Al 42enne è stata inflitta una pena interamente sospesa, nonostante la detenzione e la vendita di mezzo chilo di droga
L’ennesimo cavallino della droga. Un 42enne, giunto in Svizzera con il solo intento di spacciare, è stato condannato dalla Corte delle Assise criminali di Lugano a 24 mesi – sospesi per due anni – e a sei anni di espulsione dall’area Schengen, per aver venduto e detenuto complessivamente poco meno di 400 grammi di eroina e 125 grammi di cocaina. L’uomo, arrestato a Massagno nell’ambito di un’indagine antidroga condotta dalla Polizia cantonale in collaborazione con la Polizia di Lugano, è stato riconosciuto colpevole dal presidente della Corte, Paolo Bordoli – giudici a latere Emilie Mordasini e Renata Loss Campana –, di infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti e a quella sugli stranieri.
Come emerso in aula nel processo odierno, nel giro di un mese e mezzo, tra l’estate e l’autunno del 2024, l’uomo ha inizialmente venduto tra i 60 e gli 80 grammi di eroina. Successivamente, fungendo da intermediario, ha consegnato a un suo connazionale albanese circa 120 grammi di eroina e 125 grammi di cocaina. Infine, al momento dell’arresto, è stato trovato con addosso 200 grammi di cocaina. «Non conosco gli acquirenti né il nome del capo, non so nulla di lui. Lo conoscevo solo con un soprannome e l’ho incontrato in Albania, prima di partire per la Svizzera», ha dichiarato in aula il condannato, che nel corso delle indagini ha ammesso i fatti.
Il procuratore pubblico Alvaro Camponovo si è limitato a sottolineare che l’imputato «ha messo in pericolo l’ordine pubblico» chiedendo una pena di 30 mesi, dei quali sei da espiare, oltre all’espulsione dall’area Schengen per otto anni. L’avvocata Fabiola Malnati ha invece evidenziato l’atteggiamento collaborativo del suo assistito, che «ha contribuito ad ampliare la rete delle indagini, permettendo alle autorità di fermare altri spacciatori» e che «l’imputato è una persona marginale, privo di capacità decisionale, e più volte è stato anche redarguito dal suo superiore in quanto si rifiutava di vendere la droga a chi era già assuefatto. Questo dimostra la sua mancanza di cinismo». Pertanto, Malnati ha richiesto una pena interamente sospesa, sostenendo che «il periodo di carcerazione che ha scontato finora è stato sufficiente». A favorire la decisione della Corte di concedere la scarcerazione al condannato, hanno contribuito anche «la bassa purezza della droga e il quantitativo non rilevante».