Condannati i quattro colpevoli della rapina di via Pelli a Lugano, due di loro sono anche stati espulsi
«È davvero preoccupante che sempre più sovente ci si debba ritrovare di fronte a giovani imputati che invece di trascorrere una bella serata all’insegna dell’allegria e della spensieratezza commettono fatti per i quali finiscono di fronte a una Corte. Dà parecchio su cui riflettere». Il preambolo della presidente della Corte delle Assise criminali di Lugano Monica Sartori-Lombardi ben riassume il caso che i giudici si sono trovati ad analizzare. Quattro ragazzi – tre poco più che maggiorenni e uno sui 25 anni, al momento dei fatti – che praticamente di punto in bianco durante le vacanze di Natale 2024-25 hanno commesso una rapina ai danni di due coetanei in centro a Lugano.
La Corte li ha condannati tutti a sette mesi sospesi condizionalmente per due anni, eccezion fatta per il 25enne che dovrà invece scontare interamente ventidue mesi di carcere, non solo per aver commesso un maggior numero di reati, ma anche per il fatto che è recidivo. La rapina, infatti, l’ha compiuta mentre stava scontando in periodo di prova una precedente condanna del 2022, pertanto gli è stata revocata la condizionale. Essendo nato e cresciuto in Svizzera, pur essendo italiano, gli è stato riconosciuto il caso di rigore. Discorso diverso invece per altri due imputati, entrambi ventenni italiani, che sono stati espulsi, sebbene uno dei due risieda in Svizzera. Il discorso dell’espulsione non ha invece riguardato l’unica ragazza della ‘banda’, essendo svizzera.
I quattro sono stati dunque condannati sia in virtù delle ammissioni in particolare del 25enne, sia grazie alla videosorveglianza, per un fatto che la giudice ha ribadito che «non può né deve essere liquidato come una semplice bravata. Con il loro modo di ‘fare serata’ hanno leso il senso di sicurezza. Hanno dimostrato una totale assenza di scrupoli, aggredendo dei giovani all’improvviso, da tergo, in pieno centro, senza un motivo se non quello egoistico di fare soldi. Il fatto che i soldi siano stati pochi, è dovuto solo alla casualità». In virtù del principio in dubio pro reo, e del fatto che «sebbene con versioni differenti e talvolta poco credibili» tutti abbiano negato che vi fosse intenzione di commettere una rapina, un precedente episodio capitato lo stesso giorno in pensilina, che secondo il procuratore pubblico Pablo Fäh avrebbe configurato il reato di tentata rapina, non è stato ritenuto tale. Nulla da fare invece per la giovane e uno dei due coetanei che hanno contestato la correità nella rapina: «Erano ben consapevoli che quella sera avrebbero derubato delle persone», ha precisato la giudice.