laR+ Luganese

Caso Hospita Suisse, da Eolo Alberti due querele contro ignoti

Le denunce penali sono per reati contro l’onore e sottrazione di documento. Intanto Sabrina Aldi lascia una commissione parlamentare: ‘Motivi personali’

In sintesi:
  • La difesa del sindaco di Bioggio vuol far luce sulla presunta sparizione di un contratto e sulla segnalazione dalla quale è partita l’inchiesta
  • Le indagini, coordinate dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli, vedono indagate a vario titolo cinque persone
È stata avviata la procedura di fallimento, ancora non conclusa
(Ti-Press)
2 aprile 2025
|

S’allarga l’inchiesta Hospita Suisse, che vede indagate in totale cinque persone per presunti illeciti a vario titolo in ambito finanziario e amministrativo, tra le quali il sindaco di Bioggio ed ex granconsigliere leghista Eolo Alberti. Proprio quest’ultimo, infatti, tramite il proprio avvocato Pierluigi Pasi ha presentato due querele nei mesi scorsi. Una per reati contro l’onore, in mano al procuratore generale sostituto Moreno Capella, e una per sottrazione di documenti, condotta dalla procuratrice pubblica Chiara Borelli. Borelli che è titolare dell’inchiesta principale e indaga per amministrazione infedele, appropriazione indebita, abuso di autorità, concessione di vantaggi e istigazione alla violazione del segreto d’ufficio.

Presentate contro ignoti

Entrambe le querele sono state sporte contro ignoti e nascono da una diversa interpretazione dei fatti rispetto alla pubblica accusa. Secondo la pp, ricordiamo, ci sarebbero state delle presunte malversazioni legate alle attività degli imputati nella società in questione e in particolare a un progetto edilizio in costruzione a Bioggio, uno stabile commerciale che dovrebbe ospitare la Migros e diverse altre attività private. Fra queste, anche una camera iperbarica che avrebbe dovuto essere in dotazione alla Hospita Suisse Anesthesia Care Sa, figlia della Hospita Suisse Medical System. Ebbene, per l’accusa solo una parte dei vertici della Hospita avrebbe promosso l’operazione. Nello specifico Alberti, l’ex azionista di maggioranza nel frattempo deceduto e l’ex contabile della società diventato poi direttore amministrativo. Che infatti sono indagati a vario titolo nella vicenda.

A non essere indagati sono invece la granconsigliera Sabrina Aldi (Lega), che per alcuni mesi è stata direttrice amministrativa della società subentrando ad Alberti, uscitone nell’autunno 2023 dopo la nomina da parte del parlamento nel Consiglio d’amministrazione dell’Ente ospedaliero cantonale, e il dottor Claudio Camponovo. Quest’ultimo, rappresentato dall’avvocato Nicola Fornara in qualità di accusatore privato, è stato dagli inizi direttore sanitario e terzo azionista della società. Proprio il ruolo di Camponovo, in particolare, è contestato dalla difesa di Alberti in quanto ritiene che egli sarebbe stato a conoscenza non solo delle transazioni di denaro ma anche degli scopi dei suddetti trasferimenti, a cominciare dal progetto edilizio. A supporto di queste tesi, sono state presentate in Procura delle istanze probatorie negli scorsi mesi con dei documenti, come contratti e verbali di assemblee, che proverebbero il suo coinvolgimento al pari degli altri azionisti nelle transazioni.

Assieme alle denunce, le istanze probatorie

Una delle istanze riguarda anche un contratto di lavoro di Alberti del 2009, che secondo l’accusa proverebbe il reato di appropriazione indebita in relazione all’ammontare della retribuzione, mentre per la difesa sarebbe vecchio e precedente alla fondazione della Hospita Suisse Anesthesia Care Sa risalente al 2014, tanto che è stata prodotta una copia del contratto più recente, che giustificherebbe invece determinate uscite economiche. Questa copia è stata rinvenuta dalla difesa in possesso dell’allora presidente del Cda di Hospita, poi interrogato dalla pp. Sentito dal ‘Cdt’ all’indomani della notizia data da ‘laRegione’ sulle istanze, l’avvocato Fornara si è chiesto come mai un documento così rilevante sia emerso solo diversi mesi dopo l’avvio delle indagini, ribadendo la posizione di parte lesa del proprio assistito. Secondo la difesa invece quel contratto lì sarebbe stato fatto sparire di proposito, tanto che è stata sporta la querela contro ignoti per sottrazione di documenti, in mano alla titolare del filone principale dell’inchiesta.

L’altra denuncia, condotta da Capella, riguarda i reati contro l’onore, diffamazione o calunnia, e anch’essa contro ignoti perché si riferisce effettivamente a uno dei tasselli misteriosi – almeno per la difesa, che ha chiesto più volte invano di chi si tratti, dato che la pubblica accusa ne è a conoscenza – della vicenda. Ovvero: chi ha effettuato la prima denuncia, dalla quale sono partite poi le indagini, i fermi del 9 agosto tramutati poi in arresti per due degli indagati, fra i quali Alberti che ha trascorso sei settimane in carcerazione preventiva. Si è più volte speculato nei mesi che la segnalatrice possa essere stata proprio Sabrina Aldi, che tuttavia ha categoricamente smentito pubblicamente, sottolineando di essere sin qui stata interrogata sempre e soltanto come testimone.

Aldi: ‘Dimissioni volontarie, nessuna estromissione’

Nell’attesa che l’inchiesta si concluda, e da nostre informazioni non confermate in Procura sembrerebbe mancare poco, ulteriori speculazioni hanno accompagnato nelle ultime settimane Aldi. Stavolta di stampo politico. Pochi giorni fa il granconsigliere Stefano Tonini ha preso infatti il suo posto nella Commissione sanità e sicurezza sociale del Gran Consiglio. Stando alle voci, l’arrocco sarebbe stato un’estromissione dell’avvocata, a causa di malumori interni alla Lega dovuti al caso Hospita e non solo. Di pochi giorni fa le critiche, più o meno velate, sul ‘Mattino della domenica’ a causa del forte sorpasso di costi per la Rete tram-treno del Luganese (oltre 200 milioni di franchi in più, sembrerebbe) e Aldi presiede la società che sta gestendo i lavori. Voci che il coordinatore del movimento Daniele Piccaluga e la diretta interessata, da noi sentiti, però smentiscono. «Sono state dimissioni volontarie – ci ha detto lei –, nessuna estromissione. Ho lasciato per motivi personali, si tratta di una commissione impegnativa, come lo è l’altra che mi occupa (la Giustizia e diritti, ndr). È una questione di tempo».

Leggi anche: