prigione

Il movimento MeToo qualcosa ha insegnato
(Ti-Press)
28 febbraio 2025
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Ha denunciato l’amante di abusi sessuali in pieno periodo ‘MeToo’. L’uomo, messo subito in carcere preventivo e condannato da una Corte delle Assise criminali in primo grado a 36 mesi di pena e sette anni di espulsione, è stato poi scagionato in secondo grado per non aver compiuto il fatto. A quel punto, l'amante ha accusato la donna 62enne di denuncia mendace. Si può riassumere così la vicenda giudiziaria sfociata nel processo svoltosi oggi alle Assise correzionali di Lugano. Anche se lo stupro, stando alla Corte di appello e di revisione penale, “non è avvenuto e la donna non è credibile”, il presidente della Corte Amos Pagnamenta ha scagionato la donna in quanto «per questo tipo di situazioni ci vuole estrema attenzione. È stata un’inchiesta lunga e dal profilo soggettivo ci sono gli elementi per dire che lei abbia agito in buona fede». D’altronde, sia la procuratrice Valentina Tuoni, che inizialmente ha avuto in mano l’incarto, che la Corte di primo grado presieduta da Mauro Ermani, le avevano creduto.

‘Ha messo in pericolo la Giustizia’

Dall’atto d’accusa firmato dalla procuratrice pubblica Chiara Buzzi, la vicenda risale al giorno del 58esimo compleanno della donna nella primavera del 2018. Quella sera, la donna e l’uomo allora 56enne, con il quale ha avuto una relazione anche affettiva, si incontrano in un cantiere di Canobbio e, stando alla donna, è stata costretta a subire una congiunzione carnale. Per Buzzi, constatando che quel reato non sussiste, ha affermato che la 62enne «ha messo in pericolo il funzionamento della Giustizia. Stiamo parlando di un’inchiesta durata due anni che ha causato a un uomo 89 giorni di carcere preventivo. L’imputata voleva solo vendicarsi di lui accusandolo di uno dei reati più odiosi» in quanto lei era stata denunciata dall’uomo di aver frodato l’assicurazione. Per queste ragioni, la donna è stata processata alle Assise correzionali per denuncia mendace, «la sede adeguata stando al procuratore generale Andrea Pagani, anche se solitamente questo tipo di reati vengono trattati in pretura», precisa la pp che ha proposto 12 mesi di carcere sospesi per questo «grave reato» e per «aver dimostrato spregio nei confronti dello stato». Claudia Solcà, patrocinatrice privata dell’allora 56enne, ha chiesto 25mila franchi di torto morale e ha ribadito il concetto espresso della pp aggiungendo: «La donna era al corrente dei problemi psichici del mio assistito e sapeva che lo avrebbero difficilmente creduto, soprattutto in un periodo, quello del movimento MeToo, di forte sensibilità per questo tipo di reati».

L’avvocato difensore Sandra Xavier ha chiesto il proscioglimento rimarcando che «la mia cliente è la vittima. Il suo stato di salute è compromesso e non le ha neanche permesso di essere qui oggi; a seguito di quell’episodio è stata pure ricoverata due volte. Se la Carp non l’ha ritenuta credibile, questo non vuol dire che la denuncia sia mendace, lei è convinta di aver subito un abuso e qualcosa di grave è comunque successo quella sera». Pagnamenta al termine del procedimento penale ha ricordato che «le autorità invitano le donne vittime di stupro a denunciare. Non considerare quanto avvenuto finora, grazie al movimento MeToo, sarebbe fare dei passi indietro».

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