Ma il ‘boom’ economico non tocca tutti, tornano a crescere le persone in assistenza. Dieci anni della pubblicazione statistica ‘Lugano in cifre’
Un inverno demografico e una primavera economica. Emergono due stagioni dalla decima edizione ‘Lugano in cifre’, la pubblicazione che ha in qualche modo rivoluzionato la statistica urbana ticinese, offrendo una moltitudine di dati che prima di allora non c’erano o non venivano diffusi né per Lugano né tantomeno per altre città nel cantone. E se il paragone con il periodo dell’anno più rigido è dovuto al sempre minor numero di nascite e di bambini in generale, la rinascita economica pare data da un globale aumento del benessere e della ricchezza. Ma non per tutti, e d’altra parte la primavera è imprevedibile per eccellenza.
Gli estremi demografici sono stati diffusi già a gennaio e da questi è emerso che Lugano ha raggiunto il suo secondo picco storico in termini di popolazione (68’507 abitanti), ma con una crescita in rallentamento e già a inizio anno si è constatata la forte riduzione di nascite rispetto al 2023 (426, il 5,8% in meno). «Questa è una flessione che si protrae ormai da anni – osserva il collaboratore scientifico della Città in ambito statistico, Lorenzo Barisone –, accentuando il saldo naturale sempre più negativo (-278 l’anno scorso, i decessi sono infatti rimasti stabili a 704). Ora questo trend inizia a riflettersi anche in altre statistiche». È il caso della popolazione sotto i 10 anni e dunque del numero di allievi sia delle scuole dell’infanzia, sia delle scuole elementari. I primi nel 2024 sono stati 1’275 mentre i secondi 2’187: una riduzione del 3,8% e del 3,3%, rispettivamente. «Il calo è indubbio – osserva Barisone – ed è solo in parte giustificato dal fatto che negli anni precedenti c’era stato un aumento a causa dell’arrivo di rifugiati ucraini».
I motivi per i quali si fanno sempre meno figli naturalmente non sono una peculiarità soltanto luganese e sono complessi. «Fra gli altri, credo ci sia anche un discorso socio-culturale di instabilità famigliare che va a influire sulla scelta di fare o meno figli». Il riferimento è al forte aumento di divorzi, che sono cresciuti del 9,9% l’anno scorso (244 in totale), a fronte di una sostanziale stabilità dei matrimoni (441, +0,2%). Insomma, sempre più divorziati e sempre più single, a giudicare dalla lenta ma costante diminuzione anche del numero di persone per economia domestica. «Anche questo è un trend ormai strutturale sul medio-lungo periodo. Comparando i dati di dieci anni fa, notiamo infatti una flessione da 2,05 a 1,98 persone per nucleo famigliare, ossia il 3,4% in meno».
Positivo, globalmente parlando, invece il quadro economico. Le attività economiche (17’579) nel 2024 sono cresciute (+0,8%) e a essere particolarmente in crescita sono i settori della cultura (968, +2,7%), dell’informatica e telecomunicazioni (873, +1,3%) e del commercio al dettaglio (1’930, +1%). Un dato, quest’ultimo, in controtendenza con l’andamento del settore nelle altre principali città ticinesi. Queste statistiche in ogni caso erano note già a gennaio, mentre la vera novità rappresenta il buon andamento della fiscalità, che si riferisce all’ultimo anno disponibile (nel caso specifico 2021) e non al 2024. Si nota infatti un aumento medio del benessere in città, grazie a una crescita importante (+5,6%) del reddito imponibile pro capite annuo, che è stato di 60’300 franchi circa. Ancor più forte la crescita della sostanza imponibile: 467’600 franchi pro capite, il 12,2%. «Quest’ultimo dato è legato al Covid – spiega Barisone –: a causa dei lockdown, nel 2020 si è speso di meno e risparmiato di più e di conseguenza la sostanza è cresciuta».
Più sfaccettato il dato sul reddito. «L’aumento è dovuto sia all’arrivo di persone più benestanti, sia all’orientamento del mercato occupazionale sempre più verso profili medio-alti del settore terziario» osserva l’esperto. Per il sindaco Michele Foletti, il buon andamento della cultura è dovuto al fatto che «Lugano, a venticinque anni dalla fondazione dell’Usi, sia diventata finalmente una città universitaria. Prima l’Usi era una sorte di torre d’avorio, mentre oggi è diventata parte integrante del tessuto cittadino e cantonale in generale. E lo stesso vale per le altre realtà accademiche, che sono sempre più integrate con le aziende del territorio. Il fatto di avere l’Usi e la Supsi in particolare, ha permesso ad aziende ad alto valore aggiunto di svilupparsi negli anni. È stata creata una visibilità internazionale per Lugano, quale luogo d’innovazione».
È cresciuto il reddito in più o meno tutti i quartieri cittadini, ma a colpire è il forte aumento nel più popoloso, Molino Nuovo che proprio nel 2024 ha superato la soglia dei 10’000 abitanti. Il reddito pro capite è passato infatti da 51’900 nel 2020 a 63’000 franchi l’anno seguente, superando in tal modo diverse aree ritenute più ‘in’, come Cadro e Sonvico o Breganzona. «Il quartiere è stato interessato da un importante sviluppo edile negli ultimi anni – valuta il sindaco –, sono stati costruiti palazzi di qualità che attirano una fascia di reddito più elevata. Inoltre il trasporto pubblico è stato potenziato in quella zona, quindi è sempre più conveniente viverci». Quest’apparente mini boom economico non tocca però tutti. Nel 2024 sono tornate ad aumentare le persone in assistenza sociale: 1’709 (da 1’641). Viceversa, è drastica la riduzione di domande, e anche di ottenimento, di prestazioni comunali in ambito sociale (rispettivamente -45,7 e -42,6%). «Questo è dovuto all’introduzione, un paio d’anni fa, da parte della Città di consulenze sull’educazione finanziaria per i richiedenti l’assistenza comunale, pensata per bisogni specifici. Nel 2024 sono state effettuate 1’341 consulenze in relazione a questa tematica e indirizzando meglio i cittadini è stato ridotto anche il numero di richieste», l’osservazione di Barisone, che smorza anche l’aumento di casi Laps: «È stato il primo anno senza aiuti Covid federali, ora siamo tornati in linea con il periodo pre pandemico».
L’opuscolo è ricco e fornisce numerosi altri dati dei quali non abbiamo modo di riferire, ma che denotano l’importanza della statistica per la Città. «Dieci anni fa il nostro obiettivo era avere dati più approfonditi e specifici rispetto a quelli che ci forniva il Cantone – ricorda Foletti –. Venivamo da anni di aggregazioni, siamo passati in pochi anni da una piccola realtà prettamente urbana a una molto più estesa urbana, periurbana e montana». Statistiche che hanno dato una mano concreta in numerose situazioni. «Sì, per esempio, hanno portato il team che ha vinto il concorso per stilare il Pdcom (Piano direttore comunale) a proporre le nove costellazioni che dovrebbe sostituire i quartieri, allo scopo di valorizzare delle specificità comuni a diverse zone. In generale ci hanno fornito uno strumento eccezionale di analisi delle specificità di Lugano».