Da oggi e fino a sabato due attiviste in piazza della Riforma, per sensibilizzare passanti, istituzioni e opinione pubblica sull’emergenza umanitaria
Un atto «simbolico, pacifista, analogico in questa tragedia di alienazione digitale». Definiscono così la propria protesta, Carmen De Grazia e Caroline Gerster. Non una protesta qualsiasi: da oggi a sabato le due donne porteranno avanti uno sciopero della fame allo scopo di sensibilizzare sulla crisi umanitaria in corso nella Striscia di Gaza. «A Gaza in questo momento non hanno cibo. Continuare a guardare quelle immagini e a leggere quelle notizie, nell’indifferenza, è diventato insopportabile», spiegano a ‘laRegione’ le due donne in piazza della Riforma. «La società civile nel mondo si sta mobilitando, ma chi potrebbe fermare questa tragedia, la politica e i governi, non lo sta realmente facendo».
Quali obiettivi vi siete poste? «Sensibilizzare soprattutto. La cosa importante è aprire un canale di comunicazione. Aver visto che ci sono altre persone che la pensano come noi, che sono sensibili come noi e che stanno male come noi e che sono stufe di essere spettatori impotenti, ci motiva. Quindi il nostro obiettivo è mostrare agli altri delle immagini di pace, così come sono state mostrate a noi, e che anche qualcosa di piccolo si può fare. Si può stare insieme, condividere, riflettere. Parlare nuovamente di umanità», spiegano. Non a caso, le due attiviste si richiamano alle Convenzioni di Ginevra e al ruolo di garante della Svizzera. E come mai è stata scelta una forma di protesta così ‘forte’? «Ci sembra un modo incisivo e d’impatto per mostrare la nostra posizione. Pensando al passato, da Ghandi in poi, ma anche al giorno d’oggi, è sempre qualcosa che richiama subito un gesto potente».
Non vi spaventa l’idea di non mangiare nulla per cinque giorni? «No, abbiamo già fatto dei digiuni in passato, sappiamo come gestirli. Ci siamo preparate già negli scorsi giorni, iniziando a mangiare di meno. Inoltre, si tratta di uno sciopero della fame di cibo solido, berremo succhi, prenderemo integratori, sali minerali, proprio perché abbiamo un lavoro, una famiglia. Siamo pronte». Le due attiviste ribadiscono di ispirarsi molto al pacifismo. «Abbiamo subìto anche delle critiche, come è naturale che sia in tutti gli ambiti. Sui social in particolar modo. Un commentatore in particolar modo si è molto infervorato, ha iniziato a dirci cose molto violente. E questo è stato d’aiuto, perché abbiamo capito dove non vogliamo andare. Non vogliamo la violenza nemmeno verbale. Vogliamo mantenere toni fermi e decisi, ma pacati e pacifici per promuovere un approccio non violento».
In quest’ottica, De Grazia si è recata anche in polizia, informando le autorità della protesta. «Ci è stato spiegato che manifestare è un nostro diritto e che in sé non sarebbe neanche necessaria un’autorizzazione dato che non c’è un divieto di legge, ma mi sono comunque rivolta agli agenti, perché non volevamo arrecare disturbo alla piazza e al Comune». Comune che, ricordiamo, si è unito recentemente all’iniziativa lanciata da Ginevra e Losanna per fare pressione sul Consiglio federale affinché si attivi per placare la crisi umanitaria in corso. «È stato un fatto inaspettato e che ci ha fatto enormemente piacere. Infatti non siamo qui per puntare il dito contro la Città o muovere delle accuse». Anzi: «Invitiamo tutti a prendere esempio da altri attivisti e a promuovere nuove iniziative. A scendere in piazza e a parlare. È un modo per sentirsi meno passivi e impotenti. Non è una questione di destra o di sinistra, l’indignazione di fronte al genocidio dovrebbe essere trasversale».
Per chi volesse unirsi a loro o passare, Carmen e Caroline saranno in piazza domani dalle 8 alle 8.45, giovedì e venerdì dalle 18.30 alle 20.30, sabato dalle 17 alle 19. Per partecipare all’iniziativa è sufficiente la presenza, non è necessaria l’astensione dal cibo.