Luganese

Parco Lanchetta, i Verdi: ‘Fanno il deserto, lo chiamano giardino’

Un'interrogazione ecologista al Municipio di Lugano mette in evidenza le criticità - dall'assenza di alberi al suolo cementificato - dello spazio verde

Sta già facendo discutere
(Ti-Press)
30 giugno 2025
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“Dove fanno il deserto, lo chiamano giardino”. È con queste parole che i Verdi di Lugano criticano la riqualifica del parco Lanchetta a Cassarate, in corso da qualche mese e ormai quasi terminata. In un’interrogazione al Municipio – primo firmatario: il capogruppo Danilo Baratti – presentata il 28 giugno, il gruppo chiede spiegazioni riguardo all’aspetto del parco, a quelle che ritiene delle promesse non mantenute da parte dell’Esecutivo e in generale all’inadeguatezza del rinnovato spazio verde nel contesto del surriscaldamento globale.

Non alberi, ma ombrelloni metallici

Le perplessità riguardano principalmente l’assenza di soluzioni ecologicamente sostenibili che vengono implementate nel contesto delle riqualifiche urbane. Queste ultime esistono, sottolineano i Verdi, sono state promesse dal Municipio, eppure rimangono a oggi inesistenti. Pur essendo uno dei pochi accessi diretti e gratuiti al lago, il parco Lanchetta presenta oggi alcune importanti criticità. Tra queste: l’assenza di alberi ad alto fusto che avrebbero potuto garantire un’ombra naturale e al loro posto invece degli ‘ombrelloni’ metallici che non attenuano la calura; il fatto che il suolo sia stato in larga parte cementificato o ricoperto di sabbia e ghiaia impedendo così la crescita di una vegetazione significativa; l’assenza di lavori che avessero potuto favorire la biodiversità; infine, l’unica zona in ombra che si trova dietro allo stabile è occupata da un parcheggio, sebbene il Legislativo avesse chiesto di demolirlo.

‘Un’estetica da riviera turistica’

Eppure, evidenziano gli ecologisti, il Municipio ha definito il parco “un’oasi di biodiversità tutta da vivere”. “Una visione idilliaca – si legge nell’atto parlamentare – che non corrisponde tuttavia alla realtà”, a causa dei motivi sopracitati. L’impressione è piuttosto che si sia voluta creare “un’estetica da riviera turistica”, piuttosto che operare una vera riflessione e una conseguente attuazione riguardo a soluzioni per contrastare il calore urbano, creando come promesso una convergenza tra spazi urbano e natura. Infatti, ci si interroga sui fruitori ai quali è rivolto il parco. In breve, non si tratterebbe né di un servizio rivolto alla collettività, né di uno spazio aggregativo, di condivisione e comunicazione, anche intergenerazionale.

Concretamente, in una decina di domande, i Verdi chiedono dunque: un chiarimento riguardo alla cementificazione di zone esplicitamente dichiarate dal Consiglio comunale “da naturalizzare”; la mancata presa in considerazione di misure a minor impatto ambientale nel rispetto di una mozione per la riqualifica del parco, nella quale si chiedeva di eliminare l’asfalto per favorire la biodiversità, rimuovere il parcheggio, separare il parco dalla zona adiacente, creare zone d’ombra e d’accesso all’acqua. Da ultimo, si domanda come si intende rimediare a quelli che sono ritenuti degli errori, quali politiche si vogliono portare avanti per valorizzare gli spazi verdi pubblici in città e come si giustifica l’intervento a Cassarate con gli obbiettivi dell’agenda #luganosostenibile.