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Mortale di Grancia, la mamma di Ketty: ‘Voglio giustizia’

La signora, delusa dallo sconto di pena in Appello al conducente dell’auto sulla quale viaggiava la figlia, vorrebbe che si andasse al Tribunale federale

La signora Beatrice di fronte a Palazzo di giustizia
16 giugno 2025
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“Aiutatemi a far valere la giustizia, aiutatemi a non farla morire due volte”. È tornata a far sentire la propria voce Beatrice Do Nascimento, la mamma della 17enne morta in un tragico incidente stradale a Grancia il 12 febbraio del 2021. Anche oggi, per la terza volta, la donna ha protestato davanti a Palazzo di giustizia a Lugano. Scopo: far pressione sulla pubblica accusa affinché impugni la sentenza della Corte di appello e revisione penale (Carp), che ha ridimensionato in maniera importante la condanna nei confronti del giovane che guidava l’auto sulla quale ha perso la vita la figlia Ketty.

“L’omicida è stato condannato, ma non sconterà neppure un giorno di carcere – si legge sul manifesto –. Chiedo a gran voce che la procuratrice (Margherita, ndr) Lanzillo faccia ricorso al Tribunale federale”. Una richiesta pubblica di aiuto, in nome della figlia. In primo grado, ricordiamo, il conducente era stato condannato dalla Corte delle Assise criminali presieduta da Amos Pagnamenta a tre anni e mezzo di detenzione per omicidio colposo, a fronte dei cinque anni e mezzo invocati dalla pp. Un verdetto ritenuto eccessivo dalla difesa, rappresentata dall’avvocata Anna Grümann, che chiedeva invece al massimo due anni sospesi condizionalmente contestando il dolo. Difesa che ha ricorso alla Carp, la cui Corte presieduta da Giovanna Roggero-Will ha in parte accolto le istanze riducendo il periodo di carcerazione a un anno soltanto, stabilendo la condizionale per altri due anni.

«È troppo poco, non è vera giustizia, io che sono la madre non ho ricevuto neanche delle scuse» contesta però la donna, patrocinata come le sorelle della vittima dall’avvocata Demetra Giovanettina. I parenti, tuttavia, in questa fase non hanno facoltà di ricorrere, da lì l’appello alla pp.

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