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Scarti vegetali di Caiscio, si scava anche sotto... ricorso

Mentre le opposizioni sull’impianto di compostaggio sono ancora pendenti, la società esegue già lavori. La giustificazione: ‘Non c’è l’effetto sospensivo’

La piazza di compostaggio, nell’autunno del 2022
(Ti-Press)
6 maggio 2025
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Stop a quei lavori. Si riaccende il contenzioso tra il Municipio di Ponte Capriasca e la Caiscio Compost Sagl, titolare della piazza di compostaggio che da circa trent’anni sorge appunto in località Caiscio, tra Ponte Capriasca e Torricella-Taverne. L’Esecutivo di Ponte ha infatti intimato poche settimane fa un ordine di sospensione dei lavori di scavo che la società stava eseguendo, a dire dell’autorità comunale senza le dovute autorizzazioni, per portarsi avanti con l’impianto di compostaggio sovracomunale che secondo il Cantone deve sorgere lì. Non sono dello stesso avviso i due Municipi, che nel 2022 hanno inoltrato un ricorso contro il Piano di utilizzazione cantonale (Puc) necessario per realizzarlo. Tutto in regola, invece, secondo la società: «I ricorsi non hanno effetto sospensivo», ci hanno spiegato.

‘Lavori non autorizzati’

La raccomandata di Ponte Capriasca è degli inizi di aprile e, forte di prove fotografiche allegate, parla di “lavori non autorizzati di scavo, movimento terra e presumibilmente canalizzazione”. Si sottolinea altrettanto che i fondi in questione “sono siti fuori dalla zona edificabile e che le operazioni in corso sono in atto a ridosso del bosco”. Terreni sui quali è attiva appunto la Caiscio Compost Sagl, con un’attività che “risulta tutt’oggi priva di titoli autorizzativi”, considerando che “l’ordine di presentare una domanda di costruzione per gli impianti presenti del 12 aprile 2024 è stato disatteso in quanto i termini sono ampiamente scaduti”. Per queste ragioni, appoggiandosi alla Legge edilizia e al relativo Regolamento d’applicazione, il Municipio ha firmato una risoluzione che ordina una “sospensione immediata delle attività non autorizzate”, assegnando un termine di trenta giorni per presentare una domanda di costruzione in forma ordinaria parzialmente a posteriori.

‘Entro quanto previsto dal Puc’

«È vero, si tratta di lavori che abbiamo già terminato – ci conferma il proprietario della società, Sergio Benicchio –, ma noi riteniamo che siano in regola, sono stati sul posto anche i funzionari della Sezione forestale del Dipartimento del territorio (Dt) e non hanno riscontrato irregolarità dal loro punto di vista, nelle opere di disboscamento che abbiamo intrapreso». Un dissodamento che, ci viene spiegato dall’azienda, fa integralmente parte del Puc. E qui è necessario compiere un passo indietro. Il Dt ha individuato anni fa nella struttura di Caiscio il luogo più adatto nel Luganese per ospitare uno degli impianti di compostaggio previsti in tutto il cantone per smaltire e valorizzare gli scarti vegetali. Mancando le basi pianificatorie a livello comunale – i Piani regolatori di Torricella-Taverne e di Ponte Capriasca presentano da questo punto di vista importanti lacune –, il Cantone ha promosso il Puc per procedere direttamente alla realizzazione dell’impianto, che dovrebbe trattare fino a 20’000 tonnellate di materiale all’anno.

In arrivo struttura chiusa: basta odori

Nel 2022 il progetto viene approvato a larga maggioranza dal Gran Consiglio, ma diverse perplessità locali sfociano in tre ricorsi, tuttora pendenti al Tribunale cantonale amministrativo (Tram): due dei Comuni e uno di un gruppo di cittadini. Vengono contestati interventi ritenuti invasivi (come il disboscamento di 12’000 metri quadrati o lo spostamento del riale San Zeno), quella che viene ritenuta un’inadeguata valutazione delle alternative, un aumento del traffico pesante. E poi, il problema centrale: la tipologia di impianto. Il Puc presenta sia la tecnica del compostaggio in box in capannone aperto, sia la variante in capannone chiuso. E siccome nel documento votato dal Legislativo non appare un vincolo a favore della struttura chiusa, essenziale per contenere le puzze ma più costosa, questo tema è stato oggetto di contendere tra le parti.

Tutto nelle mani dei giudici (da tre anni)

«La nostra intenzione è sempre stata quella di realizzare un impianto a struttura chiusa – precisano dall’azienda – e anche adesso ci stiamo muovendo in quella direzione. Abbiamo già i disegni preliminari, che abbiamo presentato al Comune. Stiamo cercando di procedere il più velocemente con questa procedura, per agevolare i nostri confinanti, ovvero i cittadini che non di rado lamentano persistenza di cattivi odori. Un impianto al chiuso, come quello che intendiamo costruire, darebbe garanzia totale di abbattimento degli odori». Il cortocircuito creatosi sarebbe legato ai ricorsi: da un lato, la Caiscio Compost Sagl avrebbe deciso di muoversi, già l’anno scorso, una volta venuti a sapere che i ricorsi non avrebbero effetto sospensivo. D’altro canto, il Comune ha preteso lo stop ai lavori in quanto non sono pervenute domande di costruzione. «La stiamo preparando – ci confermano –, ma dobbiamo aspettare che la vicenda si sblocchi da un punto di vista giuridico e che il Puc entri in vigore». Non siamo riusciti, ieri, a sentire la versione dei fatti da parte del Municipio di Ponte Capriasca, ma appare chiaro che sinché il Tram non darà un proprio giudizio, non sarà possibile capire da che parte sta la ragione.

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