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Caso Hospita, dossier Mps ‘tendenzioso e fuori luogo’

Per Nicola Fornara, avvocato di Claudio Camponovo, l’interrogazione sfrutta l’immunità parlamentare per screditare il dottore e Sabrina Aldi

In sintesi:
  • La granconsigliera leghista: ‘Tentativo di dare un’informazione distorta di un procedimento in corso’
  • Entrambi sul rapporto Petrini: ‘Nulla di nuovo, tutto già agli atti della Procura’
Le due società nella bufera da un annetto
(Ti-Press)
17 giugno 2025
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«Tendenziose e fuori luogo». Così definisce l’avvocato Nicola Fornara, che tutela gli interessi del dottor Camponovo – costituitosi accusatore privato – nella vicenda, le sessantaquattro domande dell’interrogazione. «Hanno mischiato questioni politiche, penali, civili, amministrative. Alla maggior parte di queste domande il CdS non potrà dare una risposta: come potrebbe prendere posizione su questioni inerenti alla magistratura o a delle società private? E perché sono state inserite? Non certo perché i rappresentanti dell’Mps sono degli sprovveduti, ma hanno colto l’occasione per porre una serie di quesiti che di politico hanno poco o nulla appositamente per screditare Claudio Camponovo e Sabrina Aldi, approfittando dell’immunità parlamentare». Fornara si dice inoltre certo che «qualcuno con accesso all’incarto penale abbia suggerito loro queste domande».

All’interrogazione è allegato però anche il rapporto Petrini, che mette in luce diversi eventuali comportamenti di Camponovo che sembrerebbero come minimo degni di verifica penale. A suo carico non è mai stato aperto alcun incarto però. Non teme che questo rapporto possa ora cambiare la sua posizione processuale? «Assolutamente no. Intanto, il rapporto è agli atti del procedimento da mesi ed è già stato oggetto di interrogatorio. Ci sono contenuti errati, che sono stati verificati. Inoltre, il rapporto di Petrini, che a quel tempo era avvocato oltre che amico di Alberti, da un punto di vista societario vale meno di zero». A differenza della revisione effettuata da Pkf e commissionata proprio da Camponovo, che però ha dato esito negativo: era tutto in regola.

«Questo – sostiene Fornara – perché alla società di revisione è stata fornita solo una parte dei documenti e delle informazioni, se avessero mostrato tutto l’esito sarebbe stato diverso. Tant’è che quando il commissario Ventura ricostruisce tutta la posizione contabile, accerta che già al 31.12.2023 la società era in una situazione di eccedenza di debiti». A tutela del proprio assistito, Fornara ricorda che sono stati proprio Camponovo e la granconsigliera a scoprire i problemi della società: «Sabrina Aldi è stata nominata direttrice amministrativa (nell’autunno del 2023, ndr) con l’incarico di tentare di salvare i contratti con le cliniche, in un momento nel quale si stavano spargendo le voci sulle difficoltà finanziarie di Hospita. Quando comincia a notare che ci sono delle irregolarità, ne parla con Camponovo, che a sua volta inizia a chiedere delle spiegazioni, che gli vengono sottaciute o date parzialmente o addirittura gli vengono fornite false informazioni. Camponovo aveva stabilito di lasciare circa la metà del proprio stipendio nella società affinché venissero pagate le proprie imposte e alcune altre spese personali. Ma rivolgendosi all’Ufficio esazione e condoni, scopre che da un anno e mezzo non venivano versati gli acconti delle imposte e altre irregolarità».

Sempre dal rapporto Petrini, in ogni caso, emergono altri elementi discutibili, come un contratto per Aldi con un tempo di disdetta molto maggiore rispetto a quello originario (sei mesi al posto di uno) saltato fuori proprio durante la seduta del Cda durante la quale è stato deciso il licenziamento della granconsigliera. «Quando Aldi, dopo aver scoperto le irregolarità, ha manifestato l’intenzione di andarsene presentando una lettera di dimissioni – spiega Fornara –, Camponovo le ha chiesto di rimanere. Lei, per farlo, ha chiesto come tutela un termine di disdetta più lungo. Nel frattempo l’azionista di maggioranza decide il licenziamento, ma Camponovo che a quel momento era amministratore unico (e quindi non doveva concordare il contratto con altri membri di Cda, ndr) aveva già sottoscritto un nuovo contratto con lei».

Sulle altre censure sollevate dal rapporto, Fornara rimanda al fatto che sono già state tutte prese in considerazione dalla pp Borelli, che non ha ritenuto di effettuare ulteriori accertamenti. Inchiesta che è ormai agli sgoccioli: a mancare sarebbe solo l’interrogatorio finale proprio di Alberti, e poi eventuali complementi d’inchiesta. Nei prossimi mesi la procuratrice dovrebbe firmare l’atto d’accusa, in attesa del rinvio a giudizio. Pendente è anche la richiesta di fallimento della Hospita Suisse Anesthesia Care Sa.

REAZIONE ALDI

‘Alcun conflitto di interesse e nessun pranzo a quattro’

«È un tentativo di dare un’informazione distorta di un procedimento in corso. Sono tesi già smentite da un’istruttoria, è una modalità scorretta. Che l’Mps si sia prestato a una cosa del genere, sorprende molto». Questa, in estrema sintesi, l’opinione della granconsigliera Sabrina Aldi su una vicenda che non la vede coinvolta nell’inchiesta – è stata sentita solo come testimone –, ma certamente ne è protagonista. «Tutto quel che è emerso in conferenza stampa è già tutto agli atti della Procura» sottolinea, da noi sentita, precisando che «è assolutamente falso che io avrei asportato della documentazione societaria».

Il ruolo di Aldi, direttrice amministrativa di Anesthesia Care per un breve periodo, è legato nella ricostruzione soprattutto al ruolo di ponte fra le varie cariche: oltre alla sua, a quella di Alberti nel Cda dell’Eoc e a quella del figlio del dottor Camponovo in magistratura. «Intanto, non c’è stato nessun pranzo a quattro al ristorante Orologio a Lugano, meno che meno un pranzo per discutere di una presunta ‘combine’. Alberti, per il Cda dell’Eoc, si era proposto diversi mesi prima e non c’erano ancora state le dimissioni della pp Pamela Pedretti. Di che ‘combine’ parliamo?» si chiede. La granconsigliera ribadisce inoltre che «non c’è stato alcun conflitto d’interessi» riguardo alla nomina di Alvaro Camponovo. «Non eleggo certo io da sola i magistrati». Ma l’aveva proposto lei. «Sì, a nome della Lega. Non avevamo una folta rosa di nomi dalla quale scegliere, e si trattava di un candidato il cui nome era emerso già un anno e mezzo prima e non l’avevo portato io come nome».

Altro dubbio instillato dall’interrogazione, il fatto che nel 2025 Aldi non abbia assunto – come da prassi, visto che era prima vicepresidente – la presidenza della Giustizia e diritti, come conseguenza di questa vicenda e dei malumori interni. «Non è così. Ho due figli piccoli, un lavoro impegnativo e anche quella è una commissione impegnativa, ultimamente sotto pressione. Inoltre, sono molto meno motivata nei confronti della politica rispetto a qualche anno fa. Ci sono situazioni che non mi piacciono in generale e anche nel partito sono cambiate diverse persone».

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