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‘Dichiarazioni non lineari’, 29enne assolto per una presunta aggressione

Il giovane è stato dichiarato innocente del reato di lesioni gravi, ma condannato a 26 mesi per consumo di droga e altre accuse

Reati causati dal consumo di droga
(Ti-Press)
12 maggio 2025
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Durante un diverbio avrebbe “intenzionalmente lanciato un liquido infiammabile sul petto e sul volto” di una donna. Anzi, la donna avrebbe acceso una sigaretta mentre stava maneggiando prodotti chimici ed è rimasta ustionata. Due ricostruzioni opposte che sono state al centro del procedimento penale alle Assise criminali contro un 29enne ticinese. E proprio per l’accusa di tentate lesioni gravi, la Corte composta dal presidente Marco Villa e dai giudici a latere Emilie Mordasini e Luca Zorzi ha assolto l’imputato applicando il principio ‘in dubio pro reo’ in quanto «le versioni erano discordanti. Anche durante il confronto le dichiarazioni delle parti non si sono modificate e ognuna di queste aveva la sua linearità».

Il giovane è stato comunque condannato a 26 mesi di reclusione per una serie di altri reati legati alla sua dipendenza da sostanze stupefacenti: furto semplice, ripetute violazioni della Legge federale sugli stupefacenti, contravvenzioni alla stessa normativa, ripetuto furto d’uso di un velocipede e violazione dell’assistenza riabilitativa e delle norme di condotta.

‘La fama che mi precede non è buona’

Durante l’interrogatorio, il 29enne ha descritto un’esistenza segnata da sofferenze: un’infanzia difficile che lo ha portato a passare per strutture come Casa Elisabetta, l’istituto Vanoni e Casa Primavera, fino ad arrivare, già in giovane età, al consumo di droghe. L'abuso di stupefacenti è proseguito anche dopo una precedente sentenza del 2021, in cui la Corte delle Assise criminali gli aveva imposto di astenersi. Nonostante il divieto, però, il giovane ha continuato a frequentare ambienti in cui si spacciava cocaina, come nella casa di Rivera dove, il 3 marzo 2023, una donna ha riportato ustioni di secondo e terzo grado al volto, collo e petto, pari al 15% del corpo.

«Sono consapevole che dovrò combattere la tossicodipendenza per tutta la vita – ha dichiarato il 29enne –. Sono sempre stato contrario alla psicoterapia, ma ora voglio rimettermi in gioco, anche grazie a mia sorella, che rappresenta il mio punto di riferimento. So che la mia reputazione mi precede, non avendo colto in passato l’opportunità di seguire una terapia a Villa Argentina. Ora però mi sento pronto per un percorso in una struttura come Ingrado». Una volontà confermata anche dal servizio medico del carcere, che nel suo rapporto scrive: “Dimostra una motivazione interna e un impegno costruttivo, così come la volontà di cambiamento. Appare ora stimolato a lavorare su di sé mettendosi in discussione per capire i suoi comportamenti disfunzionali”.

‘Totale mancanza di rispetto delle leggi’

Il procuratore pubblico Alvaro Camponovo ha però minimizzato la rilevanza del ravvedimento, sostenendo che «gli sono state offerte molte opportunità, che però non ha mai rispettato. Ha commesso reati in modo reiterato, dimostrando totale mancanza di rispetto per la vita e le leggi». Camponovo ha inoltre rievocato la versione della donna ustionata, secondo cui tutti i presenti in casa avevano assunto stupefacenti e «non esistono narrazioni coerenti», pur sottolineando che tra la donna e l’imputato c’era stato un diverbio. Per queste ragioni ha chiesto una pena complessiva di 44 mesi.

Valentina Vezzoni, patrocinatrice della donna ferita, ha criticato la «superficialità» dell’inchiesta, sottolineando il ritardo tra la denuncia e la perquisizione, giustificato dal fatto che «non si poteva accedere in quanto erano stati cambiati i cilindri della porta». Ha poi aggiunto: «Se si ritiene una denunciante credibile, poi bisogna essere conseguenti».

Pascal Cattaneo, avvocato del 29enne, dopo aver ricordato che non ci sono elementi certi nella vicenda legata all’ustione della donna, si è soffermato sui reati per i quali è stato poi condannato il suo assistito, come un furto alla Coop di poco più di 100 franchi, chiedendo una pena di 25 mesi.

La Corte ha infine ribadito che “la pena deve tener conto della lieve scemata imputabilità, della confessione e dei precedenti”, condannandolo per quanto è certo, ma assolvendo per ciò che resta avvolto dalla nebbia dei ricordi alterati. Il giovane ora dovrà seguire un trattamento psicoterapeutico obbligatorio.

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