Luganese

Sì unanime a Lugano sul campus Matrix all’ex Macello

Ma non sono mancate le frecciatine sull’esperienza del Molino, terminata in modo controverso nel 2021. Luce verde ai 27 milioni per il nodo intermodale

In sintesi:
  • Approvata la variante che permetterà di riqualificare l’area che ospitava (anche) il centro sociale
  • Pesa ancora il sequestro delle macerie. Ma non solo, Foletti: ‘Se i proprietari (gli autonomi, ndr) non prendono i propri oggetti lì depositati, non si va avanti’
  • Appello alle Ffs affinché si attivino sulla questione campus Supsi alla stazione
Dopo le macerie
(Studio Durish+Nolli Architetti Sagl)
1 luglio 2025
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È passato all’unanimità, ma non senza frecciatine, il messaggio con la variante di Piano regolatore (Pr) necessaria per la riqualifica dell’ex Macello. Un tassello fondamentale per arrivare al Campus Matrix, il progetto dello studio Durisch+Nolli Architetti Sagl che ha vinto nel 2020 il concorso d’architettura indetto l’anno precedente, dopo che il Legislativo ha approvato il relativo credito dando il via libera all’iniziativa del Municipio: trasformare il comparto in ‘cittadella della cultura’. Concretamente, l’area verrebbe trasformata in un luogo di aggregazione con contenuti sociali e culturali. Fra questi: spazi per il coworking, area espositiva, centro eventi, ristorante e caffetteria, alloggi temporanei per studenti e docenti e altro ancora.

Contenuti concordati con le realtà accademiche, Usi in primis, e che parzialmente ricordano le attività portate avanti per vent’anni dal Centro sociale autogestito Il Molino, che ha avuto sede nello stabile più a sud del complesso, l’unico che non era bene cantonale protetto. Esperienza poi conclusa fra tensioni e polemiche con la controversa demolizione dell’edificio nel 2021. Un atto per il quale è ancora pendente un’inchiesta penale condotta dal procuratore generale Andrea Pagani e che ha avuto come conseguenza, a seguito della denuncia dei Verdi, il sequestro del materiale demolito. Finché quest’ultimo non verrà dissequestrato, dunque, l’iter non potrà procedere.

E proprio l’esperienza del Molino ha aleggiato in aula durante la discussione. «Ho firmato il rapporto con riserva – ha detto per esempio Cristiano Canuti (Sinistra) –, quale invito a tutti gli attori coinvolti, Magistratura compresa, ad agire nell’interesse pubblico, con l’augurio che ciascuno si assuma le proprie responsabilità». «Alla Città non andavano bene i molinari – ha rincarato la correlatrice della Pianificazione Carola Barchi (Plr) –, ora dimostri di saper fare di meglio. Il comparto è prioritario per lo sviluppo di Lugano, ma è urgente realizzare il progetto prima che la variante diventi obsoleta e la struttura si trasformi in un rudere. Il Municipio deve fissare delle priorità e procedere eventualmente per gradi». «Indipendentemente dai sequestri – la replica del sindaco Michele Foletti –, non si può procedere finché i proprietari (gli autonomi, ndr) degli oggetti che si trovano lì non li riprendono. L’ex Macello è il nostro polmone per lo sviluppo dell’Usi e stiamo già discutendo il diritto di superficie con la Fondazione (dell’Usi, ndr) che gestirà lo stabile residenziale con gli alloggi. Dobbiamo però essere tutti concordi, non solo in politica, nell’andare avanti».

E mentre alcuni, come Federica Colombo Mattei (Centro), hanno sottolineato «i tempi biblici, non vedremo l’opera finita prima del 2032», il correlatore Dario Petrini (Avanti) si è detto invece «un po’ preoccupato per l’aspetto finanziario». Matrix, c’è da scommettere, costerà verosimilmente ben più dei circa 26,5 milioni di franchi – più o meno equamente divisi tra costo delle nuove costruzioni e ammodernamento di quelle esistenti –, in quanto la cifra è stata stimata prima del Covid, della guerra in Ucraina e del rincaro generalizzato delle materie prime.

E sui 27 milioni è stato anche l’unico credito della seduta: la quota parte della Città – il totale è di 88 milioni circa e il Gran Consiglio ha già approvato la propria parte – alla prossima tappa dei lavori di sistemazione del comparto Besso, inseriti nel progetto StazLu1. In particolare, ci si riferisce alla realizzazione del nodo intermodale al piazzale ex Pestalozzi, che servirà bus urbani e regionali. La sistemazione toccherà diverse strade (le vie Besso, Sorengo, Manzoni e Basilea) e sarà anche costruita una nuova rotonda – che servirà non solo il sottopasso esistente, ma anche quello nuovo in zona Genzana, creando idealmente un anello –; della fase fa parte inoltre anche un autosilo sotterraneo. L’inizio dei lavori è previsto entro la fine dell’anno e dovrebbero durare sei-sette anni, con messa in esercizio del nuovo interscambio verso metà 2032. Il messaggio è stato accolto da tutti (40 sì), Lega esclusa (10 no), in quanto «il numero di posteggi (142, ndr) è insufficiente – ha spiegato Andrea Censi –. Il nostro è un monito al Municipio (assente quasi in corpore mentre il consigliere stava parlando, ndr), che non si è opposto in alcun modo alla decisione imposta dal Cantone, mentre la volontà del Cc era di averne ben di più».

«La questione dei posteggi – ha poi risposto il sindaco, bacchettando quasi i suoi – è la dimostrazione che l’autonomia comunale non esiste, soprattutto in ambito pianificatorio». A far discutere, è la scarsa propensione sin qui dimostrata dalle Ffs a dialogare sulla concessione del terreno a nord della Stazione Ffs, dove dovrebbe sorgere un grande campus Supsi. «Il voto di stasera deve essere un segnale forte: vogliamo un insediamento della Supsi» ha detto a tal proposto la relatrice della Gestione Natalia Ferrara (Plr). «È importante velocizzare – ha ribadito la municipale Karin Valenzano Rossi, titolare del dossier –, lo dobbiamo a un quartiere che è pesantemente sotto pressione a causa dei cantieri».

Un po’ di discussione non è mancata poi sulla variante di Pr relativa all’ex casa anziani Castagneto di Castagnola, dismessa dal 2021. La maggioranza (36 sì, 8 no e 3 astenuti) ha accolto il messaggio allineandosi al rapporto di maggioranza, per permettere il passaggio da una zona a scopo pubblico a zona residenziale e consentire una futura vendita. Una minoranza chiedeva invece di inserire la concessione di un diritto di superficie a terzi, destinando i contenuti all’interesse pubblico e in particolare alla popolazione anziana. «Ci sarà margine per discuterne – ha sottolineato il relatore di maggioranza Siro Mazzuchelli (Udc) –. Nel quartiere non c’è l’esigenza di spazi pubblici tale da mantenere i vincoli attuali e ci sarà comunque la possibilità di sviluppare alloggi per anziani». «Andare in questa direzione è affrettato – ha detto Canuti, che come diversi altri interventi ha sottolineato che il Municipio avrebbe dovuto presentare entro il 30 giugno la lista degli immobili da vendere –, votare un cambio di destinazione senza aver deciso cosa farci non ha molto senso e pure la Commissione di quartiere ha detto che vorrebbe continuare a utilizzare a lo stabile per scopi pubblici». «Questo bene non sarà nella lista dei beni da vendere» ha chiarito, prima del voto, il capodicastero Finanze Marco Chiesa.